Prima di gridare al ghetto, all’apartheid e all’intolleranza razziale perché la Lega ha proposto delle classi d’inserimento per stranieri, gli italiani farebbero meglio a guardarsi intorno e confrontare la loro situazione con quella dei paesi vicini. Le classi per stranieri esistono in Francia e in Svizzera, paesi che non possono certamente essere considerati razzisti. In Francia si chiamano Classi d’Integrazione (CLIN), in Svizzera Classi di Sviluppo e d’Integrazione.
L’idea non è quella di discriminare gli stranieri, anzi. Si ritiene che con una migliore conoscenza della lingua e dei codici culturali del paese ospitante, i figli degli immigrati potranno inserirsi meglio nella scuola pubblica. Lo scopo è quello di accogliere il nuovo allievo in una struttura specifica per permettergli di ricuperare il suo ritardo linguistico e culturale, in modo che possa entrare al più presto nella sua classe di referenza. Nessuno si sogna di contestare queste classi e sembra che i risultati siano soddisfacenti. La maggior parte degli allievi usciti da questi corsi s’integra con successo nelle classi normali.
A questo punto possiamo considerare un interessante studio effettuato qualche anno fa in Svizzera: scolarizzati in classi normali, i figli degli immigrati imparano la lingua del paese di accoglienza prima di quelli delle classi d’inserimento. E non soltanto, ma non rallentano l’apprendimento degli allievi del posto. Questo risultato è stato scientificamente stabilito per i bambini aventi lo stesso livello d’intelligenza e le stesse conoscenze linguistiche. Certo, nelle classi speciali i bambini stranieri beneficiano di una migliore assistenza, ma sono meno stimolati a imparare la lingua nei contatti con i loro compagni.
Ecco quello che dovrebbe essere l’argomento di un dibattito razionale: le classi per stranieri sono utili o no? Fate un esperimento e confrontate i risultati. Ma per favore, lasciamo da parte il razzismo, l’apartheid, la ghettizzazione e l’intolleranza che in questo caso servono solo a chi strumentalizza ogni situazione per i propri interessi politici.
Dragor
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Dragor, hai fatto bene a citare la Francia e la Svizzzera. Mi sembra che anche in Germania dovrebbe esserci qualcosa di simile.
Purtroppo negli ultimi tempi in Italia ragionare serenamente è diventato impossibile.
Buona giornata e a presto
Fino
Scritto da: Fino | 16/10/08 a 11:23
La questione esiste. In Italia ci sono numerosi esempi di sperimentazioni dagli esiti piuttosto interessanti. In Svizzera, che meglio conosco, le classi di inserimento sono strutturate con il concorso degli insegnati della classi dove i ragazzi poi andranno. Voglio dire che le classi di inserimento sono un passaggio di un globale percorso di inserimeto. Per quanto ad oggi noto la proposta leghista si limita alle classi separate e basta. La differenza che se questa solzuzione fa parte di un òiano globale di inserimento come in Svizzera è un contro. Altrimenti è tutta una cosa diversa.
Basta guardare il miserevole dietrofront che l'Europa ha imposto a questo disgraziato paese in materia di immigrazione e clandestinità.
luigi
Scritto da: gobettiano | 16/10/08 a 12:16
Fino, come al solito in Italia prevale il muro contro muro. Ognuno resta fedele ai propri interessi politici e si rifiuta di affrontare il problema in modo pragmatico.
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Caro Luigi, se ho letto bene, il sottogretario all'istruzione parla di classi d'inserimento e di classi-ponte. In breve, di classi sul modello svizzero e francese. Ma una parte dell'opposizione e dei media fa credere che si tratti di una separazione definitiva e lancia anatemi apocalittici. Tutto questo è una cortina fumogena che impedisce di affrontare il problema in modo pragmatico
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Grazie per la vostra visita, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/08 a 12:42
Carissimo Dragor, il problema è solo come verranno realmente gestite le classi per stranieri.
Io mi auguro che il personale docente sia all'altezza cioè bilingue e competente sotto il profilo didattico-pedagogico.Perchè insegnare a ragazzi stranieri non è facile e spesso in realtà dove non esiste neanche la figura del mediatore culturale.
Dall'esperienza della città dove vivo i ragazzi stranieri inseriti in classi normali, sia alle medie che alle superiori, non hanno quasi mai raggiunto i livelli dei loro coetanei italiani.
Ed io ho sempre pensato che i docenti non avessero le dovute competenze come è realmente nella maggior parte dei casi.
Qui abbiamo adolescenti nord-africani, cinesi, pakistani, senegalesi, bielorussi, ucraini , etc.
Un po' di tutto e con percorsi precedenti molto differenti.
Le famose funzioni-obiettivo sono servite solo ad elargire qualche spicciolo in più ai docenti.
Quest'anno, nella mia scuola, un istituto tecnico, la funzione obiettivo per stranieri è stata addirittura soppressa.
Motivo? Probabilmente il denaro è stato destinato ad altro.
La scuola, come dovrebbe essere, nonostante la buona volontà di alcuni docenti, resta un bel libro dei sogni.
Buon pranzo e un abbraccione!
Marianna.
Scritto da: marianna | 16/10/08 a 13:10
Cara Marianna, come mi conferma mia figlia che ha fatto tutto il percorso scolastico, gli ultimi della classe, gli elementi più turbolenti e i primi ad abbandonare la scuola sono figli d'immigrati o anche cittadini francesi che pero' a casa non parlano francese. Vale a dire in larga parte arabi e portoghesi. Questa marginalizzazione non dipende soltanto dalla lingua, ma la lingua è un fattore importante. Se non conosci bene la lingua nella quale viene dispensato l'insegnamento, i risultati saranno sempre mediocri. Ecco perché le classi d'inserimento possono dare un contributo all'integrazione. Ovviamente con insegnanti capaci, ma questo è sottinteso. Con insegnanti incapaci non si possono istruire nemmeno gli indigeni.
Un abbraccio anche a te, buon pranzo, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/10/08 a 13:49
Mi sembra di buon senso il post di Fino dove parla di classi separate per materie specifiche e poi tutti insieme nelle attività di corollario.Parlando di "classi ponte" sembra quello l'intendimento della proposta.Staremo a vedere, ma bisogna anche avere il coraggio di provare a cambiare perchè,nella maggior parte dei casi, così non funziona.
Cordialità
Scritto da: resistenza enogastronomica | 16/10/08 a 14:10
Dragor, ti do completamente ragione.
Una piccola aggiunta:
Tutto il clamore suscitato, accuse di razzismo, apartheid, ghettizzazione, sono studiate a tavolino.
Ci scommetto: questo governo ha bisogno di far parlare di se, ed hanno i migliori analisti e consulenti per farlo.
Lo sanno quale sarà l'immagine risultante del governo a fine ciclo (di notizie): un governo che ha preso una decisione impopolare ma efficace.
In realtà, la situazione non cambierà di molto, o forse peggiorerà.
8 miliardi in meno alla scuola, non aiutano né l'istruzione né l'integrazione: ecco un fatto oggettivo sul quale ci possiamo basare per valutare l'interesse del governo nella scuola.
Con questa notizia sono riusciti a spostare l'attenzione su quest'argomento, poco interessante di per se (passare da corsi di italiano intensivi a classi separate), invece che lasciarla sui pesanti tagli che hanno mobilitato centinaia di migliaia di persone in questi ultimi giorni.
Scritto da: X | 16/10/08 a 14:33
Dragor ripeto la questione è quella di percorsi globali di inserimento. Altrimenti continuando con provvedimenti spot, scoordinati e collegati, invece che integrazione si realizza ben altro.
luigi
Scritto da: gobettiano | 17/10/08 a 08:03
Mia moglie insegna in un liceo del torinese, questa proposta della Lega l'ha fatta inorridire. Nella scuola italiana gli studenti stranieri non vengono gettati allo sbaraglio, bensì seguono un percorso di integrazione che comporta l'insegnamento della nostra lingua. A suo dire, in molti casi sono addirittura più tutelati di quelli italiani. Ho seguito la vicenda di un ragazzo rumeno che ha imparato ad esprimersi piuttosto bene, è arrivato all'Esame di Stato e ha conseguito una buona votazione.
Confinare questi ragazzi in classi apposite è del tutto inutile, anzi contribuisce ad isolarli ancor più.
Ciao Dragor, buona giornata.
Scritto da: Pim | 17/10/08 a 08:26
X, si puo' anche disapprovare l'idea,ma su basi didattiche. Tirare in ballo l'apartheid mi sembra inutile e fazioso
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Certamente, Luigi. Il successo di un'idea dipende dalla qualità della sua attuazione. Con i provvedimenti spot non si va lontano
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Pim, infatti ho citato lo studio svizzero in cui si dimostra che i bambini scolarizzati nelle classi normali imparano la lingua più in fretta. Con questo post volevo soltanto dire che il problema va considerato in una prospettiva didattica. Gridando anatemi e tirando in ballo il razzismo non si risolve niente
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Grazie a tutti per i vostri commenti e per avere alimentato questo dibattito. Buona giornata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/10/08 a 08:52
Dragor, non solo è inutile e fazioso tirare in ballo l'apartheid, ma è anche utile, paradossalemente, ai fini propagandistici.
Scritto da: X | 17/10/08 a 14:06
la proposta va vagliata da un punto di vista pedagogico, non ideologico: di per sè non è razzista. bisognerà vedere come verrà messa in pratica, cioè se le classi di inserimento saranno un passaggio finalizzato all'integrazione o determineranno una ghettizzazione degli alunni stranieri. io non condivido le polemiche aprioristiche di questi giorni, non accompagnate da proposte concrete per attuare la legge nella maniera più garantista per gli immigrati. anche altrove (http://current.com/items/89424262_cari_immigrati_imparate_la_lingua_italiana) ho letto riferimenti al modello svizzero.
Scritto da: lucyintheskywd | 19/10/08 a 12:22
Sono d'accordo, lucyintheskwid. Che le classi d'integrazione siano utili o meno, è una questione solamente pedagoica. Ma come rileva X, la questione è stata sfruttata per fini propagandistici: il governo la usa per distogliere l'attenzione da altri problemi, l'opposizione per dare addosso al governo. Che strazio!
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E' vero X, nella marea di polemiche si è finito per perdere di vista la questione centrale: le classi d'integrazioni sono utili o no?
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Pim, puo' darsi che l'inserimento non comprenda soltanto la lingua ma anche l'apprendimento dei codici culturali del paese di accoglienza. Almeno in Francia si pensa questo. Infatti le nostre banlieues sono modelli d'integrazione... :-))
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Grazie a tutti per i v ostri interventi, a presto, buona domenica
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/10/08 a 13:53
ma secondo voi.. che cosa ne puo capire quella grande figlia di niente della scuola?.. ci sta dentro? ah? ditemi sa qualcosa della scuola? non insegna! non è una studentessa! non lavora nella scuola! vuole fare solo i comodi del governo! adesso anche queste classi per stranieri.. non si vergogna? se fossi uno straniero mi sentirei offeso.. mi sentirei tradito.. ho alunni stranieri certamente piu bravi di molti italiani.. e se si comincia cosi.. finiranno anche loro cosi.. messi in classi alternative.. ma non si vergogna.. deve viverla la scuola.. prima di dire qualcosa..
Scritto da: prof aurelio | 29/10/08 a 21:26