Vi sembra possibile che un paese possa negare di avere commesso il secondo genocidio del XX secolo massacrando da 600.000 a 1.500.000 persone e poi pretendere l’ingresso nella Comunità Europea, dove la Francia ha appena trasformato la negazione in crimine?
Si', è possibile, perché la Turchia preferisce atteggiarsi a paese offeso da chi vorrebbe che si comportasse come una nazione adulta, civile e responsabile. I suoi isterismi da vecchia zitella con la mania di persecuzione farebbero ridere se non ci fossero di mezzo migliaia di morti, senza contare i feriti e le vittime delle torture.
Gli armeni, in maggioranza cristiani ortodossi o cattolici, sono stati massacrati al tempo dell’impero ottomano sotto il sultano Abdulhamid II e soprattutto nel 1915-16 dai Giovani Turchi. Il primo massacro è avvenuto perché reclamavano meno tasse e più autonomia. Il secondo perché molti di loro si erano arruolati nell’armata russa per combattere contro l’impero ottomano.
Il Parlamento francese ha appena votato una legge che criminalizza chi nega il genocidio armeno, sul modello della legge Gayssot che criminalizza chi nega l’Olocausto. Su questo non sono d’accordo. In una società civile non ci sono tabù. Si può negare Dio, perché non si può negare il genocidio armeno? Se siamo così sicuri di avere le prove, perché temiamo chi afferma il contrario? Le Pen si è preso 6 mesi con la condizionale per avere detto che l’Olocausto è “un piccolo particolare della storia”. Perché tanta paura delle parole? Il negazionismo si combatte con gli argomenti, non con le condanne. Anche perché le condanne trasformano i negazionisti in vittime e spesso spingono i più audaci a imitarli, soltanto per il gusto di sentirsi eroi.
Se non si difendessero le verità ufficiali a suon di condanne, nessuno si sarebbe arricchito scrivendo che l’Olocausto è un’invenzione, che lo sbarco sulla luna è un fotomontaggio o che le Twin Towers le ha abbattute Bush. Il negazionismo è una presa di posizione come un’altra. In una società civile, tutti devono avere il diritto di dire la loro contro-verità senza paura di finire in galera. Il negazionismo non va criminalizzato, ma non perché farebbe perdere alla Francia il mercato turco, come dice a destra il ministro del Commercio estero, oppure perché ritarderebbe l'ingresso della Turchia in Europa, come dice a sinistra Daniel Cohn-Bendit. No, non va criminalizzato per la più laica delle ragioni: in una società civile tutti devono essere liberi di esprimere la loro opinione. Per gli stessi armeni sarebbe molto meglio una stimolante controversia piuttosto che un soporifero silenzio imposto con la forza.
Una verità non ha alcun valore, se non brilla abbastanza da disperdere le tenebre. Penalizzare chi nega il genocidio armeno, come d'ora in poi si farà in Francia, equivale a penalizzare chi lo afferma, come si fa in Turchia.
Dragor
Brutta cosa, quando la verità, sia essa metafisica, religiosa o (in questo caso) storica, viene imposta dalle leggi dello Stato... è un primo brutto passo verso i peggiori totalitarismi. E da questo punto di vista, tra la Turchia (con il suo famigerato articolo 301 contro "l´oltraggio all´identità turca") e l'odierna Francia la differenza si va facendo troppo sottile.
La libertà d'espressione ha da essere totale. O c'è o non c'è. Non ci può essere a mezzo, condizionata. Come con la pena di morte: o è legale o non lo è. Non ci possono essere vie di mezzo.
Scritto da: Saltapicchio | 13/10/06 a 10:49
Sull'argomento ricordo un bel film di Atom Egoyan, "Ararat", con Charles Aznavour.
Scritto da: Pim | 13/10/06 a 11:35
e infatti in turchia il problema è la liberta di opinione e quindi di stampa, da cui derivano il confronto e l'analisi storica. Datele del tempo, il Nobel a Pamuk ( che non è mitico come scrittore ma per aver smosso le acque con la letteratura e non con la politica).I fratelli Taviani stanno preparando la versione cinematografica de «La masseria delle allodole», il romanzo di Antonia Arslan che narra le stragi compiute dalla Turchia nel 1915 che provocarono un milione di vittime. Riporto da una intervista alla scrittrice, che mi sembra illuminante anche sulle responsabilità dell'Europa ( sempre tante, e sempre riconosciute con decenni di ritardo...)
La scrittrice: «Un'altra occasione per far conoscere la verità. Ma ad Ankara il negazionismo resta un pilastro dello Stato. Se a negare la Shoah resta solo uno sparuto drappello di negazionisti alla David Irving - che però, da ieri, include anche il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad -, il silenzio sul genocidio armeno coinvolge ancora l'intera Turchia. A lungo si è saputo poco o nulla di quel milione di vittime; ma, da una decina d'anni in qua, la verità si è imposta. In Turchia il negazionismo è un fondamento dello Stato. Mustafà Kemal fu uno statista capace e non ebbe responsabilità nelle stragi, però edificò la Turchia moderna sopra alcuni tabù. Soprattutto sulle pulizie etniche seguite al crollo dell'impero ottomano: gli armeni e gli assiri furono massacrati, i greci deportati, i curdi assimilati a forza». La Turchia fatica a fare i conti con il proprio passato, ma per lungo tempo ha trovato un valido sostegno nel resto dell'Europa. Il Trattato di Losanna del 1922 riconobbe il fatto compiuto del nuovo Stato laico di Kemal e rinunciò all'idea di spartire le spoglie ottomane tra Francia, Italia e Gran Bretagna. Il trattato mise una pietra sopra al passato: incluse le promesse di autonomia fatte ai curdi, e inclusa la memoria del genocidio armeno. Il desiderio di collaborare con la nuova Turchia scoraggiò scomode rievocazioni e poi, dopo il 1945, l'enormità della Shoah fece cadere in completa ombra il suo precedente storico più diretto. «Eppure - nota ancora Antonia Arslan - tra le due vicende i punti di contatto sono molti. Entrambi i genocidi furono pianificati a freddo, con un'organizzazione studiata, l'applicazione al massacro delle tecniche più moderne, la creazione di apposite "squadre speciali". Analogie simmetriche a quelle che si riscontrano tra i sopravvissuti, dal senso di colpa per non essere morti insieme a tutti i propri cari al dolore del non essere creduti, una volta scampati all'orrore». Nella Turchia di oggi i tabù storici stanno pian piano cadendo - si può dire "curdo" anziché "turco di montagna" - ma quello sul genocidio rimane attivo. «È un nervo scoperto, quasi che i turchi temano chissà quale vendetta. Invece hanno davanti a sé la sfida della vera democrazia: accettare l'idea che il proprio Stato abbia sbag liato, accettare l'esistenza dei curdi, accettare i cristiani. Anche se, ormai, non rappresentano nemmeno l'un per cento della popolazione. Nel 1915 erano il 23 per cento. A Istanbul restano sessantamila armeni; nell'interno, un solo villaggio, al confine con la Siria, abitato da trecento persone. Una vetrina per Ankara, mentre tutto il resto dell'Armenia storica è stato curdizzato o turchizzato».
Scritto da: mm | 13/10/06 a 12:06
ho fatto un giro lungo i confini della turchia est-sud, nel settembre 2002, con un accompagnatore turco che aveva vissuto anche a trento e a berlino, cosmopolita, dunque. in molti piccoli musei locali cittadini di archeologia, erano anche mostrati i resti dissepolti di turchi massacrati da armeni, e le foto,e lui ci spiegava che la storia era anche quello, che in Europa parlano tanto degli armeni ma che anche loro non erano innocenti, avevano collaborato coi russi...noi ascoltavamo imbarazzati, nè volevamo imbarazzarlo, laggiù poi...immagino che la Turchia dovrà affrontare anni,decenni di rivisitazione e studio, pure noi certi archivi li abbiamo "aperti" solo oggi, cosa abbiamo fatto in etiopia e in libia a scuola non si studia...
Scritto da: mm | 13/10/06 a 12:16
Caro Pim, l'ho visto ed è bellissimo. Ricordo anche "America, America" di Elia Kazan.
Ciao
Scritto da: dragor | 13/10/06 a 12:32
Cara mm, so che sei una donna. Scusami per la distrazione.
Ogni paese ha il suo scheletro nell'armadio. Sembra che per la Turchia sia venuto il momento di tirarlo fuori.
Ma secondo le tue interessanti precisazioni, sembra che faticherà molto ad aprire la porta...
Grazie, un saluto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/10/06 a 12:34
D'accordo sulla questione del divieto del negazionismo.
Comunque, in teoria non dovrebbe per questo esserci problema per l'ingresso della Turchia, dato che si tratta di fatti avvenuti anche prima dei lager tedeschi (e la Germania è in Europa).
Non conosco la storia di quelle vicende, ma pare generalmente assodato vi fu sterminio. Se i turchi continuano a negarlo, hanno la coda di paglia e magari l'ideuzza di rifarlo.
In tutti i casi, io sarei per una Europa ancora più ristretta di quella odierna, altro che far entrare Turchia e Israele, come a volte si dice.
Scritto da: Biz | 13/10/06 a 13:18
Caro Biz, anche chez nous vorrebbero un'Europa più ristretta di quella odierna. Tutti gli idraulici sono terrorizzati dalla concorrenza del plombier polonais...
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/10/06 a 15:01
Alle medie avevo un compagno armeno. Mi raccontò la storia della diaspora. Non mi pare di averla in seguito studiata a scuola. Ecco perché è un tema poco sentito, personalmente concordo con dragor.
Per Biz: la differenza è che i tedeschi non negano l'olocausto.
Scritto da: Guizzo | 14/10/06 a 18:21
Oh certo che lo negano l'olocausto, qualcuno , forse , se ne vergogna.
Sono stata in Germania e non sono riuscita a trovare il campo di sterminio di Dachau, perchè nessuno me l'ha voluto spiegare, facevano finta di non capire.
Scritto da: fia | 15/10/06 a 00:10
Cara Fia,
non è che per caso la tua pronuncia tedesca non era irreprensibile? :))
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/10/06 a 09:17
Noooo, non conosco il tedesco ,parlavo in inglese.
Scritto da: fia | 15/10/06 a 09:45
Forse anche la tua pronuncia inglese... :))
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/10/06 a 12:32
Ah...beh....forse il motivo è stato quello ....sì...è plausibile.
Scritto da: fia | 15/10/06 a 13:55
Cara Fia, scherzi a parte :)) ho visitato Dachau senza problemi. E' un delizioso sobborgo che si puo' raggiungere da Monaco in métro e ci sono le indicazioni per trovare il lager. A meno che gli abitanti, stanchi di essere presi per una banda di kapo, non li abbiano fatti sparire...
Ciao, buona domenica
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/10/06 a 14:31
Il sobborgo l'ho visitato anch'io, anzi ,tutta la Baviera è deliziosa, ma le indicazioni per il lager non c'erano , io non le ho viste , nessuno ci ha voluto aiutare,e non siamo riusciti ad andarci. Questa è la pura verità .
Scritto da: fia | 15/10/06 a 21:01
Fia, sono stato anche io a Dachau ed ho avuto i tuoi stessi problemi. Ma non si parla di una cittadina che si vergogna. Si parla di una nazione che impone una menzogna storica.
Scritto da: Guizzo | 16/10/06 a 13:55
Anch'io sono stato a Dachau, anch'io all'inizio non ho trovato indicazioni. Mi è bastato chiedere in inglese (che comunque i tedeschi non parlano così bene, se proprio dobbiamo dirlo): "Concentration Camp" e le informazioni me le hanno date. Non ho fatto studi in merito, non so se utilizzando la parola LAGER essi non comprendano. Io però ho trovato un popolo - anche nella visita a Dachau - molto incline a biasimare la propria verità storica. Per quel che riguarda la turchia, la penso esattamente come Dragor. E' il momento che accettino un po' di compromessi, se davvero vogliono erigersi ad ago della bilancia perfetto tra Oriente e Occidente
Scritto da: Miglio | 16/10/06 a 15:55
Sì, Guizzo , forse la catalogazione di "menzogna storica " è molto più esatta di una generica vergogna. Non vogliono ammettere le proprie responsabilità e dimenticano, e tirano fuori l'atteggiamento di orgoglio proprio di chi ha sa di aver sbagliato .
Miglio....la prossima volta ,se ci sarà , proverò a fare come te.
Scritto da: fia | 16/10/06 a 16:20
Cari Guizzo, Fia e Miglio,
gli abitanti di Dachau sono felicissimi di avere uno splendido lager a 2 passi, perché poi i turisti (che senza campo non sarebbero mai andati da quelle parti) vanno a scolarsi una birra nelle brauhaus locali praticando alla stanca economia del posto una tonificante iniezione di euro. Me l'ha detto un abitante di Dachau mentre mi scolavo la birra in questione.
Ciao a tutti :))
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/06 a 16:37
Mamma mia che cosa macabra.....uno ci dovrebbe andare per interesse storico, mica per scolarsi la birra o comprarsi un altrettanto macabro souvenir......
Scritto da: fia | 16/10/06 a 17:01
Cara Fia, l'interesse storico non esclude la birra. Quanto ai souvenir, una volta facevano un tatuaggio gratuito...
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/06 a 17:20
comunque, c'è da dire una cosa.
Ci sono massacri fatti dagli italiani in Africa, che si sanno e non si sanno (lo sanno in pochi, e non se ne parla mai).
La stessa cosa è accaduta per Francia, Inghilterra ecc.
Se andiamo un po' più indietro, gli yankees hanno sterminato i redskins (e non parlo di squadre di football).
A me la cosa che ultimamente fa ribrezzo, è che questi signori fanno i puri e gli immacolati, quelli che loro la bomba la possono avere e gli altri no, quando hanno alle spalle una storia a dir poco immonda.
Tutto qui.
Scritto da: Biz | 16/10/06 a 17:37
Caro Biz, quello che dici è giusto, pero' vorrei fare qualche precisazione.
Gli italiani hanno realizzato (non ufficialmente) un film finanziato da Kaddafi sui massacri italiani in Libia. L'ho visto nella sala della moschea di Bujumbura, pure finanziata dal rais, e ti assicuro che gli italiani sembrano molto cattivi. Quanto l'Etiopia troverà i soldi, commissionerà sicuramente un bel film sugli etiopi gasati da Mussolini.
Sullo sterminio dei redskin gli americani ci hanno regalato dei film bellissimi che hanno fatto e fanno discutere, quindi non si puo' dire che non se ne parla mai.
Sulla crudeltà dei francesi in Algeria, France 3, Arte e anche la 2 ci bombardano quasi ogni giorno con immagini raccapriccianti. Ormai anche i mongoloidi sanno che i para di Massu erano peggio dei nazisti (infatti c'era anche Le Pen). In ogni caso adesso "La Battaglia di Algeri" dell'appena defunto Pontecorvo puo' circolare liberamente.
Sui misfatti del colonialismo inglese, non hai mai guardato BBC1? E anche nel cinema, quei poveri inglesi sono maltrattati perfino per come hanno colonizzato la Scozia...
Ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/06 a 18:05
A me non basta, per essere sicuro che non lo rifarebbero oggi stesso, se ce ne fosse bisogno.
I produttori non aspettano che il via per i film sull'Iraq.
E' un po' il principio della confessione: "padre, ho ucciso" ... due paternoster, un film in cui si mostrano le vergogne, e via. Via per una nuova cagata.
E comunque, preferivo i film di John Ford a Balla coi lupi o Soldato blu :-)
Scritto da: Biz | 16/10/06 a 18:25
Be', non puoi dire che Balla coi Lupi, Soldato Blu o il Piccolo Grande Uomo sono delle cagate...
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/06 a 18:38
La cagata era riferita al nuovo popolo da soggiogare (per pura sicurezza nazionale, s'intende).
Per i film, voleva essere una battuta; però è vero che mi piacciono di più quelli di J. Ford :-)
Scritto da: Biz | 16/10/06 a 18:55
John Ford è il più grande regista americano. In ogni caso non è sempre facho nei confronti degli indiani. In un paio di film prende le loro difese contro i bianchi.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/06 a 19:56
sugli italiani in Libia c'è già un episodio di "La storia siamo noi" di Minoli, che è già passato un paio di volte su Rai 3, alle 23 e alle 8 del mattino, istruttivo su come deportavamo i libici dai territori che ci servivano alla costa, perdendone la metà per strada. basterebbe trasmetterlo in prima serata, certo il mito dell'italiano brava gente ne esce incrinato...
Scritto da: mm | 17/10/06 a 13:07