In Italia ogni giorno ci sono quattro morti sul lavoro. Quando sono sparsi, se ne parla con trafiletti microscopici nelle pagine interne dei giornali, un contributo fisiologico a quel Moloch che ogni giorno si divora la sua razione di vittime sacrificali. Già l’idea del lavoro è odiosa. Perché dobbiamo lavorare? Perché Dio lo ha ordinato cacciando Adamo ed Eva dal paradiso terrestre? Un accidente. Se Dio lo ha ordinato, è un’ottima ragione per fare il contrario. Il lavoro è peccato, non l’ozio. Un peccato mortale contro la natura umana. Dobbiamo metterci in testa che siamo al mondo per divertirci. La specie umana dà il meglio di sé quando si diverte, non quando lavora, a meno che non faccia un lavoro divertente come gli artisti che sono gli unici a divertirsi con il lavoro coniugando l’homo ludens con l’homo faber. Ma la maggior parte dei lavoratori assomiglia più a Charlot che avvita il bullone nella linea di montaggio che a Picasso che dipinge in mutande quando ne ha voglia e guadagna un miliardo per linea. E ogni tanto la linea di montaggio miete vittime, mentre non risulta che qualcuno ci abbia lasciato la pelle tirando una linea. Ecco il destino dei lavoratori: crepare un po’ per volta con la routine lavorativa o crepare tutto in una volta quando gli succede una disgrazia. Come dire che crepano in ogni caso. Vista la situazione, c’è da stupirsi che qualcuno lavori.
Quando i quattro morti quotidiani non sono disseminati dalle Alpi alla Sicilia ma crepano tutti nella stessa fabbrica, come i quattro poveracci bruciati vivi nell’acciaierIa ThyssenKrupp di Torino, allora i media si svegliano e sparano titoli in prima pagina. Ma perché? Sparsi o concentrati, quattro morti sono quattro morti. Non è che i morti concentrati siano più morti degli altri. Anche loro sono vittime del sistema inumano di produzione che considera la vita una merce sacrificabile nell’interesse dei padroni. E non venire a dire che è questione di sicurezza, i morti sul lavoro ci sono in ogni paese. Per eliminarli c’è un solo sistema: eliminare il lavoro. Ci dev’essere un modo per vivere senza lavorare. Quando l’avremo trovato, saremo tutti un po’ più vivi.
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Dragor
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Caro Dragor,
per vivere senza lavorare dovremmo tutti vivere a quelle felici latitudini dove la natura ti offre spontaneamente tutti i beni di sussistenza.
Vedi l'Africa, per esempio.
Ma allora, perchè tutti gli Africani sognano solo di venire "à l'Europe"?
Tesea
Scritto da: Teseag | 08/12/07 a 15:04
Quella delle morti sul lavoro è una cosa serissima. Sopratutto perchè nei luoghi di lavoro,fabbriche o cantieri,non sempre vengono rispettate le norme di sicurezza. Per non parlare di quei lavoratori che, obtorto collo, sono costretti ad accettare lavori in nero,per cui le loro morti spesso vengono occultate con i sistemi più disparati.
Bisognerebbe non aver bisogno di fare certi lavori.Fare solo lavori creativi. Ma, lo sappiamo bene, non è per tutti.
L'homo ludens mi va bene ma l'homo faber non può non essere.Non avremmo lo sviluppo delle civiltà.
Saremmo ancora fermi all'aratro a chiodo ed alla zappa.Non credi?
A presto. Marianna.
Scritto da: marianna | 08/12/07 a 16:59
Purtroppo è proprio come dici tu, Marianna.
E questo è niente: cosa ci riserverà il futuro, la "civiltà", il progresso?
Tesea
Scritto da: Teseag | 08/12/07 a 21:20
C'est un véritable génocide, 100 000 morts annoncés à cause de l'amiante, interdite en 1997, alors qu'on savait qu'elle provoquait des cancers depuis plus d'un siècle.Le nombre de cancers, de suicides, de maladies chroniques explosent.
En France en 2006 : 537 décès, 35 millions de jours d'incapacité temporaire, 47000 arrets de travail avec incapacité permanente...
Le plus cynique étant qu'on demande aux salariés, aux citoyens de régler la facture quant aux entreprises...Non ce n'est pas le plus horrible ; le plus terrifiant, ce sont mes collègues de travail qui réclament de travailler plus pour gagner plus, de travailler le dimance, de supprimer la durée légale du Travail...Ils fournissent eux-meme, volontairement, leur chair et leurs os...Qu'ils soient maudits.
http://www.dailymotion.com/relevance/search/accident+travail/video/x3nm47_la-classe-ouvriere-va-au-paradis-8_shortfilms
PS : Tu connais le petit livre de Lafargue, Dragor ?
Bonsoir, Alex
Scritto da: alex | 09/12/07 a 00:23
Cara Tesea, ovviamente per scroccare le allos. Sono il corrispondente di quella natura idillica che offre tutti i beni di sussistenza, scomparsa da un pezzo come provano le carestie che affliggono il continente nero. Qualcuno, come alternativa alla morte per fame, sceglie la morte alla catena di montaggio
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 09/12/07 a 08:14
Cara Marianna, non sono d'accordo. E' grazie all'uomo ludens che la civiltà si evolve. Non è un caso che sia nata dove il clima permetteva di non lavorare. Aristotele, Pitagora, & C erano ludens. Il faber riesce soltanto ad abbrutirsi
Un abbraccio, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 09/12/07 a 08:18
Cara Marianna, non sono d'accordo. E' grazie all'uomo ludens che la civiltà si evolve. Non è un caso che sia nata dove il clima permetteva di non lavorare. Aristotele, Pitagora, & C erano ludens. Il faber riesce soltanto ad abbrutirsi
Un abbraccio, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 09/12/07 a 08:19
Alex, une petite consolation: en France en 2006 il y a eu 600 décès moins qu'en Italie. + de pognon - de boulot!
Oui, l'éloge de la paresse. C'est mon livre de chevet :-)
Ciao, bonne journée
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 09/12/07 a 08:29
Ciao, Dragor.Buona giornata. Vorrei dire a proposito dei morti per amianto che in Italia,non solo nelle regioni depresse del sud ma anche in Piemonte,perchè conosco e seguo più da vicino, le morti per amianto sono parecchie e lì dove si dovrebbe smantellare, non sempre è stato fatto.
Purtroppo.
A presto.Non importa se non siamo d'accordo sul ludens e faber.
Ti vorrei ricordare però che nel tardo medio-evo proprio le attività agricole e mercantili,svolte(ahimé per te!) all'interno dei monasteri, hanno gradualmente consentito dei cambiamenti nella società,che poihanno prodotto quella che noi chiamiamo età moderna ossia il periodo storico che va dal 1492 al 1789.
Circa le date gli storici non sono pignoli.Alcuni le fanno slittare in avanti o indietro ma sostanzialmente il periodo è quello.
A presto. Marianna.
Scritto da: marianna | 09/12/07 a 09:06
Cara Marianna, non confondiamo la civiltà economica o tecnologica con quella del pensiero. I greci non erano meno civili perché non avevano la televisione o il cellulare. E Diogene abitava in una botte
A presto, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 09/12/07 a 09:53
Triste consolation ! Un petit blues : John Henry. Un homme qui se met en compétition avec un marteau à vapeur... il gagne... et meurt.
http://fr.youtube.com/watch?v=54GNI2K3-ec&feature=related
Bonne journée, Alex
Scritto da: alex | 09/12/07 a 10:26
Ciao Dragor. Gli antichi greci disprezzavano il lavoro manuale (per quello c'erano gli schiavi...), gli ebrei lo vedevano come pena da scontare, Gesù Cristo diceva che non si possono servire sia Dio che Mammona... Con la riforma e il calvinismo si è instillata l'idea che il successo ottenuto qui sulla terra è indice della predestinazione decisa da Dio. E da allora tutti si sono affannati a produrre e il lavoro è diventato la nuova religione. Le cronache degli ultimi giorni ci mostrano che anche la professione di calciatore uccide per l'abuso di farmaci... Oggi una via di salvezza la vedrei nella disattesa dei modelli di consumo che ci vengono imposti. Per farla breve: per vivere felici non servono molti soldi, quindi prima di fare ore di straordinario pensiamoci bene. (Tra gli operai morti nella fabbrica torinese ce n'erano alcuni che erano alla quarta ora di straordinario...)
Scritto da: matteo | 09/12/07 a 17:15
se è per questo, dragor, si muore anche divertendosi..
ciao! prish
Scritto da: Prishilla | 09/12/07 a 22:42
Ciao a tutti,
In generale ci sono tre genere di persone in pericolo di vita:
.Il viaggiatore.
.la persona anziana
.La persona gravamente malata
Ma la società moderna ha purtroppo aggiunto un quatro tipo:tutti noi che usciamo la mattina per andare a lavorare con il rischio di non ritornare a casa come gli operai della Thyssen.
Anch'io sono un metalmeccanico e martedi è previsto un sciopero regionale di 8 ore con presidio davanti la sede della FERRARi a maranello.
L'azienda dove lavoro fornisce pezzi alla FIAT.
Diciamo che dobbiamo consegnare x pezzi al giorno.
Quei bastardi sanno benissimo che sabato 8 è festa e domenica è il giorno del signore ma ci hanno chiesto 3x pezzi per lunedì.Alcuni colleghi sono andati a lavorare sabato e domenica e alle feste di natale non ci pensano neanche.
Anch'io sono partisan du moindre effort comme Corinne Maier.
L'ozio è un diritto!
Ci hanno rovinati i sacerdoti.
(Ora e labora) ma loro non fanno un c....
Se in sicilia vige la legge dell'omerta perchè la gente si giustifica con il TENGO FAMIGLIA.
Oggi che lavora 12 ore al giorno dice: c'ho il mutuo!
Ma perchè chi paga l'affitto è ricco?
Scritto da: Osman | 09/12/07 a 23:43
Dimenticavo.
Vi signalo l'ottimo reportage de L'espresso di questa settimana (7 dic) sul genocidio del Rwanda con le foto di S.Salgado
Guardate gli occhi di questi innocenti che non hanno fatto male a nessuno e stanno aspettando giustizia in vano...
Terribile...
Scritto da: Osman | 10/12/07 a 00:15
Dragor, temo che non ci sia modo per evitarci di lavorare.
D'altronde, certe forma di arte richiedono operai, pensa all'architettura che tanto ami.
In quanto all'equazione vita uguale lavoro, che passa attraverso la concezione di vita come espiazione, non posso che darti ragione. Esiste nel nostro substrato culturale. Dei vecchi contadini che conosco, lavorano nonostante l'attività sia in perdita. Hanno la pensione, e la spendono per lavorare. Dalle mie parti è diffusissima l'idea che ciò che non è lavoro, è inutile.
Quest'idea ha portato ad un grosso boom economico, ma sarebbe errato gettare via del tutto questo modo di pensare. Ho visto persone che lavorando, hanno reso questi posti, una volta affamati e miseri, prosperosi. E adesso anche qui, qualcuno si converte in homo ludens.
Scritto da: X | 10/12/07 a 00:23
ALEX
Merci du petit blues. Cela prouve que des fois mieux vaut perdre le match...
MATTEO
Concordo su tutto. Il lavoro dev'essere considerato un male necessario, non un idolo al quale sacrificare. E' una questione di prospettive
PRISHILLA
Ho sempre sognato di morire in questo modo :-)
OSMAN
Da parte di una persona che vive questa realtà ogni giorno, la tua testimonianza vale più di tutto il mio post. Se sei d'accordo, lo mettero'al centro di uno dei miei prossimi post. Grazie per la segnalazione dell'articolo sul Rwanda
X
Certo, questo post è volutamente estremista per invitare a considerare il lavoro in una prospettiva diversa. Se fosse considerato un male necessario e non un fine, cambierebbero molte cose e si arriverebbe a un maggiore equilibrio fra il tempo che s'impiega per guagnare dei soldi e quello a disposizione per goderseli
Grazie a tutti per i vostri commenti, buona giornata, a presto
dragor(journal intime)
Scritto da: dragor | 10/12/07 a 06:06
Sono cresciuto in un quartiere-fabbrica e ricordo "certe" notti, quando si sentiva qualche esplosione venire dagli impianti o arrivava la notizia che qualche catena era stata fermata (segno di incidenti).
Dunque manifesto tutto il rispetto ed il "dolore" possibili.
Però voglio raccontare una "storia" che potrebbe accadere e che lascerebbe molti delusi.
In un impianto ogni caposquadra ha l'incarico di verificare, ad inizio turno, la conformità dei diversi "mezzi di sicurezza" (porte, scale, estintori, idranti eccetera) ed ogni lavorante ha l'incarico di portare a ricaricare immediatamente gli estintori se vengono usati, prima ancora che diventino scarichi.
Sempre nello stesso impianto c'è una squadra che ha l'apposito compito di controllare l'efficienza dei macchinari periodicamente e di provvedere alle manutenzioni.
Tutto quello che riguarda la sicurezza può essere richiesto e verificato dal RLS, come sappiamo tutti noi lavoratori, che è un nostro rappresentante.
Mi seguite, no?
In tot giorno questo impianto va smantellato e trasferito.
Dei professionisti, dei tecnici producono un piano che viene negoziato con i Sindacati, per i licenziamenti-trasferimenti e per i turni-straordinari necessari a mantenere le commesse ed a smontare gradualmente i macchinari.
naturalmente si fanno delle riunioni con i lavoratori per spiegare (formare) cosa sarà fatto ed a cosa stare attenti e verranno messi dei cartelli e degli avvisi (informazione e segnaletica).
Anche in questo caso tutto quello che riguarda la sicurezza può essere richiesto e verificato dal RLS, che è un rappresentante noi lavoratori, e che può "tranquillamente" denunciare il tutto, far venire il medico della ASL ed i Vigili, chiedere l'intervento del Sindacato eccetera.
E mi chiedo: "Se in questo impianto dovesse succedere una tragedia ed il "padrone" può dimostrare che ha fatto tutto questo (procedure antincendio, manutenzione periodica, formazione al personale ed informazione di rito) come andrebbero le cose in un Tribunale?
Scritto da: demata | 10/12/07 a 18:15