Ormai è diventata un'abitudine. Ti tagliano a fette la moglie, i figli, i genitori, gli zii, i cugini e pure il gatto, e non passano nemmeno 10 minuti che un giornalista ti rivolge la fatale domanda: "Perdona?"
Ho controllato, succede soltanto in Italia. Negli altri paesi non si pongono nemmeno il problema. E' una questione privata, a parte il fatto che negli altri paesi la gente non si vergogna a parlare di vendetta.
La vendetta, ossia restituire con gli interessi il male che si è ricevuto, fa parte della natura umana. Molti libri e film di successo sono fondati sull'idea della vendetta. Basti pensare al "Conte di Montecristo", oppure ai "Fratelli Karamazov". I "Promessi Sposi", un romanzaccio balordo in cui la vendetta è opera della natura, ha successo (o meglio, è subito) soltanto in Italia perché è imposto nelle scuole dai preti. Chi accetta un romanzo dove il cattivo muore perché, mentre va a spasso, gli cade in testa un metaforico vaso di gerani? La gente vuole che il buono si vendichi con i suoi mezzi.
Tutto lo sport è un'apologia della vendetta. Chi incassa un gol vuole marcarne uno a sua volta e magari due, chi perde giura che la prossima volta vincerà. Nel catch la cosa è ancora più evidente: Il buono prende botte da orbi e sembra spacciato, ma poi ricupera e restituisce colpo su colpo, facendo polpette del cattivo. E il pubblico si identifica con lui, perché tutti vorrebbero fare altrettanto nella vita.
Non c'è niente di più ipocrita della concezione cristiana del perdono. Perché i cristiani danno stupidamente per scontato che il perdono dipenda da noi, e ovviamente alla domanda "perdona?" il buon cattolico è obbligato a rispondere "si''" per non essere considerato un miscredente. Chi risponde di no, come il padre di Tommy, ha quasi l'aria di chiedere scusa. Ecco a che punto si è arrivati dopo secoli di lavaggio del cervello.
Non occorre scomodare Freud per capire che il perdono non dipende da noi. Perché il perdono dipende dall'oblio. Finché non si è dimenticato, non si puo' perdonare, anche se i cattolici fingono di farlo per accontentare la propria coscienza e il confessore. E spesso chi finge di perdonare è un accanito sostenitore della pena di morte, ossia la vendetta che, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra in forma sublimata e socialmente accettabile.
In ogni caso la memoria è più lunga di quanto crediamo, e siccome non si puo' dimenticare a comando, non si puo' perdonare a comando.
Dragor
In risposta al tuo commento sul mio blog.
Adel Smith non è molto rappresentativo dei musulmani in Italia. A detta di molti musulmani che conosco, è giudicato un personaggio discutibile in cerca di popolarità. Naturalmente i media lo trovano molto adatto per far notizia.
Tuttavia, non è rappresentativo.
Saluti
Scritto da: Biz | 18/04/06 a 00:49
Perdonare equivale a sublimare, atto di per sé tanto nobile quanto raro. Poiché però la sublimazione è, più spesso, soltanto una rimozione ben riuscita, completando il sillogismo il perdono è la conseguenza di una rimozione. In altre parole, si condona una colpa quando si raggiunge l'indifferenza nei confronti di chi l'ha commessa. Quando non ce ne frega più niente, insomma.
Scritto da: Pim | 21/04/06 a 18:41
Definire "romanzaccio" i Promessi Sposi è segno tangibile della tua ignoranza e arroganza. quindi non vale la pena andare oltre.
Scritto da: stefano | 11/01/07 a 13:55
Caro Stefano,
ho fatto di peggio. Prova a leggere qui!
http://dragor.blog.lastampa.it/journal_intime/2006/06/perch_gli_nital.html
Ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 11/01/07 a 14:19
ciccino, prima di sparare commenti e critiche a destra e a manca!
il perdono cristiano non è affatto come lo intendi tu!
informati!
Scritto da: sara | 27/11/07 a 10:39