Li uccidero', ha detto il tunisino Azouz Marzouk quando ha saputo che sono stati i vicini di casa ad ammazzargli la moglie, il figlio e la suocera.
Mi ha ricordato "Il Vecchio Fucile" (Le Vieux Fusil), un film francese del 1974 con Philippe Noiret, il grande attore scomparso da poco. Un film che gli italiani hanno dimenticato, addirittura rimosso dalla coscienza, visto che non lo hanno quasi mai citato in occasione della sua morte. Eppure si tratta di un bellissimo film con una grande interpretazione di Philippe Noiret, forse la migliore, premiata con un César che per la Francia equivale a un Oscar. Non è strano che un film cosi' celebrato in patria sia dimenticato oltralpe?
Forse no. E fra poco capirete perché.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, a Montauban, nel Sud-Ovest della Francia, il chirurgo Julien Dandieu, un uomo mite e pacifico, partecipa a suo modo alla Resistenza, curando di nascosto i maquisard feriti. Si sente realizzato nella sua professione, ama immensamente sua moglie Clara e sua figlia Florence. Temendo di essere scoperto dalla milizia di Pétain, spedisce Clara e sua figlia nel castello di famiglia, a qualche chilometro dalla cittadina, dove spera che rimangano al sicuro fino alla fine della guerra. Ma la Panzer Division SS Das Reich, chiamata di rinforzo per contrastare lo sbarco in Normandia, uccide tutti gli abitanti del paese e massacra anche la famiglia di Julien.
Pazzo di dolore, Julien si aggrappa all’unica ragione di vita che gli resta. Quest'uomo mite e affettuoso che non avrebbe mai fatto male a una mosca sale in soffitta, ricupera il suo vecchio fucile da caccia e diventa un gelido, inesorabile strumento di morte. Conosce bene ogni passaggio segreto del castello, ogni cunicolo, ogni anfratto e approfitta del vantaggio per uccidere i tedeschi uno per uno, attirandoli in trappole, tendendo imboscate, trasformando le loro ultime ore di vita in un terribile incubo. L’astuzia, l’intelligenza e il coraggio sono le chiavi della sua vendetta.
Ecco il punto. Gli italiani hanno rimosso il film dalla coscienza perché hanno rimosso la vendetta. Qualunque offesa subiscano, gli italiani perdonano (come Carlo Castagna, il padre della moglie di Azouz Marzouk, che perdona ancora prima che abbiano finito di ammazzargli la moglie, la figlia e il nipote, il perdono più veloce del West) o credono di perdonare, dato che il perdono non è un processo razionale e la vendetta cacciata dalla porta rientra regolarmente dalla finestra nelle forme più svariate, contorte e pericolose. Ma in certi casi la vendetta vera, deliberata, consapevole, è dolcissima e diventa una ragione di vita. Lo so per esperienza.
Dragor
.
Buongiorno Dragor,
io non credo affatto al perdono. Se ami una persona e la te portano via brutalmente, non puoi restare passivo a guardare il mondo che va avanti come se nulla fosse successo.
Scritto da: Dolcyssyma | 12/01/07 a 10:29
Cara Dolcyssyma,
il perdonismo degli italiani merita un'analisi. Per quanto mi risulta, è un caso unico al mondo. In nessun paese si domanda ai parenti degli assassinati se perdonano gli assassini e in nessun paese i parenti rispondono di si'
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 10:35
Io credo che certe cose vadano vissute... non possiamo sapere come reagiremmo se dei vicini psicopatici ci sterminassero la famiglia, solo chi ci è passato sa come reagirebbe.
Che è poi il ragionamento sulla base del quale ultimamente scrollo le spalle quando qualcuno afferma perentorio "se il mio compagno / la mia compagna mi tradisse..."
Scritto da: Davide | 12/01/07 a 11:04
Caro Davide, queste cose le ho vissute. E so come ho reagito
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 11:22
Come già ti scrissi una volta, non si perdona: al massimo si dimentica, che è un'altra cosa. Il desiderio di vendicarsi è un sentimento umano e comprensibile, serve a sopraffare il proprio dolore prima che provocarne altro. Tuttavia è bene che non si traduca in atto, perché è come una bevanda che non toglie la sete ma l'alimenta ancor più.
Scritto da: Pim | 12/01/07 a 11:57
Caro Dragor,
non mi riferivo specificamente a te, la mia riflessione riguardava genericamente tutti quelli che oggi si lanciano in conversazioni da bar con commenti sulla scia del "ma come fa quello? Se fosse capitato a me...".
Nella mia esperienza, non necessariamente all'offesa segue il desiderio di vendetta. Ad esempio io ho scoperto che sono molto più portato a farmi prendere dall'amarezza che dall'ira, se dovessi ipotizzare un mio comportamento "se fossi al posto di..." darei più quotato un suicidio che una vendetta... ma ripeto, sono discorsi da bar, la verità è che non ho idea di quel che farei. E, francamente, spero di non arrivare a scoprirlo...
Scritto da: Davide | 12/01/07 a 12:16
Concordo con PIM, infatti credo (e l'ho provato per altre situazioni meno tragiche) che non si perdona affatto, ma poichè siamo umani ed animali "intelligenti" la mancanza di perdono non si traduce in atto violento.
Scritto da: Dolcyssyma | 12/01/07 a 13:11
Caro Pim, nella mia esperienza personale, la vendetta toglie la sete. Una,volta vendicati, perché si dovrebbe avere ancora voglia di vendicarsi?
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 13:55
Cara Dolcyssyma,ci sono molte forme di violenza. Con l'intelligenza si puo' scegliere la più appropriata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 13:59
Non mi piace la vendetta ma in situazioni estreme come quella dell'episodio di Erba,dall'esterno,non si può giudicare.Dovrebbe ciascuno di noi trovarsi in situazione.E nessuno,credo, può prevedere come reagirebbe.Anch'io non credo a certi perdoni facili.Perchè un autentico perdono può scaturire solo da una persona di grande fede,anche fede laica.Certi automatismi sono ridicoli o non credibili.Mi spiace per te che ti sei trovato in una situazione incresciosa.Posso chiederti quale?
A presto Marianna
Scritto da: marianna | 12/01/07 a 15:16
Non conoscevo questo film, ma leggendo questo post mi é venuta la curiosità di vederlo, per cui lo cercherò qui a Parigi...
per quanto riguarda la vendetta, penso che solo chi ha vissuto certe esperienze può capire quello che scrivi.. gli altri, al massimo, possono cercare di immedesimarsi, cosa che è comunque difficilissima..
Scritto da: Chiara | 12/01/07 a 17:06
non mi piace di questo padre che si è messo quasi al centro, lui e il suo perdono, la sua croce l'ha chiamata, senza mai una parola di rimpianto e e tenerezza per una figlia, un nipotino,una moglie persi per sempre e in quel modo.
Ognuno ha il suo modo di affrontare il dolore, ma quest'uomo esibiva il suo perdono quasi con egocentrismo già il giorno dopo la strage.
Scritto da: mm | 12/01/07 a 17:21
dragor
ho letto Rwanda.
ti abbraccio con rispetto, te e i tuoi cari, paola
Scritto da: paola | 12/01/07 a 17:36
Cara Chiara,
al cinema sarà un po' difficile, lo troverai in DVD o in cassetta. Forse anche in una salle d'essai
Ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 18:56
Cara mm,
più l'offesa è importante, prima perdonano. E' una cosa che ho notato soltanto in Italia. Sembra una cambiale in bianco
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 19:01
Grazie, cara Paola
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 19:02
Quanto orrore.
Scritto da: matzudaira | 12/01/07 a 19:06
Ho letto il post e i commenti Dragor...e così sono andata a leggermi Ruanda di maggio (quando non ti "conoscevo", non facevo ancora parte della famiglia de La Stampa)...
Vorrei dirti una cosa ma so che non sembrerebbe vera, dunque evito...Ti abbraccio e basta.
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 12/01/07 a 21:42
Dragor,
immaginavo che sarebbe stato difficile al cinema.. in effetti pensavo proprio di cercarlo in dvd, visto come ne hai parlato bene...
Scritto da: Chiara | 12/01/07 a 22:15
Cara Irene,
grazie
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 12/01/07 a 22:42
Caro Dragor, Al tempo del genocidio ruandese conoscevo un prete tutsi a Roma. Ho pensato di collegare la terribile mattanza "cattolica" con il sinodo dei vescovi africani promosso da Woytila, avvenuto pochi giorni prima. Mi ha risposto in modo esitante, che mi partato alle tue stesse conclusioni. "Pietro" ha tradìto "Gesù" ancora una volta, altro che perdono. Io prego Dio per i òiei nemici, nel senso che li trattenga dal farmi il male, ma la costa funziona poco, come ho pure imparato da Auschwitz, dove i nazi avevano "Gott mit uns". Io non posso perdonare per gli uccisi, a che titolo del testo?, ma non sono capace di odio e vendetta; può rappresentare un difetto italico, ma lo condivido, non voglio essere costretto al livello dei carnefici "Benedetti".
Scritto da: Pasquone | 13/01/07 a 11:55
PS: L'emozione ha costellato il mio post di errori. Tu comprendi il perché. Ti voglio fraternamente bene, caro Dragor.
Scritto da: Pasquone | 13/01/07 a 11:58
Caro Pasquone, i carnefici uccidono sempre in nome di Dio. Cosi' si sentono la coscienza più leggera
ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/01/07 a 15:39
Caro dragor ho letto il post sul Ruanda e non si può non essere d'accordo con te perchè l'esperienza tu l'hai fatta sulla tua pelle.Mi ha molto impressionato quanto dici a proposito di tua moglie che ha riconosciuto in Francia uno dei carnefici.Non ricordo al momento dove l'ho letto ma quel prete è in attesa di condanna.Il suo cognome per quanto difficile da ricordare mi è suonato noto.Per quel che riguarda i preti africani posso dirti che in ambienti di missione costituiscono spesso un problema per i loro stessi confratelli.E questo per mille motivi.Spesso in Africa certe vocazioni sono scelte di comodo.Il tenore di vita migliora improvvisamente e lo si vuole conservare.Ecco l'alleanza con chi detiene il potere al momento.Il concetto di famiglia allargata porta il soggetto in questione a favorire la propria famiglia di provenienza anche con denaro che dovrebbe essere utilizzato per altri scopi.Del problema della castità è poi meglio non parlare.Questo comunque come sempre non ci autorizza a generalizzare.Ci saranno pure delle eccezioni.Il grosso problema per me è quello di entrare nella cultura dell'altro,capire e non giustificare.Il genocidio in Ruanda è stato spaventoso e ricordo che all'epoca mi dissi che era proprio vero che la vita umana a quelle latitudini valeva e vale molto poco.Ma anche il vicino Burundi ne sa qualcosa.Io ho conosciuto burundesi di etnia hutu,che ora vivono in Italia,così come molti burkinabè e mozambicani. Ti premetto che amo l'Africa e poichè non ho avuto finora la possibilità di andarci,leggo molto in merito equello che ho potuto conoscere più da vicino lo devo al mondo delle ONG(Organizzazioni non governative) ed agli ambienti missionari.Questo non significa che non possegga senso critico e che non sappia fare i dovuti distinguo.Ho apprezzato ed apprezzo quello che hai narrato e ritengo che potrai insegnarmi molto.Guarda che no è piaggeria.Con stima Marianna.
Scritto da: marianna | 13/01/07 a 16:37
Cara Marianna, anche tu puoi insegnarmi molto, con la tua serenità e il tuo equilibrio.
Forse hai letto "Perché Papa Wozjtyla è moralmente responsabile del genocidio in Rwanda", ma c'è anche il post "Rwanda!" Ecco il link
http://dragor.blog.lastampa.it/journal_intime/2006/05/rwanda.html
Grazie, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/01/07 a 16:57
Ho letto,caro dragor,e ti posso assicurare che tutto quello che hai scritto poi e che noi ti abbiamo risposto non vale una riga di questa testimonianza.E' un testo che va letto e riletto molto attentamente.Io mi chiedo solo come ci si può sentire dopo aver vissuto un'esperienza del genere.Non credo sia facile riprendere una vita normale.Che dire..?Ti sono vicina anche se la nostra conoscenza è avvenuta per caso e in questo spazio mediatico.Da quel che dici poi di te e della tua nuova famiglia misembra di capire che un certo equilibrio si è ristabilito.Probabilmente perchè la vita è più forte della morte.C'è tua figlia e credo sia tutto il tuo mondo,la tua principessa.Ciao,a presto.Marianna
Scritto da: marianna | 13/01/07 a 17:52
Caro Dragor, il problema del perdono mi sembra, nell'ordinamento giuridico italiano, incentrato sul sistema della pena.
Tra misure alternative alla detenzione, arresto domiciliare, di fine settimana, misure sospensive in prova,affidamento in prova, semilibertà., liberazione condizionale controllata e assistita, semidetenzione,
libertà vigilata etc., per non parlare poi dell'indulto nonchè dell'amnistia e grazia, chi delinque è in una botte di ferro, il perdono gli è assicurato d'autorità.
E ai poveri offesi non perdonanti non resterebbe che farsi giustizia da soli.
Torniamo alla Legge del Taglione?
Ciao Tesea
Scritto da: Tesea | 13/01/07 a 22:22
Cara Marianna,
contraddico il messaggio che ti ho lasciato su "5 Cose", e intervengo rapidamente anch'io sull'argomento odierno. Buona notte!
Tesea
Scritto da: Tesea | 13/01/07 a 22:26
Cara Tesea, non parlavo dell'ordinamento giuridico ma della reazione umana. Quel è la perversione che spinge gli italiani, soltanto loro, a chiedere ai parenti di un assassinato se perdonano gli assassini? E la doppia perversione che spinge i parenti a rispondere di si', rendendosi moralmente complici?
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 13/01/07 a 23:20
Dragor io penso che sia la cultura cattolica a spingere questi Italiani a perdonare nel giro di un nano secondo gli assassini dei propri cari. Grottesto e patetico allo stesso tempo.
Scritto da: matzudaira | 14/01/07 a 10:22
Caro Matzudaira, ci ho pensato anch'io. Ma allora perché questo strano fenomeno non si riscontra in paesi dove la religione è altrettanto radicata, se non di più, come la Spagna? Seguo su TVE un programma di cronaca nera e i parenti dei morti minacciano regolarmente gli assassini di tutte le punizioni immaginabili.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 14/01/07 a 10:30
Io credo Dragor che i cattolici Italiani si sentano più "cattolici" e più vicini a Dio di qualsiasi altro cattolico nel mondo, questo a causa del cancro che ha attecchito in seno all'Italia e che si fa chiamare Santa Sede. Per questo motivo tendono a dare queste manifestazioni di ottuso estremismo religioso soprattutto quando si tratta di eventi mediatici di tale portata.
Piccola divagazione: il miracolo del sangue di S.Gennaro, che è stato ampiamente dimostrato essere il fenomeno noto come tissotropia, la proprietà di alcuni materiali (detti appunto tissotropici) di diventare più fluidi se sottoposti a una sollecitazione meccanica, come piccole scosse o vibrazioni, e di tornare allo stato precedente se lasciati indisturbati" (Wikipedia) ne è un esempio. Eppure tre volte l'anno una folla di posseduti grida la miracolo quando il cardinale Michele Giordano (indagato per usura), con una scrollata fa liquefare il sangue del santo nell'ampolla. Come te lo spieghi questo Dragor?
Scritto da: matzudaira | 14/01/07 a 11:01
Io non so se si possa perdonare perchè pur avendo avuto esperienze personali in cui ho visto e toccato con mano la crudeltà degli uomini, non ho visto uccidere qualcuno a me caro in modo così brutale come avviene purtroppo spesso. Non penso comunque che si riesca e forse non si deve dimenticare. Non so neanche se non perdonare debba significare necessariamente desiderare vendetta. Penso che uno debba desiderare la giustizia, quella vera non quella solo dei tribunali.Penso che cercare la giustizia debba essere un impegno civile di tutti da non delegare a nessuno. E per giustizia non intendo marce punitive contro qualcuno. Su questo non bisogna demordere mai. Con la vendetta (sentimeno uumanissimo in certe cirostanze) non si costruisce un mondo migliore. Lottando per la giustizia, impegnando la propri vita per questo io mi sento più lontana da chi fa del male, non sentirmi come loro un po' mi fa sentire meglio. Nel mio pos ho trascritto quello che dice Grossman, uno scrittore israeliano, che ha visto morire suo figlio in guerra. L'ho sentito in qualche dibattito che ha tenuto in Italia. Lui non è italiano, ma sa dire delle cose meravigliose, almeno per me.Non retoriche, concrete. Comunque io ho il massimo rispetto per chi non perdona dopo aver subito violenze così atroci. Dragor non conoscevo la tua storia, ma veramente ho sempre visto da ciò che scrivi che sei una bella persona. Ti sono molto vicino anche se può sembrare retorico. Ti assicuro non lo è. Io ho visto il film di cui parli. Ci doverbbero essere più film che raccontano quello che si vive in altre parti del mondo. E la gente dovrebbe andarli a vedere di più, invece che cercare solo la distrazione dai problemi. Permettimi un abbraccio
Scritto da: Giulia | 14/01/07 a 12:00
Caro Matzudaira, questi sono fenomeni d'isteria collettiva che possono avvenire anche in contesti non religiosi. Quando si desidera fortemente una cosa, si finge che esista. Ho vissuto a lungo in Africa e di fenomeni di questo tipo ne ho visti a centinaia.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 14/01/07 a 12:15
Grazie per le tue belle parole, cara Giulia.
Sono d'accordo con te, con la vendetta non si costruisce un mondo migliore.
Pero' puo' servire a sentirsi meglio. Soprattutto quando la giustizia è impotente.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 14/01/07 a 12:20
Caro Dragor, con la tua testimonianza mi hai sollecitato a raccontare qualcosa di me. Più tardi se vuoi passa e se lascerai un tuo messaggio mi farà molto piacere. I blog sono belli quando ci fanno metter un po' in relazione, non trovi?
Scritto da: Giulia | 14/01/07 a 14:25
Sai dove potrei trovare questo film in dvd o videocassetta?
grazie
Mirko
Scritto da: marco divori | 12/11/10 a 19:27