Fra tutte le persone che hanno rovinato la reputazione di Nizza, il posto d’onore spetta sicuramente al personaggio che vedete qui a fianco. Si chiama Jean Vigo ed è il Rimbaud del cinema francese. In poche parole, un enfant prodige.
Se non ci credete, date un’occhiata al suo film cult, L’Atalante, un classico di tutte le cineteche sul quale si sono estasiati generazioni di cinéphiles, e capirete che Jean Vigo anticipava Federico Fellini di almeno trent'anni. Almeno si fosse limitato a realizzare quel film oppure l’altro suo classico, Zéro de Conduite. No, purtroppo per Nizza il destino ha voluto che Jean Vigo si ammalasse di tubercolosi. E siccome negli anni Venti la TBC si curava con i soggiorni al dolce clima del Mediterraneo, fra tutte le città mediterranee Jean ha pensato bene di scegliere Nizza, dove si è portato Elisabeth Losinska detta Lydou, figlia di un industriale polacco pure afflitta dal bacillo di Koch, conosciuta a Font-Romeu e amata perdutamente a prima vista. Ma fra un’emottisi e l’altra, invece di esprimere la sua gratitudine alla città che con alisei e balsami stava facendo del suo meglio per guarirlo, è riuscito a realizzare il film che le avrebbe rovinato la reputazione per sempre: A propos de Nice.
Bisogna dire che a quell’epoca gli studios de la Victorine funzionavano a pieno regime e Nizza era la capitale francese del cinema, una sorta di Hollywood azuréenne, così un regista non poteva soggiornare in città senza avvertire il richiamo della foresta. In A propos de Nice questo genio lancia un messaggio rivoluzionario: al mondo ci sono i ricchi e i poveri (a quell’epoca si credeva che ci fossero soltanto i ricchi). Dopo avere ripreso in tutte le salse gli aspetti più miserabili e ripugnanti dei bassifondi, Jean ci offre un favoloso campo lungo della Prom’ quando era ancora la Prom’, vale a dire quando non era ancora invasa da planches à roulettes,
trottinettes, patins à roulettes, patins en ligne, mobyilettes, vélos, voleurs à la tire, à l’arraché, à la roulotte, à la portière, à la cache-cache, à l’embrouille, à la pute, motards, chauffards, connards. Un favoloso campo lungo sulla Prom’ quando era ancora il regno dei pedoni e di qualche timido pickpocket che quasi domandava scusa prima di sfilarti il portafoglio di tasca, e infatti si vede una marea di lobbie e cloches, anni Venti obligent, sotto le quali uomini e donne d’indubbia estrazione borghese passeggiano tranquillamente senza paura di venire stirati da un motard lanciato a 120 kmh., ammirando la Jetée Promenade, quello splendido Casino su palafitte a imitazione del Casino di Blackpool che più tardi i tedeschi avrebbero distrutto per puro vandalismo prima di darsela a gambe dopo lo sbarco degli Alleati.
Poi il campo lungo diventa corto con uno zoom in anticipo di almeno trent’anni sullo zoom ufficiale (ma abbiamo a che fare con un genio del cinema) e in primo piano compaiono delle facce la più intelligente delle quali farebbe sembrare una patata così espressiva da meritare un Oscar per la recitazione. E a questo punto, tenetevi forte, a questo punto compare la didascalia (il sonoro non aveva ancora attraversato l’Oceano) che avrebbe rovinato Nizza per sempre: Nice, une ville surpeuplée, un désert culturel.
Mentre Jean Vigo e Lydou coronavano il loro amore sputacchiandosi in faccia sangue infetto e brandelli di polmone in attesa del trapasso di Jean a soli 29 anni nel 1934, le fatali parole compivano la loro opera nefasta, espandendosi lentamente ma sicuramente come il germe che rodeva l’apparato respiratorio dei due amanti. Quando un Niçois incontrava un non-Niçois, si svolgeva il seguente dialogo. Non-Niçois: “Di dove sei?” Niçois: “Be’... ecco... sarei di Nizza .” Non-Niçois: “EhEhEhEh. Nice... une ville surpeuplée, un désert culturel.” Niçois: “Grrrrr”. Negli anni seguenti, tutte le energie cittadine sono state impiegate per combattere questo stereotipo. Nizza ha venti musei che fino agli anni Novanta erano gratuiti e adesso si possono visitare gratis il primo e il terzo mercoledì di ogni mese (fra cui l’enorme MAM, il Musée d’Art Moderne), la più elevata proporzione di musei per abitante di tutta la Francia, una mostruosa macchina culturale come Acropolis che fa sembrare il Beaubourg di Parigi un circolo dopolavoristico, 4 CEDAC, centri policulturali in cui con il versamento di una piccola tassa si può
imparare tutto dal ricamo peruviano alla composizione dodecafonica, 18 licei fra cui il Michelet, uno dei 2 di Francia riservati ai super-dotati con un QI di 150, una trentina di biblioteche pubbliche e private fra cui l’enorme Médiatheque à Vocation Régionale, un’università con 50.000 iscritti, il primo Conservatorio di Francia, un Teatro d’Opera costruito dallo stesso architetto dell’Opéra di Parigi, eventi culturali fra cui la famosa Académie d’Eté, uno stage-monstre in cui centinaia di musicisti del mondo intero vengono a Nizza per perfezionarsi sotto la guida dei migliori insegnanti e danno concerti dappertutto, esposizioni nelle innumerevoli gallerie d’arte, la celebre Foire du Livre con tutti i Prix Goncourt in carne e ossa a vostra disposizione, festival del cinema, della pubblicità, della televisione, del jazz, del vino, della gastronomia, fiere dell’arredamento, del turismo, della pizza, un’architettura unica con splendidi esempi di Secondo Impero, di Art-Déco, di Post-Moderno e perfino delle case a forma di testa umana come la Tête au Carré, la sola scultura abitata del mondo, ma non c’è niente da fare. “Sei di Nizza?” “Be’, ecco...” “EhEhEhEh, Nice... une ville surpeuplée, un désert culturel.”
Oltre a tutto la dinastia dei Médecin, i sindaci che si tramandavano la carica di padre in figlio come una monarchia, ha lasciato in eredità le "affaires", una parola che riassume la corruzione niçoise. A Nizza, dice la leggenda, non si puo' fare niente senza il pot de vin, ossia la bustarella. Cosi' la versione aggiornata della famigerata didascalia è "Nice, une ville surpeuplée, un désert culturel et le paradis des affaires". Ecco perché Nizza è abbandonata a se stessa, perché nessuno le presta i soldi per dotarsi di una rete ferroviaria decente che serva il suo retroterra naturale (la Savoia e il Piemonte) invece di passare per Marsiglia come ha voluto Napoléon III, perché il TGV impiega più tempo da Marsiglia a Nizza che da Parigi a Marsiglia, perché mancano i soldi per costruire uno stadio di foot decente e perché l'OGC Nice sta scendendo in serie B. E' tutta colpa di Jean Vigo.
Dragor
Cara Marianna,
seguo il consiglio di Dragor e oggi ti do il 'Buon Giorno'(anche se frettoloso), anzichè la Buona Notte.
Più tardi mi inserirò anche nel colloquio con Dragor.
Credo che ti siano sfuggite alcune risposte ai tuoi post che avevo inserito ad ora tardissima su alcuni degli ultimi post del 'superman' Dragor.
A presto, ciao Tesea
Scritto da: Tesea | 16/01/07 a 11:35
Cara Tesea sono contenta di averti ritrovata.Capisco le difficoltà perchè anche per me sono talora reali.Oggi,per esempio,sarò fuori tutto il pomeriggio perchè impegnata nella formazione su temi di educazione allo sviluppo.Poi c'è la famiglia:un marito ed un figlio con una grossa sindrome di Peter Pan.Pertanto c'è l'accudimento e la presenza più o meno costante.L'unica soluzione per me è una fuga in un'altra isola ancora più piccola e possibilmente irragiungibile.Fuga magari messa in atto con il mio computer e i libri di Claudio Magris. Comunque,scherzi a parte, ci ritroveremo presto.Un abbraccione:Marianna.
Scritto da: marianna | 16/01/07 a 11:50
Caro dragor come dicevo a Tesea per essere meno vincolata potrei tentare una fuga.Pensavo ad una piccola isola ma dopo il tuo post...perchè non scegliere Nizza.Il clima è l'ideale.Io sono nata a Napoli e precisamente a Posillipo(tregua al dolore di virgiliana memoria)dove c'è la finestrella di Marechiaro e tutto il mondo poetico di Salvatore Di Giacomo.Gli aspetti culturali di Nizza,per come li presenti tu,per me vanno benissimo:c'è di tutto e di più.Potrei migliorare il mio francese scolastico ed imparare il nizzardo.Pensa quanti vantaggi!E poi potresti raccontarmi a viva voce la tua Africa,suonarmi qualche notturno di Chopin,farmi apprezzare Bach con tutta la sua complessità....Che bel sogno,dragor, ma è necessario perchè oggi il cielo è purtroppo ancora grigio e ,data l'ora,occorre avviare il pranzo.Grazie per il tuo pezzo sul quale spero di ritornare più tardi.A presto Marianna.
Scritto da: marianna | 16/01/07 a 12:04
Cara Marianna,
un'ottima idea. Fra l'altro non perderesti niente.
Nu pianefforte 'e notte
sona luntanamente
Chopin + Di Giacomo!
Ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/01/07 a 13:09
Sono rimasto impressionato dalla "cofana" di capelli che sfoggia Jean Vigo.
Scritto da: matzudaira | 16/01/07 a 14:38
Caro Dragor, almeno la reputazione culturale Nizza è stata rovinata da un genio. Pensa a Bergamo, che è stata rovinata da Calderoli...
Scritto da: Guizzo | 16/01/07 a 14:59
Caro Matzudaira,
un precursore anche in quel campo...
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/01/07 a 15:20
Caro Guizzo,
ognuno ha il diffamatore che si merita... :))
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/01/07 a 15:21
Dragor, cosa ti aspettavi da un Parisien? Dell'ultra sinistra per giunta...cosa poteva trovare in una città che, sopratutto allora, era costruita per divertire la ricca borghesia ed aristorazia di mezz' europa?
Però oggi nella sua mancanza di grandeur, nel suo traffico disordinato, nelle sue ferrovie un pò scalcinate (e in ritardo),nel suo modo di vivere così mediterraneo (corruzione inclusa) a noi italiani sembra ancora la piu' italiana delle città francesi.
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 16/01/07 a 17:57
Caro Marco,
Parisien in senso generale (per un vero Nissart sono Parisiens anche gli abitanti di St-Laurent-du-Var), perché la sua famiglia era originaria del Sud-Ovest.
Per sembrare veramente una città italiana, Nizza avrebbe bisogno di uno stadio da foot decente. Guarda il Ray. Fa pena!
In ogni caso si possono avere dei treni che funzionano, un traffico che rispetta i diritti dell'uomo, dei sindaci che non rubano e ostentare ugualmente una simpatica aria à l'italienne. La cité è genovese, le ville riprendono il Rinascimento romano. Lo diceva anche Victor Hugo: presso le frontiere, la Francia prende il carattere del vicino...
Ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/01/07 a 18:27
E' anche quello che vorremmo dalle nostre città in Italia...ma sembra proprio che da noi l'aria a l'italienne non possa prescindere da tutti i difettucci che hai citato.
Il Ray non lo conosco (mi spiace, non ho mai amato il calcio)anzi, sai che non so neppure esattamente dove sia (immagino sia nella valle del Varo dove deportate tutte le vostre schifezze :-) )
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 16/01/07 a 18:55
A proposito del teatro dell'Opera, anch'io avevo sentito fosse di Garnier, ma poi sulle pubblicazioni locali si fa riferimento ad un architetto nizzardo ( di cui ora mi sfugge il nome ). Garnier ha sicuramente lavorato al teatro di Monte-carlo e a Bordighera (dove villeggiava).
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 16/01/07 a 19:37
Caro Marco, il Ray non è nella Plaine du Var ma in fondo a boulevard Gorbella.
A proposito di difetti franco-italiani, ti do il link di un post che avevo scritto un po' di tempo fa
http://dragor.blog.lastampa.it/journal_intime/2006/08/molti_italiani_.html
Per l'Opéra, il sito della Mairie attesta quanto segue:
Construit en 1885, sur approbation de Charles Garnier, cet établissement est dans sa conception le dernier théâtre à l’italienne.
Sur approbation puo' voler dire molte cose. Flou la Niçoise...
ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/01/07 a 19:49
Caro Dragor,
mi sembra che questo Mnsieur Vigo abbia un cognome di inconfondibile origine veneta.
Condivido la scelta di Marianna: Nizza come rifugio e 'buen retiro', appagante per tutti i gusti e le esigenze.
E poi c'è Dragor...
Ciao Tesea
Scritto da: Tesea | 16/01/07 a 22:00
Cara Marianna,
l'idea di un'isola ancora più piccola della tua (acquisita) mi attrae moltissimo, perchè mi fa intravedere mare, spiagge, nuoto. Caldo. Non il caldo di quest'inverno che non può definirsi tale, ma il caldo vero, magari tropicale. Quello africano...
E anche l'idea di Nizza è valida (cosa ne direbbe Dragor?).
Pensa che io scrivo da una brumosa (e da anni non più nebbiosa) città del Nord, dove è quasi sempre tutto grigio, salvo infuocarsi nei mesi estivi.
E ho fatto tardi anche oggi... riuscirò a farmi leggere?
Ti do ancora la Buona Notte!
Tesea
Scritto da: tesea | 16/01/07 a 22:34
Cara Tesea, il padre di Jean, Eugène Bonaventure de Vigo, era originario del Sud Ovest dove i nomi spagnoli sono comuni. Anarchico e pacifista, dirigeva a Parigi i giornali "La Guerre Sociale" e "Le Bonnet Rouge". E' morto nel 1917 in prigione, ufficialmente suicida. Questa esperienza ha segnato Jean per tutta la vita e Nizza ne ha fatto le spese. In quei grassi borghesi della Prom', Jean vedeva gli assassini di suo padre.
Good Night!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/01/07 a 23:29
Cara Tesea ho letto stamane il tuo messaggio perchè ieri sera ho fatto tardi fuori casa.Perchè non mi parli della tua città avvolta dalle nebbie.Anche la nebbia ha il suo fascino!Leggendo le tue parole mi sono venute in mente le immagini di Turner e di Friedrich,pittori del paesaggio vissuti tra fine '700 e metà '800. Inizio la mia giornata inviandoti un saluto ed un a rileggerci a presto. Marianna
Scritto da: marianna | 17/01/07 a 08:44
Dragor, il nostro non è un diffamatore, bensì un biglietto da visita...
Scritto da: Guizzo | 17/01/07 a 13:34
Guizzo, allora la cosa è decisamente preoccupante
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/01/07 a 13:41
Caro Dragor,
a ri-proposito del Teatro dll'Opera, ho trovato il nome nella scheda del "Centre du Patrimoine" ,sempre su nice.fr.
Qui dice che il progetto è di Francois Aune, architetto municipale. Ciao
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 17/01/07 a 14:26
Caro Marco,
si', l'architetto è François Aune. Il ruolo di Garnier è meglio spiegato in questo passaggio copiato dal sito della Mairie.
Le nouveau Théâtre en 1885
Le 7 novembre 1882, la municipalité décide de reconstruire le nouveau théâtre sur l’emplacement de l’ancien et charge François Aune des plans de l’édifice.
François Aune, né en 1814, architecte niçois, a obtenu un diplôme de géomètre à Turin avant d’être nommé architecte de la Ville.
Les plans qu’il propose pour le nouvel opéra sont approuvés par Charles Garnier, alors Inspecteur des Bâtiments Civils.
Grazie, ciao!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/01/07 a 15:06
Ciao, beh, ovviamente molto incuriosito, mi sono scaricato il film di Vigo (di cui conoscevo solo "l'Atalante") che ho trovato su internet in una versione restaurata dalla Gaumont nel 2001, in cui il giudizio lapidario....é scomparso!!! Comunque, per quanto innovativo sia dal punto di vista delle immagini, mi è sembrato davvero un pò scontato il messaggio; Affiancare carnevale e cimiteri? Giovani disinibite e funerali? Già visto nelle vanitas barocche caro Vigo!(anche se eri talmente giovane che la leggerezza ti si deve perdonare). Comunque non l'ho letto come un' accusa alla città quanto, come avevo immaginato, all'anziana ed annoiata moltitudine che allora la assaltava sopratutto in inverno.
Scritto da: Marco (il nizzardo balneare) | 18/01/07 a 10:29
WOW, my fatcher boght a new computer for me today!
Scritto da: dasoftup | 10/09/07 a 18:09
Good site!
Scritto da: rmsoftqy | 17/11/07 a 14:45