E' LA NOTTE BUIA E NEBBIOSA del 26 dicembre 1985. Un’ombra silenziosa si avvicina alla casa solitaria nella piccola radura in mezzo alla foresta. Tenta la maniglia della porta che cede al tocco, entra nella piccola dimora e si dirige con sicurezza nel soggiorno ornato da un grande albero di Natale. Sopra la mensola del caminetto è appeso un panga, una specie di machete usato dai bracconieri per aprirsi il cammino nella giungla e ammazzare le bestie. E’ stato sequestrato qualche anno prima ed esposto come un trofeo.
L’ombra stacca il panga dalla parete, poi si dirige verso la porta che ammette alla camera. L’apre e sbircia nell’interno. Sul letto è sdraiata una donna dai lunghi capelli castani raccolti in una treccia. Vinta dalla stanchezza, si è addormentata mentre guarda le fotografie dei suoi amati gorilla. L'ombra si avvicina al letto, alza il panga e lo cala sul cranio della donna spaccandolo in due. Per misura di sicurezza vibra altri colpi sul petto, sulla gola e sulle braccia, poi getta l’arma e se ne va lasciandosi alle spalle un corpo insanguinato.
Così è morta Dian Fossey, la protettrice dei gorilla di montagna nel Parco dei Vulcani, in Rwanda. Uccisa come molti suoi pupilli e sepolta presso la sua amata Digit, la gorilla uccisa e decapitata dai bracconieri nel 1978. Il gorilla di montagna è uno splendido animale che nel 1963, all’arrivo di Dian sui monti Virunga, dove si trova una parte del suo habitat esteso fra il Rwanda, lo Zaire e l’Uganda, era ridotto a circa 150 esemplari e stava per sparire definitivamente dalla faccia della terra, minacciato dai bracconieri e dai contadini che distruggevano il suo habitat naturale. Dian Fossey si è stabilita sulla montagna e ha protetto la colonia studiando minuziosamente le sue abitudini, distruggendo le trappole dei bracconieri Twa (i pigmei che da generazioni uccidono i gorilla) e cacciando via i turisti che secondo lei attaccavano ai primati le malattie dell'uomo. Certo, Dian non aveva un buon carattere. Mio padre, che l’ha conosciuta, l’ha descritta come un’arpia inselvatichita che accoglieva la gente a colpi di fucile. Ho parlato con uno studente neozelandese che ha descritto la sua esperienza con Dian Fossey come un inferno: ore di pattuglia per cercare i bracconieri e distruggere le trappole mentre lui avrebbe voluto studiare i gorilla. Ma è a questo prezzo che Dian è riuscita a salvare la sua colonia.
Chi ha visto il film “Gorilla nella Nebbia” avrà letto la didascalia finale in cui si afferma che l’assassino non è mai stato trovato. Non poteva essere la vendetta di un bracconiere, perché l’assassino non ha rubato i dollari che Dian teneva in un cassetto e ha utilizzato un’arma trovata sul posto. Il governo rwandese dell’epoca, la dittatura clerico-fascista di Juvénal Habyarimana, ha frettolosamente accusato due capri espiatori: Emmanuel Rwelekana, una guida locale che Dian Fossey aveva licenziato, e Wayne McGuire, un giovane studente americano che lavorava con lei. McGuire è stato rimpatriato dopo un accordo del governo americano con quello rwandese. Rwelekana si è “suicidato” 9 mesi dopo nella prigione di Kigali, ma è stato chiaramente assassinato perché non potesse dimostrare la sua innocenza.
Soltanto nel 1995, dopo la caduta della dittatura di Habyarimana e la presa del potere da parte dei Tutsi, le lingue si sono sciolte e la gente del posto ha indicato l’assassino: Protais Zigiranyirazo, prefetto di Ruhengeri dal 1974 al 1989. Questo tizio (il fratello di Agathe, la moglie del dittatore Habyarimana, una megera ancora più feroce del marito e una delle principali istigatrici del genocidio) faceva pagare a ogni turista 200 dollari per vedere i gorilla e se li intascava quasi tutti, cosa che gli permetteva di vivere come un nababbo benché dichiarasse di guadagnare soltanto 300 dollari al mese come prefetto. Così non gli andava il fatto che Dian cacciasse via i turisti a fucilate. E non solo, ma si accordava anche con i giardini zoologici per rifornirli di piccoli gorilla intascando cospicue commissioni. S’infischiava del fatto che per catturarne uno si dovesse massacrare tutta la famiglia e magari qualche altro membro del gruppo venuto in soccorso. In ogni caso per i bracconieri era un valore aggiunto, perché la testa e le mani del gorilla hanno un notevole valore commerciale per gli idioti che le credono dotate di poteri magici. In Canada per motivi di studio, Protais era stato espulso per avere minacciato di morte due studenti Tutsi che lo avevano accusato di pianificare il genocidio. Dopo la caduta della dittatura e la vittoria del Front Patriotique Rwandais tutsi, “Monsieur Z”, come veniva chiamato, è scappato in Kenya e poi in Belgio dove è stato arrestato il 9 giugno del 2001 con una duplice accusa: avere organizzato l’assassinio di Dian Fossey e contribuito al genocidio nella provincia di Ruhengeri. Oltre ad avere stilato le liste dei Tutsi da ammazzare, il buon Protais aveva disposto 3 barriere per arrestare i Tutsi da massacrare a colpi di mitra e di machete.
Adesso si sta godendo il soggiorno nella prigione di Arusha (Tanzania) in attesa del processo che gli varrà qualche decina di ergastoli. Una giusta punizione per il genocida di umani e gorilla.
Dragor
La terza foto dall'alto l’ho fatta io sul versante zairois dei Virunga (cliccare per ingrandire)
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Anche quest'altro si godrà un bel soggiorno, Dragor (http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2008-03-12_112207225.html)
buona giornata
Scritto da: D'IO | 14/03/08 a 11:38
Ops...
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2008-03-12_112207225.html
Scritto da: D'IO | 14/03/08 a 11:41
Grazie, caro Francesco. Su Seromba e i suoi complici avevo scritto un post
http://dragor.blog.lastampa.it/journal_intime/2007/04/quei_preti_assa.html
In prima istanza era stato condannato a 15 anni ma in appello gli hanno dato l'ergastolo. E se lo merita tutto
Ciao, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 14/03/08 a 12:01
Sono contento. Per una volta tanto un maiale, assassino e genocida di esseri viventi paga. M auguro che il carcere sia una orrenda, sordida cella. Ed ancora peggiore per quell'infame bastardo di prete assassino.
luigi
Scritto da: luigi | 14/03/08 a 12:18
Carissimo Dragor, quando accadde l'omicidio di Dian Fossey, rimasi profondamente colpita perchè questa donna meritava e merita grandissimo rispetto per quel è riuscita a fare. La gente comune intorno a me-ricordo benissimo- non riusciva a capire come fosse possibile dedicare la propria esistenza ai gorilla di montagna e per di più da parte di una donna.
Il post è molto bello anche perchè consente di capire meglio di che pasta fossero fatti gli uomini del precedente regime.
E' vero che la corruzione è generalizzata a qualsiasi latitudine ma la pianificazione di un genocidio, addirittura dall'estero, è un po' troppo.
Mi piacerebbe scrivessi qualcosa , un giorno, su Habyarimana.Ma di ben pepato.
Un abbraccio. Marianna.
Scritto da: marianna | 14/03/08 a 17:15
Caro Dragor,
il post è molto bello. Spero riesca a sensibilizzare almeno qualcuno sul problema di questi poveri e mansueti bestioni in via di estinzione.
Complimenti!
Tesea
Scritto da: tesea | 14/03/08 a 21:49
Caro Luigi, su Seromba avevo scritto ma tornero' sull'argomento. Perché i media non hanno riferito tutta la storia
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/03/08 a 10:08
Cara Marianna, grazie per l'apprezzamento. Con Habyarimana ho un conto in sospeso (che non creda di essersela cavata morendo) ma soprattutto con sua moglie che è ancora viva.
Scrivero' quanto prima... con la penna intinta nel sangue delle vittime
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/03/08 a 10:12
Grazie, Tesea. Se dovessero estinguersi, sarebbe una nuova vergogna per l'umanità
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 15/03/08 a 10:16