Immaginate di guidare una Toyota su una strada burundese. Siete partiti da Bujumbura e andate a Rutana, 150 chilometri da percorrere in quattro ore. La macchina traballa sulla terra rossa della strada, alla vostra sinistra si spalanca un abisso, alla vostra destra il fianco della montagna è coperto da piantagioni di caffè. Non si vede nessuno. La giornata è stupenda, la temperatura ideale, il paesaggio magnifico, la macchina perfetta. Ma un tratto...
BUMP! Che cos’è quel sussulto? Perché la macchina tira sulla destra? E perché procede a saltelli? Semplicissimo: avete forato.
Merde, non ci si può più fidare nemmeno dei Goodyear. A questo punto non vi resta che fermarvi e cambiare la ruota. Ovviamente pensate a un cambio stile Ferrari, sei secondi e via. Anzi, cinque, così batterete quei morti in piedi di meccanici. Accostate al ciglio della strada, scendete e avete la prima sorpresa. Perché quel luogo fino a poco prima deserto è diventato all’improvviso sovrappopolato.
Sono tutti intorno a voi. In prima fila ci sono i bambini che ridono con l’aria di trovarvi molto divertente, in seconda le donne vestite con pagne colorati e in equilibrio sulla testa cataste di legname che sfascerebbero un TIR, banane, zucche, secchi, borse, balle, stuoie, verdure, sedili, lamiere, vasi, polli. Sghignazzano anche loro, ma qualcuna si copre la bocca con la mano quando incrociate il suo sguardo. In terza fila ci sono gli uomini. Hanno l'aria di credersi a teatro.
Be’, cominciate lo spettacolo. Togliete dal portabagagli il cric, la chiave, i guanti e la ruota di scorta. Operazione Numero Uno: sollevare la macchina. Staccate il copricerchione con il cacciavite, poi mettete il cric in posizione nel punto indicato sulla carrozzeria e date qualche giro di manovella. A un tratto qualcuno vi tira un braccio.
- Fermo! Che cosa fai? - vi chiede.
Vi voltate e vedete un tizio lungo con un vecchio completo grigio.
- E allora?
- Non puoi sollevare la macchina su questo terreno. E’ troppo cedevole.
- Un accidente - brontolate dando un altro giro di manovella. - Guarda, sta su che è una me...
PLONF! Mentre state parlando, il cric sparisce nel terreno e la macchina ricade con un tonfo. Il gruppo ride.
- Ci vuole un sasso - sentenzia il lungo.
- Sembra di sì - convenite.
Non è un problema, visto che la strada è piena di sassi. Vi allontanate di qualche metro e prendete una larga pietra piatta.
Tornate presso la macchina, disseppellite il cric e mettete la pietra nel buco mente un altro tizio comincia a girare intorno alla macchina agitando le mani e borbottando. E’ decrepito, porta una giacca che gli arriva alle ginocchia e un cappello tirolese ornato da una piuma di gallo. Quanto ai calzoni, non sembrano al rendez-vous.
- Quella pietra non va bene - sentenzia il lungo.
- Va benissimo - replicate girando la manovella. - Guarda come si sol...
CRAC! La pietra si sbriciola e la macchina ricade con un tonfo. Nuova risata della folla.
- Ti occorre un sasso buono - dichiara il lungo. - Quella è ardesia vulcanica. Vedi quella montagna laggiù? E’ un antico vulcano. E’ a causa delle eruzioni, l’ultima delle quali avvenuta nel 1864, che la lava ha fertilizzato questa zona, classificata nel quadro del Piano Agricolo di Sviluppo della Provincia di Kitega 1987 al terzo posto per livello di produttività dietro la provincia di Muyinga e quella di...
- Il sasso buono? - lo interrompete.
- Il sasso buono - ripete il lungo in kirundi a un tizio corto che passa l’ordine a un ragazzo che lo passa ai bambini che partono come razzi. Dopo una decina di minuti il sasso è ai vostri piedi.
- Granito rosa, pre-esistente all’ardesia - spiega il lungo. - La cava è stata sfruttata fino a due anni fa dalla Sodebu, una società a capitale misto belgo-burundese che...
Finalmente riuscite a sollevare la macchina, quindi prendete la chiave e allentate i bulloni. A questo punto la ruota è libera e la tirate per toglierla dal perno.
- Guarda che pesa - vi avvisa il lungo.
Lo sapete benissimo. Infatti vi è caduta sui piedi.
- Un po’ di birra? - vi domanda una donna offrendovi una zucca piena di un liquido scuro.
- Mujungu, dai dieci franchi? - vi domanda un bambino tirandovi la camicia.
- Devi accettare - dice il lungo con aria paterna. - Non puoi rifiutare. All’ospite si offre sempre la birra.
- D’accordo - vi arrendete, pur avendo sempre detestato la birra di sorgo. Vi mettete la canna in bocca, succhiate un sorso e lo sputate all’istante mentre tutti crepano dal ridere. - Ma che cos’è questa roba? Spremuta di rospo?
- Meglio ancora, birra di foglie di patate dolci - annuncia la tizia trionfante.
- Mujungu, mi dai dieci franchi? - chiede il bambino.
Prendete la ruota di scorta, la montate sull’asse e avvitate il primo bullone.
- Non si fa così - dichiara il lungo. - Devi avvitarlo leggermente. Perché, se lo avviti completamente, la ruota va...
- Mujungu, dieci franchi - ripete il bambino.
- No, deve avvitarlo del tutto - ribatte il corto. - Altrimenti...
- Ti dico che deve avvitarlo leggermente - replica il lungo agitando il dito. - Perché nel quadro del montaggio delle ruote di ricambio bisogna tenere conto dell’incidenza della pressione del bullone sull’inclinazione della ruota rispetto all’asse sul quale...
- Mujungu - insiste il bambino.
Nel frattempo terminate di avvitare i bulloni e ricalate la macchina sul terreno. E’ passata più di un’ora ma ce l’avete fatta. A questo punto il vecchio che girava intorno alla macchina si avvicina e vi dice qualcosa in kirundi.
- Che cos’ha detto? - chiedete al lungo.
- Ha detto che ha pregato Imana di aiutarti a montare la ruota. E’ merito suo se è andato tutto bene.
- No, davvero?
- E ha detto anche che devi dargli 200 franchi, altrimenti Imana si arrabbia.
Quel sorcier non vi ricorda nessuno?
Dragor
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