Fra il 1880 e la Seconda Guerra Mondiale più di cinque milioni di italiani emigrano negli Stati Uniti. “Molti americani la consideravano un’invasione da parte di un popolo moralmente e geneticamente inferiore”, dichiara Gianfranco Norelli, il regista italo-americano di Pane Amaro, un film-inchiesta sull’emigrazione italiana negli Stati Uniti che sarà prossimamente diffuso su Rai 3. “Venivano addirittura considerati un popolo di mezzo: né bianchi né neri, privati dei diritti dei primi ma soggetti alle discriminazioni e agli abusi dei secondi. Un semplice sospetto o una spiata portavano spesso non ad un processo e al carcere, ma alla giustizia sommaria del linciaggio. Il razzismo anti-italiano si è diffuso a macchia d’olio. Gli opinionisti americani dipingono gli italiani come un’orda subumana e incontrollabile.”
Sono affermazioni agghiaccianti. Se qualcuno dubitava che il razzismo dipende dall'ignoranza, eccolo servito. Perché, con un minimo di cultura umanistica, gli americani si sarebbero accorti di essere una colonia dell’Italia. Bastava che si guardassero intorno a New York, la città in cui gli emigranti sbarcavano dalle navi e nell’infame campo di concentramento di Ellis Island venivano disinfestati con nuvole d’insetticida prima di essere autorizzati a circolare nell’immensa scacchiera di streets e avenues alla ricerca di un domani migliore. Con l’architettura toscana a New York si potrebbe fare una città grande tre volte Firenze, con quella veneziana una città
grande tre volte Venezia, con quella romana una città grande come Roma. Ovunque vi giriate, a New York, vedete Brunelleschi, Michelangelo, Vasari, Maiano, Michelozzo, Sangallo, Fancelli, Palladio, Longhena, Massari, Ammannati, Bernini. E non basta: il presidente americano abita in una villa palladiana mentre il Parlamento americano è una copia del Pantheon sormontata dalla cupola di San Pietro. E tutto questo non è che la punta dell’iceberg, la parte più evidente di una colonizzazione culturale che penetra in ogni settore. E’ perfino il simbolo dell’indipendenza americana, perché senza Roma non ci sarebbe stato il Rinascimento, senza il Rinascimento non ci sarebbero state le Lumières, senza Lumières non ci sarebbe stato La Fayette e senza La Fayette l‘America sarebbe ancora una
colonia inglese. Una colonia politica, non culturale, a parte il fatto che anche l’Inghilterra, madre dell’America, deve gran parte della sua cultura al Rinascimento.
Com’è possibile considerare moralmente e geneticamente inferiori gli abitanti di un paese a cui si deve tutto? Anche se venivano dalle zone più povere, gli emigranti erano pur sempre originari di quel paese. Con un minimo di conoscenza da entrambe le parti, con una spolverata umanistica, con qualche nozione scolastica di architettura, gli italiani avrebbero alzato la testa con orgoglio e gli americani l’avrebbero chinata con umiltà.
Dragor
nemmeno se mi danno un OSCAR varcherò, in questa vita, il suolo degli stati uniti!!!!
ciao, dragor, bel sole, vero?
paola
Scritto da: paola | 29/01/07 a 10:45
....."con una spolverata umanistica, con qualche nozione scolastica di architettura", da parte dei cowboy? 'Rari nantes' sono, nel Grande Paese, coloro che ancora oggi sanno di cosa si parli.
Buon inizio di settimana
Tesea
Scritto da: Tesea | 29/01/07 a 10:52
Caro dragor, ieri non sono più intervenuta, perchè sinceramente avrei detto solo luoghi e comuni, ma oggi mentre cercavo in Internet delle cose che mi servono ho trovato nel sito della feltrinelli questo blog. Sarebbe interessante che tu intervenissi, forse troveresti un'interlocoltrice che ha qualche cognizione di causa anche se sinceramente nonla conosco. Mi ha comunque incuriosito. Ti do l'indirizzo, vedi tu Un caro abbraccio Giulia
http://www.feltrinelli.it/BlogAutore?id_autore=1000621&blog_id=36
Scritto da: Giulia | 29/01/07 a 11:03
Cara Paola,
vuol dire che te lo daranno... alla memoria! :))
Si', da noi ci sono 18°
Ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 11:04
Cara Tesea, la spolverata umanistica si riferiva anche agli italiani. Attenzione ai pregiudizi.
Fermo restando che la gente è ignorante dappertutto, in America si legge mediamente più che in Italia, si coltiva maggiormente la musica classica, si frequentano di più i musei. L'America è molto gelosa delle sue radici europee.
La stessa architettura di New York, non soltanto quella italianisant, testimonia di uno straordinario livello culturale.
Ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 11:11
Cara Paola, ho letto attentamente il post che mi hai segnalato e lo condivido dalla prima all'ultima parola. Sono perfettamente d'accordo: l'atteggiamento nei confronti degli immigrati dev'essere esente da pregiudizi e la stampa dovrebbe conformarsi. Il trattamento riservato a Youssef è stato vergognoso non tanto perché fosse tunisino (in ogni inchiesta di quel tipo il marito sarebbe stato logicamente sospettato) ma perché è stato sbattuto in prima pagina come il colpevole, cosa accaduta anche a molti europei alcuni dei quali si sono addirittura suicidati.
Ma attenta a non fraintendere il significato del mio post. Io non me la prendo con gli immigrati ma con un'ideologia religiosa che predica la violenza e la discriminazione in molti paesi e a gente di etnie diverse, comprese quelle europee. Se in nome di questa ideologia le donne vengono uccise a sassate come si fa in Iran e in Arabia Saudita o in Nigeria, impiccate come si faz in Iran, frustate come si fa in arabia Saudita, spinte al suicidio come si fa in Turchia, se altre vengono eccise,ripudiate, picchiate o maltrattate, prendere una posizione non è questione di pregiudizi ma di semplice umanità.
Ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 11:24
Cara Marianna,
ti rispondo sul post di oggi, Dragor permettendo.
Bella la nostra telepatia telematica, comunque ieri sera io mi sono arresa prima, invece leggo che tu sei rimasta ancora in linea.
Il programma di lettura pomeridiana poi è saltato: avevo isolato il telefono ma lasciato inserito il fax, e così mi è arrivato l'S.O.S. di un'amica in difficoltà, e mi sono dedicata ai suoi problemi.
Non ho avuto rimostranze dal Sultano per le soste al telefono e al computer, ma da una gatta egocentrica e col complesso della prima donna che si è sentita trascurata.
Sono ancora via da Milano, il 'riposo' è quasi alla fine ma ancora in atto. Siamo a distanza di qualche miglia di mare: se non ci fosse la Corsica di mezzo forse potremmo vederci (curvatura della Terra permettendo).
Ricambio l'abbraccio Tesea
Scritto da: Tesea | 29/01/07 a 11:47
Caro Dragor,
in un contesto numericamente preponderante ogni manifestazione è numericamente enfatizzata.
tesea
Scritto da: Tesea | 29/01/07 a 11:49
Cara Tesea,
"mediamente" significa in termini di percentuale, indipendentemente dal numero.
Prova a dare un'occhiata a questo link
http://www.nifl.gov/nifl/facts/reading_facts.html
Osserva con quale scrupolo sono state fatte le statistiche. Almeno l'ISTAT facesse altrettanto!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 12:08
Caro dragor eccomi all'appuntamento forse con un pò di ritardo.Leggo sempre con piacere i tuoi post e quello di oggi è molto interessante.
L'immigrazione ,lo sappiamo tutti, ha prodotto risultati positivi e negativi negli USA come altrove.Ossia persone in gamba,che si sono distinte e personaggi discutibili.Il discorso culturale poi relativo agli USA mi consente di riferirti un'esperienza indiretta ma a me vicina e quindi credibile.
Un mio alunno,figlio di un'americana della Virginia e di un sardo,andò anni addietro negli USA nell'ambito di scambi culturali tra il liceo classico di Olbia ed un liceo di una cittadina della Florida.Successivamente è poi ritornato ancora in America per frequentare l' università.Ebbene al rientro in Sardegna è venuto a raccontarmi le sue impressioni.Lui mi diceva che la sua preparazione umanistica suscitava grande ammirazione tra studenti e professori per il semplice fatto che negli Usa i saperi sono settoriali e si può conoscere tutto di un determinato problema ma ignorare come inserire lo stesso in un contesto culturale più ampio.Considera che il liceo classico di Olbia non è il"Parini"di Milano,nè il"D'Azeglio" di Torino o il "Mamiani"di Roma.Ecco perchè ho creduto a lui e convengo con te.Certamente che negli USA si legga di più,si visitino più musei,si ascolti più musica,oltre che un fatto culturale dove si è senz'altro meno provinciali dipenderà anche dalle disponibilità economiche e da un tenore di vita superiore rispetto a noi,per esempio.Ma c'è poi anche la provincia americana gretta e chiusa!
Qui ad Olbia ci sono molte donne americane che hanno sposato i locali e brillano sopratutto per senso pratico.
Ora i lascio e tusai perchè ma in pomeriggio ritorno.Buon pranzo anche a te.Marianna.
Scritto da: marianna | 29/01/07 a 13:52
Cara Tesea questa vicinanza geografica mi fa molto piacere.Desumo che tu sia in Liguria.Dove? Mi piace collocare le persone nello spazio e nel tempo.Sono felice che tu stia bene eche ti ricordi immancabilmente di me.Più tardi ti voglio chiedere un suggerimento circa l'uso del computer.Tu hai un portatile o hai fatto in altro modo per partecipare al blog,essendo lontana da casa? Hai utilizzato la penna ottica? Io non ne capisco niente ma voglio imparare e se mi assento non voglio mancare agli appuntamenti.Tu e dragor datemi istruzioni.
Un abbraccio.Marianna
Scritto da: marianna | 29/01/07 a 14:02
Cara Marianna,
la relazione del tuo allievo è sicuramente credibile. Negli USA la cultura umanistica generale è privilegio di una minoranza. Ma l'Italia, dove in teoria dovrebbe essere più diffusa, non primeggia per numero di lettori di libri e giornali.
In compenso gli americani raggiungono eccellenti livelli di professionalità.
Ciao, buona giornata!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 14:41
Cara Marianna,
ti ho letta fuggevolmente e mi riprometto di risponderti più tardi. Ora esco per commissioni (odio lo 'shopping', come detesto gli anglicismi, però ormai ne siamo quasi colonizzati!).
A presto Tesea
Scritto da: Tesea | 29/01/07 a 14:51
Cari dragor e tesea dove siete finiti? Io ci sono ma come voce che grida nel deserto. A più tardi.Marianna
Scritto da: marianna | 29/01/07 a 21:28
Cara Marianna,
il tuo allievo ha colto molto bene la differenza fra l'impostazione didattico-culturale europea e quella più empirica e settoriale che caratterizza il sistema scolastico americano.
Ho avuto modo di conoscere e parlare con molti provenienti dal Midwest (la parte centrale del Paese, appunto gretta e chiusa). Non voglio espormi oltre. L'élite è rappresentata dai Wasp (White Anglo-Saxon Protestants)
e dall'intellighentia ebraica, che hanno esclusivi istituti scolastici loro.
Quanto all'uso del computer, da qualsiasi parte del mondo tu puoi leggere la tua posta e trasmettere col tuo indirizzo entrando in Internet sul tuo 'provider' (credo si chiami così, es.: tin.it./ inwind.it/,yahoo/, aliceposta, etc ), cliccando su MAIL e quindi digitando il tuo indirizzo e password. In quasi tutti gli aeroporti ci sono computer a disposizione del pubblico. Ricordo pochi anni fa' a Fiumicino ero in transito e riuscii a collegarmi gratuitamente. Altre volte in altri aeroporti o "Internet-café, o in Internet-point, a pagamento. Anche negli alberghi ormai c'è quasi sempre la possibilità di connettersi.
Qui uso il portatile del Sultano, per gentile concessione, ma ogni volta devo entrare in Internet per leggere la mia posta al mio indirizzo - quello registrato nel mio computer fisso di Milano , che ha un provider diverso da questo.
Non so se le mie informazioni sono esaurienti o precise. Dragor potrà correggermi.
Sì, sono in Liguria, ma il tempo sta per scadere. Ci terremo in contatto.
Ora proseguo negli ultimi adempimenti serali.
Un abbraccio e Buona Notte! Tesea
Scritto da: Tesea | 29/01/07 a 21:41
Cara Marianna,
anche stasera mi hai battuta sul tempo...
A presto Tesea
Scritto da: Tesea | 29/01/07 a 21:43
Ciao Dragor, generalmente i paragoni tra popoli per stabilire chi è meglio di non mi piacciono e li trovo pericolosi. Detto ciò, di Torino, la mia città, si dice una cosa che mi piace molto, purtroppo non ricordo chi l'ha detta: "Senza l'Italia Torino sarebbe la stessa, ma senza Torino l'Italia non sarebbe la stessa". Poiché l'Italia è la responsabile di Roma, Cristianità, Rinascimento, Beccaria e qualcos'altro, credo che la stessa frase si possa applicare alle sue vicende e cioè che l'Italia sarebbe la stessa senza l'Europa, ma l'Europa non sarebbe la stessa senza l'Italia. Una frase che mi paice molto, che sintetizza molte cose, ma ne lascia fuori tante altre. Compreso il fatto che bisogna considerare sempre i singoli, gli individui e non la loro nazionalità.
PS Sei uno dei pochi che parla d'America sottolineando l'influenza dell'architettura palladiana! finamente!!bravo!! :)
Scritto da: rottasudovest | 29/01/07 a 21:58
Cara Marianna, eccomi qui.
Buona notte!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 22:13
Cara Rottasudovest, nessun confronto. Volevo soltanto far notare che, con un po' di conoscenza di una realtà sotto gli occhi di tutti, i rapporti fra italiani e americani sarebbero stati molto diversi.
Palladio ha influenzato l'architettura in tutto il mondo anglosassone, ma anche Brunelleschi non scherza. La loggia della Cappella de' Pazzi a Firenze è clonata in migliaia di esemplari.
Torino è una splendida città che ha un solo difetto: non si fa abbastanza pub. Qui a Nizza, pur essendo l'antica capitale, è una specie di UFO mentre si fanno la pub su Nice-Matin perfino Barcellona e Dublino.
Buona notte, "incontenibile" (da qualche parte qualcuno ti ha definita con questo aggettivo :))
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/01/07 a 22:27
dragor, ieri sera ho pensato a te: Rai3, se non sbaglio, ha trasmesso un documentario sull'immigrazione italiana negli USA e ha raccontato anche dell convinzione anglo che gli italiani fossero inferiori agli altri europei e appena superiori ai negri (suppongo tutto ciò nel nome di Dio, of course, e dimenticando Roma, Brunelleschi, Palladio & C). Interessante documentario, che più che altro raccontava i danni dell'ignoranza (anche i figli dell'Impero Celste, volendo, ne hanno sopportate tante, negli States). Ciao
PD Andrea Palladio è uno dei miei architetti preferiti, sono andata a Vicenza solo per lui. :)
Scritto da: rottasudovest | 30/01/07 a 11:17
Cara Rottasudovest, come puoi vedere nell'inizio, il post prende spunto e anche il titolo proprio da quel documentario di Gianfranco Novelli su Rai 3. J.I. è il giornale del giorno dopo... ;))
Il palazzo Chiericati a Vicenza è un'opera fondamentale, in straordinario anticipo sui tempi, nel quale si vedono perfino i prodromi del razionalismo olandese.
Ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 30/01/07 a 11:30
Caro Dragor,
credo che quello che fa paura, ieri come oggi, non sia l'invasione di un popolo diverso, quanto quella di un popolo di poveri che vada ad erodere quel poco di benessere che abbiamo raggiunto. Aggiungerei poi che miei connazionali che hanno raggiunto l'America, non solo non erano gli ambasciatori del paese di Leonardo e Michelangelo, ma nella stragrande maggioranza dei casi, non sapevano neppure chi essi fossero.Stai tranquillo: fossero stati Italiani borghesi, che viaggiavano in prima classe sarebbero stati accolti a braccia aperte. Comunque anche in Italia, durante le grandi migrazioni interne degli anni '60 sono accadute le stesse cose, anche se si parlava di "connazionali".
Mi rendo ben conto di quanto questo discorso sia "politicamente scorretto", ma poi, alla fine penso sia solo realistico e che sia la vita in realtà ad essere politicamente scorretta. Sta poi alla nostra intelligenza tentare di mitigare questa istintiva diffidenza.
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 01/02/07 a 10:27
Caro Marco, in America c'era posto per tutti, poveri e ricchi. Non soltanto l'immigrazione era accettata, ma richiesta. Insisto a dire che gli italiani non meritavano quel trattamento in un paese cosi' debitore nei confronti dell'Italia.
ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 01/02/07 a 10:42
Beh qualcuno raccontava di aver creduto di arrivare in un paese con le strade pavimentate d'oro...e di aver scoperto che non solo non erano affatto pavimentate ma che ci si aspettava che le pavimentasse lui!
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 01/02/07 a 10:56