Come accontentare il popolo? I Romani dicevano con panis et circenses, ma oggi il pane ce l’hanno tutti, il foot si vede alla TV eppure la gente brontola. E’ chiaro che ci vuole qualcosa di più, magari un po' di fantasia nello stile delle case...
Se date un’occhiata agli stili dell’architettura di Nizza, non trovate soltanto il Secondo Impero, l’Art Nouveau e l’Art Déco, ma anche il postmoderno. Il postmodernismo è un movimento iniziato e teorizzato dall’americano Charles Jencks che reintroduce gli stili del passato. In Francia fa furore quello neoclassico lanciato dal catalano Ricardo Bofill.
ANCHE GLI EDIFICI postmodernI di Nizza s’ispirano al suo stile. Qui sotto potete vedere il Grand Central, costruito negli anni Novanta nell’avenue Thiers a 2 passi dalla mia casa,
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LE GRAND CENTRAL (cliccare per ingrandire)
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un mostro lungo 200 metri nel quale potete passare la vita senza mai uscire perché si trova di tutto. E’ forse l’unica architettura postmoderna borghese di un certo rilievo presente a Nizza. Se volete fare il pieno di postmoderno borghese, vi conviene andare a Monaco dove ce n’è per tutti i gusti. Noialtri siamo democratici e abbiamo avuto la brillante idea di costruire dei meravigliosi edifici postmoderni ad uso popolare, ossia delle HLM (Habitation à Loyer Modéré, abitazioni ad affitto moderato). Ecco degli esempi nella banlieue est di Nizza, quartiere St-Roch. Con questa orgia di frontoni e colonne, i Blacks e i Beurs (come in argot si chiamano i neri e gli arabi) hanno l’impressione di vivere in una copia dell’Eliseo e fanno i bravi invece di bruciare le macchine e picchiare i flic come i loro colleghi della banlieue parigina, ancora rinchiusi nelle orrende HLM degli anni Sessanta e quindi giustamente incavolati contro il regime.
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VISTO? Bastava pensarci. Panis, circenses, columnae e il popolo non rompe. Qualcuno avrebbe dovuto dirlo a Le Corbusier: sulle tue porcate metti un frontone neoclassico come fanno gli americani con le banche e i poveri si sentiranno ricchi.
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IMMOBILI RUE BRAILLE
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Questo è stato precisamente il ragionamento di Florestano di Fausto, il tizio che ha progettato il Consolato d’Italia a Nizza e senza saperlo ha inventato il postmoderno ancora prima di Jencks.
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NICE
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E’ STATO per causa di forza maggiore, perché Mussolini gli ha ordinato: “Costruisci un consolato che faccia crepare d’invidia quegli sbruffoni di francesi e che possa diventare la Casa del Fascio quando avremo conquistato Nizza.” Doveva essere un colosso stile Las Vegas (di oggi), ma i soldi che gli ha dato per finanziare la baracca non bastavano nemmeno per la casa del custode. Così il poveraccio si è arrangiato come poteva, accennando un frontone qui e una colonna là nel disperato tentativo di fare qualcosa che sembrasse imponente. Ne è venuto fuori un pastiche che oggi il mio amico Michel Stève, storico dell’architettura nizzarda, descrive in questo modo: “ E’ chiara la volontà di un’espressione possente… ma è l’espressione eccessivamente spoglia che rende questo edificio un’aberrazione stilistica.” Tutta invidia, non vuole riconoscere che gli italiani hanno inventato il postmoderno prima degli americani. Pane, colonne e fantasia.
Dragor
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Seguendo e leggendo i testi del corso di laurea in architettura (studi di mia figlia) ho sempre immaginato gli architetti come persone di estrema cultura e sensibilità. Il loro lavoro quello di creare un contesto urbano e sociale armonico,non uniforme, ma armonioso e vivibile.
Ho realizzato alla fine di non aver capito nulla.
Ed infatti tantissimi centri urbani, di tutte le dimensioni, sono stati trasformati in cessi estetici, funzionali e sociali.
Scritto da: luigi | 07/12/07 a 10:54
Plaisir aigu de Nice en partie traversée. Prodigieux jardins publics pétant de rarissimes végétaux. Fronts de maisons soignés sur de fastueuses avenues. La vieillesse, certes, par là, et la maladie vigilantes, comme n'importe où. Mais une apparence générale de la réussite humaine où le luxe éclate fils et parent de la lumière.
Dans le car les gens s'esquichaient. Un drole de bonhomme à voix bizarre, correctement vetu, farceur et fada, prononçait, un peu pour lui-meme, un peu pour la galerie, des mots du terroir, "ratapignata", "tavan", "api", chauve-souris, taon, céleri, pour le plaisir de les entendre, et je me surprenait de les comprendre, touriste hypocrite. (Audiberti).
L'aventure tragi-comique du consulat d'Italie me rappelle le livre d'Italo Calvino : l'entrata in guerra, ou une bande de jeunes fascistes part à la conquete de Menton. Irresistible.
Bonne journée, Alex
Scritto da: alex | 07/12/07 a 12:17
Carissimo Dragor i post che realizzi sull'architettura e sulla tua città sono sempre quelli che mi affascinano di più.Probabilmente è come tu affronti i temi d'architettura.E poi imparo.E poi ancora con le bellissime immagini è come passeggiare per la città.
Bravissimo.
A proposito del contatore e delle provenienze delle visite, cosa che m'interessa, non ti ho mai chiesto dove cliccare una volta dentro il contatore.
Non l'ho fatto perchè mi dispiace disturbarti tutte le volte. Se me lo dici, mi fai contenta. Grazie.
Ciao. Buon pranzo ma ci ritroviamo nel pomeriggio.
Marianna.
Scritto da: marianna | 07/12/07 a 13:12
Si' Luigi, infatti la gente preferisce visitare i centri storici non contaminati dall'International Style. Quando questi edifici sono concentrati, come alla Défense a Parigi, non va a vederli nessuno. Sono rare le architetture del dopoguera che meritano una deviazione
Un saluto, ben tornato
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 07/12/07 a 15:30
Cara Marianna, grazie. Forse ti piacciono perché non parlo male dei preti... :- Per par condicio, potresti vedere quello che ha scritto Biz.
Per il contatore ti ho risposto a parte. A presto, buona giornata.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 07/12/07 a 15:34
Hélas Alex, le nissart a presque disparu avec ses mots du terroir, bien que le dernier carré refuse de se rendre et cherche à donner de l'oxygène à une langue agonisante.
Moi aussi je voulais écrire un post rigolo sur la conquête de Menton, puis j'ai découvert que Calvino m'avait précédé et j'ai laissé tomber. De toute façon ces ploucs ont abîmé Villa Rosa, le superbe jardin sévillan de l'écrivain Blasco Ibañez
A la prochaine, ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 07/12/07 a 15:47
Carissimo Dragor ho visto nel contatore e la cosa è molto divertente.
I preti non c'entrano perchè non pensare che io poi abbia una gran stima della categoria presa in blocco, a scatola chiusa.
Io faccio dei distinguo.
E poi anche se tu attaccassi dei laici come fai con Benedetto o l'Islam, io ti direi ugualmente d'essere meno aggressivo.
Probabilmente io non amo i toni accesi perchè ho avuto un padre perennemente nervoso,in più un militare.L'uomo che ho sposato infatti all'opposto è calmissimo.
Oggi dico anche troppo calmo.Un po' di dinamismo non guasterebbe nella coppia.
Vedi gli scherzi che fa l'essere vissuti in un modo piuttosto che in un altro?
La nervosetta in famiglia sono io(come il papà) anche se non traspare nei rapporti con gli altri.
A presto e sempre grazie per la tua disponibilità.
Marianna.
Scritto da: marianna | 07/12/07 a 16:39
Un giro interessante.
Devo dire che questo tipo di postmoderno è anche il postmoderno più facile e sbagliato. Appunto, alla Bofill senza averne lo smalto e violentando, (non si capisce se per volontà o totale ignoranza) la sintassi e la grammatica del linguaggio classico della architettura.
Credo per ignoranza, perchè se fatto volontariamente avrebbe comportato un gioco di tipo manierista.
Il concetto interessante della architettura e urbanistica cosiddetta "post moderna" non consisteva, come negli esempi che hai mostrato - nell'applicare elementi storicistici su normali condominiazzi, ma nel proporre un modo di costruire le città e le abitazioni più vicino alla tradizione europea (vedi i lavori di Leon Krier; che tuttavia, come architetto scasava un po' anche lui, a differenza del suo amico Porphirios che invece era assai controllato).
ciao
Scritto da: Biz | 07/12/07 a 18:15
Comunque, questa attenzione al passato nasce in realtà in Italia, nel dopoguerra "neorealista" e poi con la generazione successiva (quella di Rossi, Gabetti ed Isola, Portoghesi, per intenderci). Agli italiani veniva più naturale, mentre ho sempre detestato il post-modern francese.
Scritto da: Biz | 07/12/07 a 18:21
molto interessante, tanto per cambiare :)
anecòico
ps. "panem" è meglio :P
Scritto da: anecòico | 08/12/07 a 04:00
Cara Marianna, JI è un blog d'assalto. Come cambiare la sua natura? :-)
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 08/12/07 a 08:25
Biz, con un po' di buona volontà, anche Muzio e Piacentini potrebbero essere considerati degli antesignani del postmoderno. E' una particolarità degli italiani che anche nel periodo dell'Art Déco si sono sempre riallacciati al passato.
Quanto al manierismo, se ci si limitasse a copiare l'architettura antica si regredirebbe all'eclettismo o al romanticismo. Bofill non mi piace, pero' bisogna riconoscergli una certa originalità
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 08/12/07 a 08:32
Emanuele, grazie. Ma non ho ancora capito se bisogna usare il nominativo o l'accusativo. Puoi spiegarmelo tu? :-)
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 08/12/07 a 08:35
Non bisogna cambiare la natura del blog.Assolutamente no.
Non sarebbe più lo stesso piacere leggerlo. I toni però.....
Un abbraccio mattutino.
A più tardi per leggerti. Marianna.
Scritto da: marianna | 08/12/07 a 08:58
uppercarità, col latino c'ho litigato da piccolo... in teoria la locuzione più usata è "pane et circenses" ;)
buon w/e
anecòico/emanuele
Scritto da: anecòico | 08/12/07 a 12:54
"Pane e circenses" assolutamente no. La locuzione d'uso è all'accusativo, "panem...", però va bene anche la versione di Dragor: panis, al nominativo.
Quanto agli stili architettonici, Milano vanta palazzi anni '20 che rassomigliano quelli postmoderni del post.
Tesea
Scritto da: Teseag | 08/12/07 a 14:59
sì sì... paneM
mi è rimasta una "M" nella tastiera eheh
anecòico
Scritto da: anecòico | 08/12/07 a 16:29
Caro Dragor,
grazie per il tuo intervento costruttivo sullo splendido post antinipponico di Homing Pigeon.
(Con tutto il rispetto che provo per il Sol Levante, ma non quando dichiara guerra alle balene.
Mi andrebbe meglio persino Pearl Harbor).
Tesea
Scritto da: Teseag | 08/12/07 a 21:25
Cara Tesea, grazie per il panis.
Infatti, nella mia risposta a Biz, ho citato Muzio e Piacentini che hanno costruito molto a Milano
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 08/12/07 a 21:45
Cara Marianna, soprattutto i toni. Un blog d'assalto ruggisce, non bela :-)
Goonight, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 08/12/07 a 21:52
Caro Dragor,é PANIS o PANEM?
Panem et circenses (letteralmente, Pane e giochi del circo) è una locuzione in lingua latina molto conosciuta e spesso citata. Era usata nella Roma antica.
Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, questa frase non è frutto della fantasia popolare ma ha un autore specifico. È stata creata infatti dal poeta latino Giovenale (Satire, 10 81).
(tratto da it.wikipedia)
Complimento per il tuo blog.
Paolito
Scritto da: paolito | 09/12/07 a 20:09
Caro Paolito, grazie della preziosa precisazione. E anche per i complimenti, ne sono onorato
Buona giornata
dragor(journal intime)
Scritto da: dragor | 10/12/07 a 06:36