“STASERA vado a giocare a boccette con i negri. Tanto agli italiani non dispiace” aveva detto un membro del clan Casalesi a un suo compare. Qualche ora dopo tre innocenti africani che aspettavano l’autobus venivano falciati da una raffica partita da una macchina in corsa. Visto il successo, il clan ha replicato con i sei africani massacrati con 130 colpi di mitraglietta in una sartoria di Castelvolturno (Caserta). “La droga non c’entra, è razzismo”, protestano terrorizzati gli africani del posto. “E’ una strage terrorista e razzista”, conferma il magistrato Franco Roberti. “Gli italiani sono razzisti”, si legge nei blog africani dal Senegal alla Tanzania, dallo Zambia al Mali.
Ecco una strage razzista: lo dicono gli amici delle vittime, gli assassini e gli inquirenti. Allora dove sono finiti i benpensanti così pronti a mobilitarsi per Abdul ucciso a Milano in una rissa per il furto di qualche biscotto, pronti a scendere in piazza anche se il magistrato aveva detto che il razzismo non c’entrava? Perché nel caso di Castelvolturno, un massacro effettuato da una banda più feroce del Ku Klux Klan, nessuno ha denunciato il torbido clima che spinge alla caccia dell’immigrato? Perché hanno manifestato soltanto gli africani mentre gli italiani si sono guardati bene dall’offrire la loro solidarietà? Perché nessuno ha invitato a partecipare ai funerali delle vittime, com’è stato fatto per Abdul? Perché la Chiesa non ha aperto bocca? Sembra che sei neri uccisi a sud di Roma non ne valgano uno ucciso a Milano.
A Castelvolturno comandano i casalesi e chiunque vada contro i loro interessi rischia di finire al cimitero. Francis, Elay, Akej e gli altri si battevano per i diritti degli immigrati, così sono stati trucidati dai moderni schiavisti per i quali gli immigrati non devono avere nessun diritto. Che cosa si aspetta a sbattere i Casalesi in galera prima che ammazzino qualcun altro? Che cosa si aspetta a denunciare questo ripugnante episodio di razzismo? E che cos’aspettano gli italiani a esprimere in massa la loro solidarietà alle vittime? Non avranno tutti paura della camorra.
Dragor
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Carissimo Dragor, hai ragione nel dire che c'è troppo silenzio sui morti ammazzati di Castel Volturno.
Io credo che non sia solo timore della camorra ma ignoranza del pianeta Africa.
La gente non legge e non s'informa per cui,il nigeriano spacciatore o, peggio, mafioso, ed un altro africano, che con il primo non ha nulla da spartire, sono per l'opinione pubblica la stessa cosa.
Si fa presto, ignorando, a fare di tutta un'erba un fascio.
Perciò il nostro compito come blogger è informare, provocare, denunciare perchè solo così, gradualmente, certe realtà si disvelano e la gente comune comincia a capire.
Buon pranzo.
Marianna
Scritto da: marianna | 22/09/08 a 12:52
Cara Marianna, quello che mi colpisce sono i due pesi e due misure. Per l'africano di Milano si sono mobilitati tutti, per i sei di Castel Volturno nessuno. Nessuno si è sognato di assimilare Abdul agli spacciatori di droga e gli hanno perdonato senza difficoltà il suo peccato veniale di un piccolo furto. Mentre quei sei poveracci che per il momento sembrano "puliti" e probabilmente sono stati uccisi per il loro impegno con gli immigrati (un'attività che dovrebbe risvegliare la coscienza di chi è sempre pronto a gridare al razzismo)non si è mosso nessuno. Ti risulta che Micromega abbia dedicato loro 2 righe?
A presto, buon appetito
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 22/09/08 a 13:41
Il peso e la misura è la camorra che blocca con il terrore ogni iniziativa civile. E nessuno ha la forza di capire che se non si comincia a rischiare, non ci sarà mai nessuna soluzione.
luigi
Scritto da: gobettiano | 22/09/08 a 21:36
Ma non vedo dove stia il problema, il tiro al nigros è uno sport per gente civile e altolocata come il golf. Certo non può essere un gioco popolare, ma gli scacchi lo sono?
Scritto da: Ray Milland | 23/09/08 a 10:25
Non si spara ai negri anche se tutto sommato avrebbero rotto il cazzo sono troppi e ci stanno invadendo!
Scritto da: Giovanni senza terra | 24/10/16 a 00:00