Un simpatico lettore di nome Andrea ha scritto in margine a un mio vecchio post nel quale me la prendevo con Indro Montanelli dicendo che non sapeva scrivere. Ecco la prima delle sue lettere:
Dalle tue parole emerge un certo disprezzo per Montanelli, per il suo lavoro, e devo premettere che rispetto la tua opinione. Volevo solo chiederti, se posso disturbarti, di citare un articolo, o un passo di Montanelli nel quale si puo' ravvisare la sua "patologica diffidenza nei confronti del progresso" ed il suo frequente uso di "arcaiche espressioni toscane". Te lo chiedo perche' interesserebbe anche a me leggere uno scritto di Montanelli contenente queste caratteristiche.
Per quanto riguarda la «patologica diffidenza verso il progresso», gli ho risposto, un giornalista che rifiuta il computer è come un viaggiatore che rifiuta la ruota. E per quanto riguarda la forma, ho risposto che la mia osservazione riguarda praticamente tutto quello che ha scritto. Ecco qui, debitamente analizzata, parte della risposta di Montanelli a un lettore. Le espressioni scorrette sono sottolineate, poi seguono le motivazioni e finalmente la traduzione in italiano.
In questa nostra lingua italiana non si finisce mai di spiegarci: c’è sempre bisogno, poi, di spiegare cosa si è spiegato. Non è, caro Fabio, colpa tua. Ma forse nemmeno colpa mia. Vediamo dunque di capirci prendendola da un altro verso. Mi pare che ne valga la pena perché non è frequente trovare uno studente di liceo (e per di più scientifico) che sa in che anno, in Italia, cadde la Destra, e che s’interessa a queste cose.
1) Pleonasmo, appesantisce il testo. 2) Poco chiaro. 3) Troppe virgole, rendono difficile la lettura e la comprensione del testo. Inoltre i due punti sono ingiustificati. 4) «Cosa» da solo è sconsigliato. Meglio «che cosa» o «quello che». Comunque si poteva usare un sostantivo per evitare la perifrasi. 5) Due virgole in una frase cosi’ breve sono troppe, il periodo procede a singhiozzo. 6) "Colpa": ripetizione che si poteva facilmente evitare rendendo la frase più lineare. 7) Suona antiquato 8) Prendendo che cosa? 9) "Da un altro verso": forma antiquata 10) Forma farraginosa, poco scorrevole. 11) Mai scrivere due «che» di seguito con significati diversi 12) Preferibile il congiuntivo 13) Troppe virgole, complicano inutilmente il periodo 14) Il passato remoto è antiquato, meglio il passato prossimo. 15) Consigliabile il congiuntivo 16) Meglio «di».
16 improprietà in poche righe. Ammetterete che si puo' fare di meglio. Ed ecco la TRADUZIONE:
«Nella lingua italiana passiamo così tanto tempo a spiegare che poi dobbiamo spiegare la spiegazione. Non è colpa tua, caro Fabio, e forse nemmeno mia. Per capirci meglio, proviamo a considerare la situazione da un altro punto di vista. Mi pare che ne valga la pena, perché non succede spesso di trovare uno studente di liceo (e per di più scientifico) che sappia in quale anno è caduta la Destra in Italia e che s’interessi di queste cose.»
UNA FRASE è come la curva di un circuito di Formula Uno: c’è un solo modo ottimale di scriverla e chi la scrive è il campione. Tutti gli altri gli restano dietro. Ecco perché molti italiani non sanno scrivere. Prendono come modelli Alessandro Manzoni e Indro Montanelli, esempi da evitare come la peste perché stanno a uno scrittore come Sato sta a Schumacher: escono di pista ogni 20 metri. Per il contenuto è questione di gusti (io non lo condivido, ma questa è un'altra storia). Ma la forma non è un'opinione. Uno stile confuso equivale a confusione mentale. Costruite periodi lineari, puliti, non li imbottite di virgole, non usate termini ampollosi e non sbagliate i congiuntivi.
Dragor
.
Ultimi commenti