I sondaggi fatti dalla Stampa e da Repubblica su Annamaria Franzoni sono puro sciacallaggio effettuato per bassi motivi commerciali come sostiene Giulia o un’interessante indagine sociale per vedere se il giudizio popolare corrisponde a quello della giuria? Forse una cosa non l‘esclude l’altra. Non è detto che un’inchiesta fatta per aumentare le vendite non abbia anche un valore sociale. I lettori di un giornale hanno il diritto di trovare anche le informazioni che non sono politicamente corrette. In una società civile, si deve poter usare i media per conoscere qualsiasi dato, anche per scrivere una tesi di sociologia.
Mi dà più fastidio la mancanza di rispetto e di senso delle proporzioni. Con tutti i drammi che accadono nel mondo, i giornali italiani danno troppo risalto alla cronaca nera, ai faits divers che in Francia sono confinati in qualche trafiletto nelle pagine interne e al massimo compaiono su settimanali specializzati come Le Nouveau Detective. La TV non è da meno, Rai Uno ha addentato Cogne come un bulldog e non l'ha mollata nemmeno per il papa. Basta un piccolo crimine, possibilmente a sfondo sessuale, perché i giornali italiani calino come mosche sul miele consacrando pagine e pagine all’avvenimento. Pubblicano nomi, cognomi, indirizzi, descrizioni, fotografie e ed esprimono giudizi con dispendio di aggettivi fantasiosi e pittoreschi, quegli aggettivi di cui alcuni rigorosi quotidiani tedeschi hanno proibito l’uso per limitare l’interferenza dell’articolista nella pura cronaca. Non sfugge niente, il deprimente squallore del quartiere, il patetico gusto piccolo borghese dell’arredamento, il nauseabondo fetore di orina delle scale, la trasandatezza dell’abbigliamento, i lineamenti grossolani, le scarpe scalcagnate, i peli nelle orecchie. Queste non sono informazioni, sono pettegolezzi e i giornalisti ne approfittano perché sono in posizione di forza, perché sanno come penetrare nell’intimità di una persona ancora sotto shock per cavarne tutti i bocconcini più squisiti da dare in pasto alla morbosa voracità popolare. A una condizione: che la persona in questione non sia un giornalista, perché in questo caso scatta un’omertà da fare impallidire quella mafiosa. Avete mai visto sui giornali i crimini e la vita intima di un giornalista spiattellati in pasto al pubblico? Nemmeno per sogno, in questi casi la corporazione si comporta come il Vaticano con i preti pedofili.
Ma in altri casi dà prova di una pruderie al confine del bigottismo. E’ esemplare il caso di Le Monde. Nel 1992 una ragazza è stata violentata in un vagone del métro di Parigi e e nel riportare il fatto Le Monde ha specificato che i violentatori erano magrebini. Questa è discriminazione razzista, ha detto qualcuno. Un francese che violenta è semplicemente un violentatore mentre un magrebino che violenta è un violentatore magrebino. Giusto, ha riconsciuto la redazione. D’ora in poi ci asterremo dal rivelare la nazionalità. Ma dopo qualche settimana, qualcuno ha fatto notare: se scrivete Mohamed, Karim, Jamel, tutti capiscono che si tratta di arabi. Giusto, ha riconosciuto la redazione. D’ora in poi non pubblicheremo più i nomi degli arabi. Ma dopo qualche settimana, qualcuno ha fatto notare: se pubblicate soltanto i nomi europei, quando non li pubblicate si capisce che sono arabi. Giusto, ha riconosciuto la redazione. D’ora in poi non pubblicheremo nemmeno i nomi europei. Ma dopo qualche settimana, qualcuno ha scritto: sono uno studente di criminologia e sto facendo una tesi sui rapporti fra immigrazione e delinquenza. Perché nella cronaca nera nascondete le informazioni? Giusto, ha riconosciuto la redazione, d’ora in poi sopprimeremo la cronaca nera.
Anche senza cadere in questi ridicoli eccessi di correttezza politica, il sistema migliore rimane quello francese. Raccontare i fatti ma designare le persone con le sole iniziali fino al termine delle indagini. Prendete il caso di Rignano Flaminio in cui i giornali italiani hanno già pubblicato nomi, cognomi e indirizzi. E se poi finisse tutto in una bolla di sapone? Scagionati o meno, quei poveracci resteranno marchiati a vita. E’ già successo che qualche innocente sbattuto in prima pagina come un mostro si sia suicidato per sfuggire alla vergogna. A volte basterebbe inserire le iniziali invece dei nomi e si eviterebbero molte complicazioni...
Dragor
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