La sua fama finisce a Ventimiglia. A Menton, ni vu ni connu. Porté disparu. Aux abonnés absents. Ecco come Nice-Matin ha annunciato la sua scomparsa in un trafiletto sulla pagina internazionale: “A Milano (Nord) è morto Indro Montanelli, un giornalista conosciuto per le sue tendenze fasciste.”
Eppure sembra che alcune generazioni d’italiani lo abbiano considerato il loro guru. Sembra che, per alcune generazioni, il suo punto di vista sia stato imprescindibile. Che la gente non potesse nemmeno pensare senz’avere conosciuto l’opinione di Montanelli.
Il Corriere della Sera, l’ultimo giornale a ospitare i suoi scritti, ha continuato per qualche tempo a pubblicarli dopo la sua morte, con una riduzione progressiva delle dosi. Come se i suoi lettori fossero Montanelli-dipendenti e dovessero venire disintossicati per gradi.
Com’è possibile che un tizio sostanzialmente senza opinioni potesse influenzare l’opinione? Il fenomeno è utile per capire la mentalità degli italiani, così pronti a innamorarsi di opinionisti la cui fama si ferma a Ventimiglia. Ho fatto un’indagine e scoperto il motivo.
Dal punto di vista politico, con qualche trascurabile distinguo, era sempre in sintonia con i padroni del momento. Fascista quando comandavano i fascisti, democristiano quando comandavano i democristiani, comunista quando comandavano i comunisti. Ma affermava di non avere padroni. Così seguiva la corrente fingendo di remare contro e faceva provare ai suoi lettori conformisti il brivido sublime dell’anticonformismo. In pratica gli vendeva la sedia sulla quale erano seduti, facendo credere che fosse una Ferrari.
Si dichiarava non credente ma chiedeva scusa ai lettori. Da quando in qua un libero pensatore si comporta in questo modo? E’ così che s’insegna la libertà di pensiero, che si esorta la gente a usare il cervello? Vi immaginate Voltaire, Nietzsche o Dragor che chiedono scusa ai lettori? No, casomai avrebbe dovuto pretendere le scuse dei lettori per essere credenti. Così si comporta un libero pensatore. Invece si scusava, segno che i bigotti gli premevano più delle sue idee. In effetti i bigotti lo seguivano in massa, anche perché speravano che un giorno si ravvedesse. Con il risultato che, quando è morto, tutti hanno giurato che si era ravveduto.
Il suo ideale femminile era una certa Wanda, maîtresse di un bordello, alla quale aveva perfino dedicato un romantico addio. E per sua ammissione, stravedeva anche per le pensionanti del bordello. A giudicare dai suoi scritti, sembra che gli altri amori della sua vita fossero secondari. Pur essendo stato sposato, da buon facho-macho (pare che da giovane avesse gasato degli etiopi) preferiva le puttane. Non per niente si era opposto alla chiusura delle case di piacere e sosteneva che andassero riaperte.
Adorava “If”, un’orrenda poesia del suo collega facho Rudyard Kipling. La citava ogni momento e non aveva mai imparato a usare il computer, preferendo scrivere a macchina come si faceva una volta. Segno di una patologica diffidenza nei confronti del progresso, come quella degli Amish che si ostinano a usare i cavalli e le lampade a petrolio al posto delle automobili e delle lampadine elettriche. Una diffidenza confermata dal fatto che imbottiva i suoi scritti di arcaiche espressioni toscane.
E questo sarebbe un giornalista? Nemmeno per sogno, era un pennivendolo che per un lettore in più avrebbe venduto non soltanto la penna, ma anche sua nonna. E' più facile trovare del buon senso in una patata che un'idea originale in tutti i suoi scritti. Volete la prova? Ho chiesto a 10 ex lettori di Montanelli quale sua frase li avesse colpiti di più. Nove mi hanno risposto "votare per la DC turandosi il naso", il decimo ha citato "If". Ammetterete che, come originalità, si possono lasciare tracce migliori.
Finché gli italiani si ostineranno a considerare dei personaggi simili come maestri di pensiero, non sapranno nemmeno che cosa significa pensare.
Dragor
Mi spiace dragor, ma devo dissentire. Montanelli è stato un grande giornalista. Si può discutere certamente sulle preferenze personali, o sull'entità della sua grandezza, ma non sul fatto che sia stato un grande giornalista. E non ne abbiamo avuti poi cosí tanti, dopo la Repubblica. È la sua scrittura, è il suo buon senso, è la sua integrità morale, o è l'apertura con cui ha educato altri giornalisti, alcuni enormi come Buzzati? È tutto questo insieme.
E non capisco nemmeno cosa possa dire su di lui un giornaletto o giornale francese o di qualsiasi altro Paese al mondo. Io lo sentivo parlare e lo leggevo, c'ero, e non vorrei delegare il mio giudizio ad altri.
PS: E poi, tu conosci di fama qualche grande giornalista straniero?
Scritto da: Filippo | 13/07/06 a 13:57
Caro Filippo, l'ho letto. Il mio giudizio non è soltanto per sentito dire.
Buzzati lo conoscevo come scrittore. Come giornalista mi sembra che non abbia lasciato molte tracce.
André Glucksmann, Pierre Salinger, Noam Chomsky, per citarne solamente alcuni, sono opinion maker di fama mondiale, tradotti in decine di lingue. Non mi risulta che fosse il caso di Montanelli.
E adesso lo chiedo anche a te: qual è la frase di Montanelli che ti ha colpito di più?
Grazie, un caro saluto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/07/06 a 15:18
Mah, Salinger, sorry, non so chi sia. Glucksmann e Chomsky sono filosofi: chiunque può scrivere su un giornale (non in Italia, anyway :-(). E lo dici anche tu, d'altronde: non si traducono in decine di lingue i pezzi apparsi su un giornale. Si parlava di giornalisti, quelli che stanno li' e ti raccontano come va il mondo per filo e per segno. Non devono necessariamente avere opinioni che cambiano il mondo per farlo, né portare avanti la storia o lanciare un bello slogan.
Riguardo a Buzzati, è solo ora che si sente parlare solo dei suoi libri. Perché, come ti dicevo, i libri rimangono, i giornali no. All'epoca Buzzati cominciò a scrivere libri proprio perché scriveva al Corriere.
Scritto da: Filippo | 13/07/06 a 15:38
Caro Filippo, dobbiamo decidere se stiamo parlando di Montanelli come cronista o come opinionista. Come cronista probabilmente sapeva fare il suo mestiere, come opinionista ho qualche riserva.
A proposito di opinionisti, ben vengano i filosofi, visto che la filosofia è un valido strumento per capire la realtà. Ce ne sono anche in Italia (ovviamente iscritti all'albo...);)
Grazie, ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/07/06 a 19:47
Ciao Dragor! ù
Montanelli era un grande cronista, e su questo punto, a quanto pare sei d'accordo anche tu. Critichi il montanelli opinionista...dici che oltre ventimiglia nessuno lo conosce. E che vuol dire? A parte che parlare di Montanelli solo come opinionista è riduttivo, che vuol dire essere opinionista? è un mestiere? sembra di si, anzi è un mestiere che va sempre più di moda, ma è un mestiere che Montanelli ha fatto solo negli ultimi anni della sua professione. Lui resta soprattutto cronista, ovvero uno che raccontava quello che vedeva. E metteva sempre in chiaro che quello che scriveva era quello che aveva visto e capito. Non la realtà, ma il pezzo di realtà che aveva catturato.
Sul fatto che influenzasse l'opinione ho poi i miei dubbi. Faceva discutere, questo è certo, ma non veniva certo considerato il messia. _Tant'è vero che nel 94 disse che bisognava nuovamente turarsi il naso e votare centrosinistra. Vinse Berlusconi.
Chomsky, per amor di cronaca è un linguista, ed è opinion leader più all'estero che negli usa. e' un intelettuale da esportazione, in patria non è così considerato.
Poi è morto, e quindi è stato santificato, da tutti, da quelli che l'hanno amato e da quelli che l'hanno odiato. Ma questo è tipico dell'ipocrisia della nostra italia.
ciao ciao
spank
Scritto da: spank | 17/07/06 a 00:34
è morto montanelli, non Chomsky come lascio intendere nel commento di prima...
ariciao
spank
Scritto da: spank | 17/07/06 a 00:36
Caro Spank,
a fare i cronisti sono capaci tutti, basta saper scrivere e conoscere certi principi fondamentali. Ma è nell’interpretazione della cronaca che si vede la classe, la cultura e la personalità. E quando si trattava d’interpretare i fatti, Montanelli era un rappresentante del più bieco conformismo. Diceva al lettore quello che il lettore voleva sentirsi dire. Non per niente era l’idolo della maggioranza silenziosa, che lo considerava il suo guru. Non per niente, dopo la sua morte, il Corriere della Sera ha continuato per un periodo a pubblicare gli articoli con la sua ”opinione” in relazione ai fatti del giorno, come se fosse fondamentale. I giornalisti come lui non soltanto non stimolano il pensiero, ma addormentano il cervello. Niente di straordinario, lo fanno molti. Ma non vanno sopravvalutati.
Grazie, un caro saluto.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/07/06 a 09:58
Caro Dragor,
d'accordo: la prosa montanelliana non sarà greve di contenuti concettuali, ma forse proprio per questo piace, attira, diverte, affascina, conquista. E' brillante, scorrevole e un suo 'pezzo' vorremmo non finisse mai, proprio come i tuoi, malgrado l'eventuale disaccordo sui contenuti.
Ciao Tesea
Scritto da: Tesea | 04/08/06 a 15:01
Cara Tesea,
il tuo paragone di Dragor con Montanelli è molto lusinghiero (per Montanelli) :-)))
Grazie, un caro saluto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 04/08/06 a 16:24
Salve Dragor,
dalle tue parole emerge un certo disprezzo per Montanelli, per il suo lavoro, e devo premettere che rispetto la tua opinione. Volevo solo chiederti, se posso disturbarti, di citare un articolo, o un passo di Montanelli nel quale si puo' ravvisare la sua "patologica diffidenza nei confronti del progresso" ed il suo frequente uso di "arcaiche espressioni toscane". Te lo chiedo perche' interesserebbe anche a me leggere uno scritto di Montanelli contenente queste caratteristiche.
Andrea
Scritto da: Andrea | 28/10/07 a 08:48
Salve Dragor,
dalle tue parole emerge un certo disprezzo per Montanelli, per il suo lavoro, e devo premettere che rispetto la tua opinione. Volevo solo chiederti, se posso disturbarti, di citare un articolo, o un passo di Montanelli nel quale si puo' ravvisare la sua "patologica diffidenza nei confronti del progresso" ed il suo frequente uso di "arcaiche espressioni toscane". Te lo chiedo perche' interesserebbe anche a me leggere uno scritto di Montanelli contenente queste caratteristiche.
Andrea
Scritto da: Andrea | 28/10/07 a 08:49
Salve Dragor,
dalle tue parole emerge un certo disprezzo per Montanelli, per il suo lavoro, e devo premettere che rispetto la tua opinione. Volevo solo chiederti, se posso disturbarti, di citare un articolo, o un passo di Montanelli nel quale si puo' ravvisare la sua "patologica diffidenza nei confronti del progresso" ed il suo frequente uso di "arcaiche espressioni toscane". Te lo chiedo perche' interesserebbe anche a me leggere uno scritto di Montanelli contenente queste caratteristiche.
Andrea
Scritto da: Andrea | 28/10/07 a 08:51
Caro Andrea, si rifiutava di usare il computer e utilizzava espressioni come "bischero".
Ciao, a presto
dragor(journal intime)
Scritto da: dragor | 28/10/07 a 09:17
Ciao Dragor,
perdonami qualora ti avessi frainteso, ma davvero il tuo giudizio sull'atteggiamento di Montanelli verso il progresso si basa su 2 fattori: a) che non usava il pc; b) che usava il termine "Bischero"?
Cioe', bastano questi due elementi per "provare" che Montanelli aveva una "patologica diffidenza nei confronti del progresso", "confermata" dal fatto che usava la "parola arcaica" "bischero"?
Ti chiedo il chiarimento perche' forse ho capito male io.
Grazie per la risposta e a presto
Andrea
Scritto da: Andrea | 28/10/07 a 19:41
Scusami Dragor,
ma quasi dimenticavo. Nel mio primo messaggio ti chiedevo se potevi indicarmi qualche scritto di Montanelli che fosse "imbottito di arcaiche espressioni". Vorrei leggerlo, cosi', per curiosita'.
Grazie e a presto
Andrea
Scritto da: Andrea | 28/10/07 a 19:46
Caro Andrea, per un giornalista, il rifiuto del PC significa il rifiuto del progresso. Significa complicare molto il lavoro redazionale. Poi rifiutava anche l'automobile. Se non è un comportamento da Hamish, ci manca poco.
"Bischero" è la prima espressione che mi è venuta in mente, perché la usava spesso per squalificare la gente che non gli andava a genio. Comunque raccolgo la sfida. Cerchero' uno dei suoi scritti e te lo tradurro' in italiano...
Resta in linea :-)
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 28/10/07 a 20:08
Ciao Dragor,
grazie per la risposta. Ma non ti preoccupare per la traduzione in italiano di uno dei suoi scritti "imbottiti di espressioni arcaiche", basta semplicemente che mi indichi 1 o 2 titoli. Poi li giudichero' da me. Non vorrei di certo disturbarti piu' del dovuto. (Appatto che tu non voglia tradurre in italiano gli scritti francesi di Montanelli, che non ho mai letto, e che potrebbero indicare la sua "patologica diffidenza nei confronti del progresso".) La mia, comunque, era e resta semplicemente una curiosita' poiche' ho una opinione diametralmente opposta alla tua, che tuttavia rispetto. Una curiosita' rinforzata dal fatto che ho letto una ventina di libri di Montanelli, un centinaio diei suoi Controcorrente, e svariati articoli, nei quali, forse perche' mi manca un po' di perspicacia letteraria, non ho mai ravvisato questa sua "diffidenza verso il progresso".
Questo mi incuriosisce. Vorrei sapere in quali scritti (libri, articoli, saggi, ritratti) di Montanelli hai avvertito questa diffidenza verso il progresso. Davvero, bastano i titoli.
Grazie e a presto
Andrea
Scritto da: Andrea | 30/10/07 a 00:31
Caro Andrea, non mi risulta che Montanelli si sia scagliato contro il progresso nei suoi scritti. Ma un giornalista che rifiuta il computer è come un viaggiatore che rifiuta la ruota.
Quanto ai titoli degli articoli "imbottiti di espressioni arcaiche", non te li posso indicare perché questa osservazione riguarda praticamente tutto quello che ha scritto. Ti do un esempio con poche righe tratte da una sua risposta a un lettore.
"In questa nostra lingua italiana non si finisce mai di spiegarci: c’è sempre bisogno, poi, di spiegare cosa si è spiegato. Non è, caro Fabio, colpa tua. Ma forse nemmeno colpa mia. Vediamo dunque di capirci prendendola da un altro verso. Mi pare che ne valga la pena perché non è frequente trovare uno studente di liceo (e per di più scientifico) che sa in che anno, in Italia, cadde la Destra, e che s’interessa a queste cose."
OSSERVAZIONI
1) "In questa nostra": pleonasmo, appesantisce il testo. 2) "Spiegarci": poco chiaro. 3) "C’è sempre bisogno, poi,": Troppe virgole, rendono difficile la lettura e la comprensione del testo. Inoltre i due punti alla fine della frase sono ingiustificati. 4) «Cosa» da solo è sconsigliato. Meglio «che cosa» o «quello che». Comunque si poteva usare un sostantivo per evitare la perifrasi. 5)"Non è, caro Fabio,": due virgole in una frase cosi’ breve sono troppe, il periodo procede a singhiozzo. 6) "Colpa mia": ripetizione che si poteva facilmente evitare rendendo la frase più lineare. 7) "Vediamo dunque": suona antiquato 8) Prendendo che cosa? 9)"Da un altro verso": forma antiquata 10)"Non è frequente": forma farraginosa, poco scorrevole. 11) "Sa": Preferibile il congiuntivo 12) Mai scrivere due «che» di seguito con significati diversi 13) "Cadde": il passato remoto è antiquato, meglio il passato prossimo. 14)"S'interessa": consigliabile il congiuntivo 15) "A": Meglio «di».
I5 osservazioni in poche righe. Ed ecco la traduzione in italiano:
Nella lingua italiana passiamo così tanto tempo a spiegare che poi dobbiamo spiegare la spiegazione. Non è colpa tua, caro Fabio, e forse nemmeno mia. Per capirci meglio, proviamo a considerare la situazione da un altro punto di vista. Mi pare che ne valga la pena, perché non succede spesso di trovare uno studente di liceo (e per di più scientifico) che sappia in quale anno è caduta la Destra in Italia e che s’interessi di queste cose.
Ciao, torna a farmi visita
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 30/10/07 a 17:40
Ciao Dragor,
grazie per il chiarimento e per la risposta. Riguardo la "traduzione", nonostante le "formalmente ineccepibili" osservazioni che hai fornito, vorrei chiederti, se non e' davvero troppo, il link al testo. Qualora invece fosse cartaceo, la data e il titolo del giornale, perche' davvero mi pare che questo scritto/passaggio mi sia sfuggito.
Grazie ancora e a presto
Andrea
Scritto da: Andrea | 30/10/07 a 18:18
Caro Andrea, ecco qui. Dragor non bara mai! :-)
http://www.corriere.it/solferino/montanelli/01-05-18/01.spm
Ciao, torna a trovarmi
dragor(journal intime)
Scritto da: dragor | 30/10/07 a 19:40
Ciao Dragor,
per carita', non ho mai messo in dubbio la tua onesta', neanche per un minuto. E grazie per il contributo. In effetti, quella lettera di Montanelli non l'avevo letta prima d'ora.
Adesso, pero', ho capito la cosa piu' importante. Ed era tra l'altro quella che piu' mi interessava. Fra le nostre opinioni, diametralmente opposte ma con rispetto, la diversita' non consiste in due diversi punti di vista o due diversi gusti letterari, ammesso che il mio lo sia, ma in un diverso metodo di giungervi.
Torno a ripetere, rispetto la tua opinione, ma credo che il metodo da te adottato per giungervi non sia necessariamente il migliore; e per migliore intendo quello che conferisce poi alla tua opinione maggiore validita' e forza persuasiva.
Mi spiego. Ma prima perdonami se mi dilunghero' un attimino, poiche' non voglio ritirarmi da questo piacevole e civilissimo scambio di idee senza spiegarmi chiaramente.
Scritto da: Andrea | 30/10/07 a 22:24
Da quel che ho capito, e non pretendo di averci beccato infallibilmente in pieno, il metodo da te usato per dare dei giudizi generali sul lavoro di uno scrittore - cioe', in definitiva, delle sentenze - si basa su due supposizioni.
La prima e' che da un'analisi piuttosto cavillosa di passaggi o parti di scritti, ovvero di parti del tutto, si possa poi giungere ad un'analisi imparziale e approssimativamente veritiera dell'opera complessiva di uno scrittore; e da questa poi ad una valutazione dello scrittore in se’. Le osservazioni grammaticali / sintattiche che hai operato su quel passaggio di Montanelli, nonostante siano formalmente ineccepibili, si possono muovere contro qualsiasi scrittore, da Dante a Hemingway. E perche’ si possono muovere contro tutti, da Dante a Hemingway? Perche’, e dovremmo essere d'accordo almeno su questo, non esistono al mondo scrittori perfetti. Obiezioni grammaticali / sintattiche si possono muovere contro tutti gli scrittori, e queste, seppur fondate, non sono sufficienti a dimostrare la validita’ di valutazioni complessive espresse sul loro lavoro di scrittore.
Non solo,
Scritto da: andrea | 30/10/07 a 22:30
Caro Andrea, potremo tornare sull'argomento con comodo. Domani pubblichero' un post riprendendo questo esempio. Ti aspetto!
Good night
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 30/10/07 a 22:31
il passaggio da te scelto e analizzato non e’, a mio avviso, un esempio di scritto “imbottito di espressioni arcaiche”. Se cosi’ fosse non si capirebbe, e invece quel passaggio di Montanelli, persino alla luce delle tue obiezioni, e’ comunque scritto in un linguaggio comprensibile, non perfettamente scorrevole certo, ma accessibile e corrente.
La seconda supposizione e’ che dalle scelte di vita o le preferenze personali di uno scrittore si possa poi desumere il suo pensiero e valutarlo in base a queste. Sostenere che Montanelli avesse una “"patologica diffidenza nei confronti del progresso" perche’ “rifiutava il pc e anche l’automobile” mi sembra una tesi debole. Io per esempio preferisco la bicicletta all’automobile perche’ sono sensibile alle istanze ecologiche del nostro tempo, ma non per questo mi ritengo un regressista. Preferisco scrivere le lettere di Natale a mano, invece che per email, perche’ scriverle a mano mi sembra piu’ genuino, colorito e meno automatico. Ma questa non e’ mica la prova di una diffidenza complessiva verso il progresso. Insomma, come si puo’ sentenziare che una persona, complessivamente, ha una patologica – termine che ha un significato ben preciso – diffidenza verso il progresso citando solo 2 esempi, peraltro discutibili, senza contestualizzarli?
Scritto da: andrea | 30/10/07 a 22:33
Per riassumere, il metodo col quale compi le tue “indagini” – termine da te usate all’inizio del tuo articolo – e attraverso il quale giugni alle tue conclusioni si basa su due supposizioni: che dall’analisi di alcune parti si possa capire il tutto, e che nell’analisi si possa fare a meno di contestualizzare le “prove”, valutandole cosi’ solo in superificie. Un metodo che mi risulta superato, ma potrei sbagliare. L’unica cosa certa e’ che con questo metodo d’indagine il pubblico ministero non te lo fanno fare.
Comunque Dragor, grazie davvero per questo civile e piacevole scambio di idee. Volevo capire come giungessi alle tue conclusioni ed ora l’ho capito. Il metodo che usi, dal mio punto di vista, ha il doppio difetto di essere sommario e cavilloso, e di esserlo insieme. Ma questo e’ solo il mio punto di vista. Grazie per il tuo tempo, per le tue risposte e per le tue opinioni. Ma onestamente, preferisco tenermi le mie.
A presto
Andrea
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Caro Andrea, anch'io preferisco la bicicletta, ma qui si parla di lavoro. Rifiutare uno strumento che permette anche ai tuoi collaboratori di faticare di meno mi sembra una patologica ostilità al progresso. Sai com'è faticoso fare l'editing a mano? In una dinamica di gruppo aziendale, sarebbe vista come una disfunzione.
Il mio metodo non è sommario e cavilloso. Nel mio post di domani cerchero'di spiegare perché. Ri-good night
dragor (journal intime)
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Scusa Dragor,
vorrai perdonare la lunghezza del pezzo - non me ne ero accorto davvero - e 2 errori di battitura: a) "usato" invece di "usate" nella frase "indagini: termine da te usate", e; b) "giungi" invece di "giugni" nella frase "attraverso il quale giugni".
Solo per fare chiarezza
Aurevoir
Andrea
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Ciao Dragor,
nei mass media a mezzo stampa, gli investimenti aziendali - in tecnologie, attrezzature etc - non li puo' ordinare un direttore di giornale. Li ordina l'editore. Ai primi tempi del pc in Italia - inizio anni 80 - l'editore di Montanelli era Berlusconi. Spettava a lui firmare l'assegno, non al direttore, che in linea di principio aziendale non puo' proprio. E' curioso notare che appena Montanelli diede le dimissioni da direttore, nel '94, Berlusconi mise a suo posto Feltri e fu generoso nell'elargire fondi per investimenti al giornale. Cosi', d'improvviso.
Poi Montanelli preferiva la macchina da scrivere per se', e non credo che fosse il tipo da imporla agli altri contro la loro volonta'. E' interessante ricordare che quasi tutti i suoi redattori lo seguirono a "La Voce" quando lascio' il Giornale, perfino a vedersi ridotto lo stipendio. Se Montanelli fosse stato davvero cosi' maligno e cocciuto da imporre a tutti le preferenze sue, lo avrebbero davvero seguito en masse, e a condizioni peggiori?
Ma queste sono quisquilie, piccolezze. Mi aspetto, anzi mi auguro una tua risposta sulle questioni importanti.
A presto
Andrea
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Scusa, ti rispondo sul tuo commento perché sul blog non appaiono più i nuovi commenti. Rendez-vous a domani, ci sottoporremo al giudizio dei lettori. Vox populi... :-)
Bonne nuit
dragor (journal intime)
Scritto da: andrea | 30/10/07 a 22:36
Ciao Dragor,
per carita', non ho mai messo in dubbio la tua onesta', neanche per un minuto. E grazie per il contributo. In effetti, quella lettera di Montanelli non l'avevo letta prima d'ora.
Adesso, pero', ho capito la cosa piu' importante. Ed era tra l'altro quella che piu' mi interessava. Fra le nostre opinioni, diametralmente opposte ma con rispetto, la diversita' non consiste in due diversi punti di vista o due diversi gusti letterari, ammesso che il mio lo sia, ma in un diverso metodo di giungervi.
Torno a ripetere, rispetto la tua opinione, ma credo che il metodo da te adottato per giungervi non sia necessariamente il migliore; e per migliore intendo quello che conferisce poi alla tua opinione maggiore validita' e forza persuasiva.
Mi spiego. Ma prima perdonami se mi dilunghero' un attimino, poiche' non voglio ritirarmi da questo piacevole e civilissimo scambio di idee senza spiegarmi chiaramente.
Da quel che ho capito, e non pretendo di averci beccato infallibilmente in pieno, il metodo da te usato per dare dei giudizi generali sul lavoro di uno scrittore - cioe', in definitiva, delle sentenze - si basa su due supposizioni.
La prima e' che da un'analisi piuttosto cavillosa di passaggi o parti di scritti, ovvero di parti del tutto, si possa poi giungere ad un'analisi imparziale e approssimativamente veritiera dell'opera complessiva di uno scrittore; e da questa poi ad una valutazione dello scrittore in se’. Le osservazioni grammaticali / sintattiche che hai operato su quel passaggio di Montanelli, nonostante siano formalmente ineccepibili, si possono muovere contro qualsiasi scrittore, da Dante a Hemingway. E perche’ si possono muovere contro tutti, da Dante a Hemingway? Perche’, e dovremmo essere d'accordo almeno su questo, non esistono al mondo scrittori perfetti. Obiezioni grammaticali / sintattiche si possono muovere contro tutti gli scrittori, e queste, seppur fondate, non sono sufficienti a dimostrare la validita’ di valutazioni complessive espresse sul loro lavoro di scrittore.
Non solo,il passaggio da te scelto e analizzato non e’, a mio avviso, un esempio di scritto “imbottito di espressioni arcaiche”. Se cosi’ fosse non si capirebbe, e invece quel passaggio di Montanelli, persino alla luce delle tue obiezioni, e’ comunque scritto in un linguaggio comprensibile, non perfettamente scorrevole certo, ma accessibile e corrente.
La seconda supposizione e’ che dalle scelte di vita o le preferenze personali di uno scrittore si possa poi desumere il suo pensiero e valutarlo in base a queste. Sostenere che Montanelli avesse una “"patologica diffidenza nei confronti del progresso" perche’ “rifiutava il pc e anche l’automobile” mi sembra una tesi debole. Io per esempio preferisco la bicicletta all’automobile perche’ sono sensibile alle istanze ecologiche del nostro tempo, ma non per questo mi ritengo un regressista. Preferisco scrivere le lettere di Natale a mano, invece che per email, perche’ scriverle a mano mi sembra piu’ genuino, colorito e meno automatico. Ma questa non e’ mica la prova di una diffidenza complessiva verso il progresso. Insomma, come si puo’ sentenziare che una persona, complessivamente, ha una patologica – termine che ha un significato ben preciso – diffidenza verso il progresso citando solo 2 esempi, peraltro discutibili, senza contestualizzarli?
Per riassumere, il metodo col quale compi le tue “indagini” – termine da te usate all’inizio del tuo articolo – e attraverso il quale giugni alle tue conclusioni si basa su due supposizioni: che dall’analisi di alcune parti si possa capire il tutto, e che nell’analisi si possa fare a meno di contestualizzare le “prove”, valutandole cosi’ solo in superificie. Un metodo che mi risulta superato, ma potrei sbagliare. L’unica cosa certa e’ che con questo metodo d’indagine il pubblico ministero non te lo fanno fare.
Comunque Dragor, grazie davvero per questo civile e piacevole scambio di idee. Volevo capire come giungessi alle tue conclusioni ed ora l’ho capito. Il metodo che usi, dal mio punto di vista, ha il doppio difetto di essere sommario e cavilloso. Ma questo e’ solo il mio punto di vista. Grazie per il tuo tempo, per le tue risposte e per le tue opinioni. Ma onestamente, preferisco tenermi le mie.
A presto
Andrea
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Caro Andrea, anch'io preferisco la bicicletta, ma qui si parla di lavoro. Rifiutare uno strumento che permette anche ai tuoi collaboratori di faticare di meno mi sembra una patologica ostilità al progresso. Sai com'è faticoso fare l'editing a mano? In una dinamica di gruppo aziendale, sarebbe vista come una disfunzione.
Il mio metodo non è sommario e cavilloso. Nel mio post di domani cerchero'di spiegare perché. Ri-good night
dragor (journal intime)
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Scusa Dragor,
vorrai perdonare la lunghezza del pezzo - non me ne ero accorto davvero - e 2 errori di battitura: a) "usato" invece di "usate" nella frase "indagini: termine da te usate", e; b) "giungi" invece di "giugni" nella frase "attraverso il quale giugni".
Solo per fare chiarezza
Aurevoir
Andrea
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Ciao Dragor,
nei mass media a mezzo stampa, gli investimenti aziendali - in tecnologie, attrezzature etc - non li puo' ordinare un direttore di giornale. Li ordina l'editore. Ai primi tempi del pc in Italia - inizio anni 80 - l'editore di Montanelli era Berlusconi. Spettava a lui firmare l'assegno, non al direttore, che in linea di principio aziendale non puo' proprio. E' curioso notare che appena Montanelli diede le dimissioni da direttore, nel '94, Berlusconi mise a suo posto Feltri e fu generoso nell'elargire fondi per investimenti al giornale. Cosi', d'improvviso.
Poi Montanelli preferiva la macchina da scrivere per se', e non credo che fosse il tipo da imporla agli altri contro la loro volonta'. E' interessante ricordare che quasi tutti i suoi redattori lo seguirono a "La Voce" quando lascio' il Giornale, perfino a vedersi ridotto lo stipendio. Se Montanelli fosse stato davvero cosi' maligno e cocciuto da imporre a tutti le preferenze sue, lo avrebbero davvero seguito en masse, e a condizioni peggiori?
Ma queste sono quisquilie, piccolezze. Mi aspetto, anzi mi auguro una tua risposta sulle questioni importanti.
A presto
Andrea
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Scusa, ti rispondo sul tuo commento perché sul blog non appaiono più i nuovi commenti. Rendez-vous a domani, ci sottoporremo al giudizio dei lettori. Vox populi... :-)
Bonne nuit
dragor (journal intime)
Scritto da: andrea | 30/10/07 a 22:40
Car Andrea, anch'io preferisco la bicicletta, ma qui si parla di lavoro. Rifiutare uno strumento che permette anche ai tuoi collaboratori di faticare di meno mi sembra una patologica ostilità al progresso. Sai com'è faticoso fare l'editing a mano? In una dinamica di gruppo aziendale, sarebbe vista come una disfunzione.
Il mio metodo non è sommario e cavilloso. Nel mio post di domani cherchero'di spiegare perché. Ri-good night
dragor (journal intime)
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Scusa Dragor,
vorrai perdonare la lunghezza del pezzo - non me ne ero accorto davvero - e 2 errori di battitura: a) "usato" invece di "usate" nella frase "indagini: termine da te usate", e; b) "giungi" invece di "giugni" nella frase "attraverso il quale giugni".
Solo per fare chiarezza
Aurevoir
Andrea
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Ciao Dragor,
nei mass media a mezzo stampa, gli investimenti aziendali - in tecnologie, attrezzature etc - non li puo' ordinare un direttore di giornale. Li ordina l'editore. Ai primi tempi del pc in Italia - inizio anni 80 - l'editore di Montanelli era Berlusconi. Spettava a lui firmare l'assegno, non al direttore, che in linea di principio aziendale non puo' proprio. E' curioso notare che appena Montanelli diede le dimissioni da direttore, nel '94, Berlusconi mise a suo posto Feltri e fu generoso nell'elargire fondi per investimenti al giornale. Cosi', d'improvviso.
Poi Montanelli preferiva la macchina da scrivere per se', e non credo che fosse il tipo da imporla agli altri contro la loro volonta'. E' interessante ricordare che quasi tutti i suoi redattori lo seguirono a "La Voce" quando lascio' il Giornale, perfino a vedersi ridotto lo stipendio. Se Montanelli fosse stato davvero cosi' maligno e cocciuto da imporre a tutti le preferenze sue, lo avrebbero davvero seguito en masse, e a condizioni peggiori?
Ma queste sono quisquilie, piccolezze. Mi aspetto, anzi mi auguro una tua risposta sulle questioni importanti.
A presto
Andrea
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Scusa, ti rispondo sul tuo commento perché sul blog non appaiono più i nuovi commenti. Rendez-vous a domani, ci sottoporremo al giudizio dei lettori. Vox populi... :-)
Bonne nuit
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 30/10/07 a 22:45
Scusa Dragor,
vorrai perdonare la lunghezza del pezzo - non me ne ero accorto davvero - e 2 errori di battitura: a) "usato" invece di "usate" nella frase "indagini: termine da te usate", e; b) "giungi" invece di "giugni" nella frase "attraverso il quale giugni".
Solo per fare chiarezza
Aurevoir
Andrea
Scritto da: Andrea | 30/10/07 a 22:49
Scusa Dragor,
vorrai perdonare la lunghezza del pezzo - non me ne ero accorto davvero - e 2 errori di battitura: a) "usato" invece di "usate" nella frase "indagini: termine da te usate", e; b) "giungi" invece di "giugni" nella frase "attraverso il quale giugni".
Solo per fare chiarezza
Aurevoir
Andrea
Scritto da: Andrea | 30/10/07 a 22:49
Ciao Dragor,
nei mass media a mezzo stampa, gli investimenti aziendali - in tecnologie, attrezzature etc - non li puo' ordinare un direttore di giornale. Li ordina l'editore. Ai primi tempi del pc in Italia - inizio anni 80 - l'editore di Montanelli era Berlusconi. Spettava a lui firmare l'assegno, non al direttore, che in linea di principio aziendale non puo' proprio. E' curioso notare che appena Montanelli diede le dimissioni da direttore, nel '94, Berlusconi mise a suo posto Feltri e fu generoso nell'elargire fondi per investimenti al giornale. Cosi', d'improvviso.
Poi Montanelli preferiva la macchina da scrivere per se', e non credo che fosse il tipo da imporla agli altri contro la loro volonta'. E' interessante ricordare che quasi tutti i suoi redattori lo seguirono a "La Voce" quando lascio' il Giornale, perfino a vedersi ridotto lo stipendio. Se Montanelli fosse stato davvero cosi' maligno e cocciuto da imporre a tutti le preferenze sue, lo avrebbero davvero seguito en masse, e a condizioni peggiori?
Ma queste sono quisquilie, piccolezze. Mi aspetto, anzi mi auguro una tua risposta sulle questioni importanti.
A presto
Andrea
Scritto da: Andrea | 30/10/07 a 23:07
Scusa Dragor,
ma forse ci sono problemi sul blog. Io non ho fatto cosi' tanti post quanti appaiono sulla pagina. Eppure, dal blog, pare che io ri-immetta lo stesso commento piu' volte.
Non so perche' succeda, ma me ne scuso lo stesso.
Andrea
Scritto da: andrea | 30/10/07 a 23:50
Molto interessante questo post, e tutta la discussione a seguire.
Mi trovo del tutto d'accordo con Dragor, che ho appena conosciuto proprio grazie a questo post. Aggiungo, per la cronaca, che si è tralasciato un fatto fondamentale per capire il grado di fascismo, ovvero violenza, stupidità e disumanità del Montanelli: mentre era in Etiopia a gasare i negri (su wikipedia una sua frase sulla superiorità dei bianchi da far rabbrividire) sposò (o meglio sarebbe dire con le sue parole "comprò") una bambina di 12 anni. Lo afferma candidamente nel 1972, durante un'intervista concessa alla trasmissione "L'ora della verità", di Gianni Bisiach, e lo ribadisce nell'intervista degli anni '80 concessa ad Enzo Biagi, soggiungendo che la bambina "era un animaletto" che lo seguiva ovunque egli andasse (le due interviste sono di dominio pubblico, in quanto materiale RAI, e sono state pubblicate anche su youtube).
Quante e quali somiglianze tra il Montanelli e Berlusconi riuscite a scovare? Il problema, ovviamente, non sono Montanelli o Berlusconi, o il loro rapporto, ma la violenza di un certo pensiero. Che è quello che permette ad un uomo di comprare un essere umano, o peggio che mai una bambina (la 12enne etiope da portare al guinzaglio o la 17enne marocchina per il festino). Quel pensiero è evidente a chiunque abbia un residuo di umanità, e invece si fa molta fatica a denunciarlo pubblicamente. Quella violenza è evidente anche solo, per fare un esempio, nell'origine del nome del "gioco" che i convitati sardi del Presidente del Consiglio praticavano nel festino con la giovane Ruby: Bunga Bunga. A spiegarcene l'origine è proprio Emilio Fede, raccontando in un'intervista la barzelletta dei negri che prima di mangiare i prigionieri bianchi li violentano, esercitando appunto il BungaBunga. Bisogna essere dei malati di mente per definire, spontaneamente e con ilarità, il proprio rapporto sessuale con una donna uno stupro. Ecco cosa era il Montanelli: un malato di mente, fascista, pedofilo, disumano. Attenzione dunque al mito e all'ideologia... Impariamo a pensare, e smettiamo di credere.
Scritto da: G. Masiero | 17/11/10 a 11:56