Per evitare che si ripetano sgradevoli incidenti come quello della turista musulmana respinta al museo di Ca’ Rezzonico perché portava il niqab che le lasciava scoperti soltanto gli occhi, e per evitare che i custodi che hanno soltanto cercato di fare il loro dovere vengano minacciati di licenziamento dal direttore e trattati da “stupidini” dal sindaco, ecco la proposta che risolverà ogni problema: dotare le turiste musulmane di venezianissime bautte.
La bautta non era usata soltanto durante il carnevale, ma veniva portata in varie occasioni. Era composta da un velo nero detto tabarro, un tricorno nero e una maschera bianca d’estate e nera d'inverno. Con questo travestimento le veneziane potevano permettersi ogni audacia, sicure di conservare un perfetto anonimato.
Ai nostri giorni la legge italiana proibisce di coprirsi il viso, ma per la bautta si potrebbe fare un’eccezione. In fin dei conti era obbligatoria per le signore che andavano a teatro, un’attività che potevano praticare soltanto in incognito perché certi spettacoli erano considerati scandalosi e le donne per bene non avrebbero dovuto vederli. Così si potrebbe prestarla alle musulmane che vogliono vedere i peccaminosi nudi di Tiziano, di Tiepolo o di Lazzarini senza farsi sgridare dal marito. Fra l’altro gioverebbe all’ambiente: popolata di signore in bautta, Venezia assomiglierebbe a un quadro di Longhi.
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Dragor
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