Quando giunsi alla Puerta del Sol, puntai diritto sulla taquilla, gettando un’occhiata distratta ai due blindati grigioverdi appostati davanti alla Casa de Correos e ai furgoni della Guardia Civil fermi all’angolo di calle Del Arenal. Qualunque cosa stesse succedendo all’uomo tenuto artificialmente in vita nell’ospedale La Paz, il cui stato comatoso era la causa di quel dispiegamento di forze, in quel momento m’interessava soprattutto la taquilla, perché era erano le due e un quarto di sabato e temevo di non trovare più un posto di barrera libero per la corrida di domenica. Sui manifesti affissi ai lati della taquilla spiccava il nome di Pepe Osuña, che conoscevo soltanto attraverso le cronache taurine di ABC.
Dopo avere comprato il biglietto, infilai la calle Esparteros con l’intenzione di andare nella plaza Mayor dove mi sarei seduto a un tavolo della Cerveceria Martinez per dissetarmi con una birra. Si festeggiava San Isidro e dai balconi del vicolo spiovevano tappeti di ogni colore. Mentre stavo per svoltare in plaza de Santa Cruz, una vecchia mezzo ubriaca sbucò da un portone, mi prese sottobraccio e mi costrinse a fare un giro di danza prima di tirarmi dentro il portone dal quale era uscita. Attraversammo un androne e sbucammo in un cortile con varie tavole di legno apparecchiate e una considerevole quantità di commensali. Un tizio suonava la chitarra seduto presso un tavolo.
- Siéntete - mi ordinò la vecchia indicandomi una sedia.
Mi sedetti e la vecchia mi sbatté davanti una tapa di lenticchie con chorizo.
- Come.
Cominciai a mangiare mentre il chitarrista suonava una buleria. Il gusto non era male, almeno quel poco che non era coperto dal pimento. La vecchia scolò un bicchiere di Valdepeñas che doveva essere l’ultimo di una lunga serie, poi andò in mezzo al cortile e accennò qualche passo di danza. Si capiva che un tempo doveva averci saputo fare, ma ora le sue membra anchilosate rendevano l’esibizione grottesca. Tuttavia si prese la sua razione di battimani punteggiati di anda guapa! e asì se baila!, nemmeno fosse stata la Chunga.
- Conosci Pepe Osuña? - le chiesi quando fu tornata al tavolo, pensando alla corrida del giorno dopo. - Està valiente?
Come ebbi pronunciato quel nome, il cortile divenne silenzioso.
- Hai sentito, Paco? - chiese la vecchia al chitarrista. - Vuole sapere se Pepe Osuña està valiente.
- Diglielo, Manola - rispose Paco. - Digli se està valiente.
- Pepe Osuña - disse la vecchia, guardandomi fisso negli occhi con le sue iridi nere. - Pepe Osuña tiene el olor de la muerte.
- El olor de la muerte?
Paco suonò alcuni accordi sulla chitarra e riconobbi le malinconiche, struggenti note del Concierto de Aranjuez.
- Sì, el olor de la muerte.
- E a che cosa assomiglia? - chiesi incuriosito. - A che cosa assomiglia el olor de la muerte?
- Se vuoi sentire el olor de la muerte... - Paco suonò un lento arpeggio. - Se vuoi sentire el olor de la muerte, sali a bordo di un battello quando enormi onde grigie gonfiano il mare. E quando il mal di mare ti avrà sconvolto le viscere, quando il tuo vomito sarà diventato nero, quando il malessere ti farà desiderare di non essere mai nato, scendi sottocoperta. Scendi sottocoperta e appoggia la fronte al vetro di un oblò. Quell’odore di ossido del telaio di ottone, quell’odore di ossido e di salino misto al sentore di vomito, quello è el olor de la muerte.
Paco suonò un accordo.
- Oppure va’ alle sei del mattino di un'umida giornata d'autunno alla cancellata che circonda il Parque del Retiro, quando l'odore delle foglie sfatte impegna l'aria - continuò la vecchia. - Va' in calle Pelayo, dove incontrerai le vecchie che scendono dal mattatoio dopo aver bevuto il sangue dei bovini appena macellati. Avvicinati a una di loro e senti il suo alito. Quell'odore di sangue marcio, di foglie sfatte e di una vita al tramonto, quello è el olor de la muerte.
Paco suonò un altro accordo.
- Quando hai el olor de la muerte, la gente non ti vede, non ti parla, non ti sente - continuò la vecchia. - Tutti ti sfuggono, i cani ti pisciano sulla gamba. E’ come se fossi già morto.
- Come Franco - dissi.
- Come Franco - ripeté Paco.
- No, Franco està muerto ya - disse la vecchia. - E' già morto.
Rise, mostrando le gengive sdentate.
Il giorno dopo all’arena, al tercio de muerte dopo una grande corrida, mentre l’orchestra suonava un paso doble, Pepe Osuña eseguì un pase de pecho seguito da un molinete. Il corno del toro gli sfiorò la coscia, la folla gridò olé. Eseguì un altro pase de pecho, un altro molinete. Stavolta il corno si piantò nella coscia, il toro alzò la testa, sollevò Pepe Osuña e se lo gettò alle spalle. Pepe Osuña atterrò sulla testa e rimase immobile nella polvere impastata di sangue.
Più tardi, mentre uscivo dall’arena, sentii l’altoparlante. “Pepe Osuña non è sopravvissuto alle sue ferite. Tardarà mucho en nacer un andaluz tan valiente, non nascerà tanto presto un andaluso così coraggioso.”
Gli strilloni vendevano i giornali della sera. Vidi il titolo: Franco falleciò ahier a las tres y treinta de la tarde. Franco è morto ieri alle tre e mezzo del pomeriggio. Per motivi di ordine pubblico, la notizia viene data soltanto oggi.
A Ernest Hemingway
Dragor
Io passerei sul mio blog se fossi in te ihihihihihihihihihihihih
Scritto da: Gloria | 07/03/07 a 10:56
Pezzo stupendo come solo tu sai realizzare.In pochi secondi mi hai trasportata in un mondo di sogno.Io ho letto quasi tutti i libri di Hemingway.Quello che più mi è rimasto nella mente è Festa Mobile. Qui siamo in Spagna ,una Spagna che va vissuta con tutti e cinque i nostri sensi.
Tornerò presto,perchè questa è solo una pausa.A più tardi.Marianna.
Scritto da: marianna | 07/03/07 a 11:35
¡Señor, yo soy encantado!
Scritto da: Pim | 07/03/07 a 11:36
Hai grande abilità nel costruire contesto e personaggi.Ma la musica è come la sentissi...
Tu possiedi l'arte del raccontare.Me ne sono resa conto nell'altra bella storia che avevi scritto su Gaudì.Ed a me piace molto ascoltare storie.Qui poi c'è la morte che aleggia nell'aria e fa a pugni con la voglia di vivere di una terra,che è tutta colori.Bravissimo.Tornerò a rileggerla perchè ogni volta mi par di cogliere una nuova sfumatura.
Buon pranzo.A più tardi.Marianna.
Scritto da: marianna | 07/03/07 a 13:01
Wow, TypePad ha ripreso a funzionare e posso inserire commenti!!!
Marianna e Pim, grazie per avermi letto e per essere stati al gioco. Certo, l'originale è un'altra cosa. Ma è anche vero che, quando Franco è morto, Hemingway l'aveva già preceduto. Cosi' non resta che farlo rivivere...
Ciao a tutti
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 07/03/07 a 21:25
Caro Dragor,
questo è un grande pezzo di letteratura.
Mi rallegra il contenuto: finalmente un torero, anzi, un macellaio 'matato'!
Che tenessi per il toro tu non avevi dubbi, vero?
buona notte Tesea
Scritto da: Tesea | 07/03/07 a 21:45
Sono andata su di un altro blog ed ho letto che c'è un problema dei bloggers de La Stampa.Qual è?
Mi piacerebbe capire.
Il tuo pezzo resta valido anche se fosse un adattamento da uno scritto di Hemingway.Che lo scrittore fosse già morto suicida prima di Franco penso lo sappiano un po' tutti.Anche perchè Hemingway in Italia ha goduto di una certa popolarità e diffusione sia per gli scritti che per le trasposizioni cinematografiche le notizie di cronaca mondana che i rotocalchi davano.Questo negli anni 60'-70'.Franco mi pare sia morto nel 1987 o 1985.Non ricordo bene.
A presto Marianna
Scritto da: marianna | 07/03/07 a 21:48
Grazie, cara Tesea, ma non sei un'eccezione. Il toro e il torero sono complementari. Un toro bravo sa conquistare il rispetto del pubblico e dà lustro alla sua ganaderia. Se il torero non riesce a imporre la suerte, per i veri aficionados il toro merita la vittoria.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 07/03/07 a 23:01
Cara Marianna, Franco e morto nel 1975, Hemingway quasi dieci anni prima. Si', abbiamo un problema con TypePad, il server che ci permette di pubblicare. Ogni tanto qualcuno resta isolato e non puo' più pubblicare commenti, post o entrambi. C'è stato perfino uno sciopero che ha avuto una risonanza nazionale.
Un caro saluto, buona notte, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 07/03/07 a 23:06
bello dragor, complimenti
ciao
Scritto da: montgolfier | 08/03/07 a 12:17
Dragor sei un "godibillio". Bravissimo. Ma perchè Marianna non mette lo spazio dopo la virgola ed il punto?
Scritto da: barbet | 12/03/07 a 02:17