Tutti i grandi pensatori del XIX secolo ritenevano che il XX sarebbe stato quello del progresso, della civiltà e della ragione. Noi posteri lo abbiamo vissuto dall’inizio alla fine e sappiamo che si sono sbagliati. Certo, il XX secolo è quello della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dei quali fra poco si festeggerà il 60° anniversario, ma anche quello di Auschwitz e dei gulag, di Hiroshima e Nagasaki, del terrorismo, del fanatismo e del razzismo. Un tragico paradosso: il secolo dei Diritti dell’Uomo è anche quello della sua distruzione.
Chi sono i barbari che additiamo come responsabili? “Sono sempre gli altri”, dice ironicamente Montaigne. Qualunque cosa facciamo, noi siamo modelli di civiltà. Il primo a usare la parola “barbaro” è Omero a proposito dei Carii, un popolo che secondo lui non sa parlare e si esprime per borborigmi (bar-bar), come dire per rutti e peti. Al giorno d’oggi il numero di persone che si esprime per rutti e peti è ancora molto diffuso, non necessariamente nelle società cosiddette primitive. Secondo Nietzsche la responsabile è la cultura di massa: più si diffonde, più s'indebolisce. Nel XVIII secolo solamente il 2 per cento delle persone era alfabetizzato, ma il loro livello culturale era megagalattico se confrontato con quello medio di oggi.
Questa minoranza sapeva scrivere correntemente in greco e latino, conosceva la filosofia classica a memoria, in 10 minuti ti componeva un sonetto dalla metrica perfetta, maneggiava la storia come Livio o Sallustio, aveva nozioni di scienze naturali, di matematica, di astronomia, di zoologia, di botanica, di fisica, di chimica, di geografia, di medicina, si dilettava di musica e di pittura, scriveva con una grafia meravigliosa usando penne d’oca e carta di stracci all’incerto chiarore di vacillanti fiammelle. Sono loro che hanno conferito alla nostra cultura l’aura della civiltà, il rimanente 98 per cento era composto da bruti. E oggi la cultura di massa non ha cambiato i termini: a fare la civiltà è sempre il solito 2 per cento, gli altri si esprimono per rutti e peti. In poche parole, sono barbari.
“Cultura” è una parola inventata da Cicerone e designa il lavoro dell’anima su se stessa, con il quale l’uomo coltiva il pensiero originariamente sterile. In questo deserto la cultura fa spuntare fiori, piante e frutti, trasformandolo in una meravigliosa oasi. Nella nozione di cultura c’è l’idea della coltivazione di se stessi, ovvero della cura dell’anima. Per un antropologo non esiste la barbarie, ci sono soltanto culture diverse. E’ l’approccio filosofico, tramite la critica e l’etica, che permette di considerare la barbarie come distruzione e desertificazione.
I Romani distinguevano due forme di barbarie: una barbarie dura, la ferocitas, rappresentata dai popoli distruttori del Nord, e una barbarie molle, la vanitas, rappresentata dalla debolezza, dalla decadenza e dall’inconsistenza che secondo loro caratterizzavano i popoli orientali. La nostra società le ha inglobate entrambe: da una parte la violenza insensata, la distruzione dell’ambiente, la guerra, il razzismo, il fanatismo, dall’altra il rimbecillimento di massa, la mollezza del consumismo, la decadenza della droga, il trionfo dell’irrazionale. Nutrite a peti e rutti, le masse li riproducono in una catena senza fine. Altro che cercarli altrove, i barbari siamo noi.
Dragor
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Il tuo pezzo di oggi è superlativo! Degno di andare in HP.
Quello che scrivi è verissimo e lo vediamo giorno dopo giorno nelle scuole, nelle università, nei media. Per non parlare del chiacchiericcio che ci tocca subire purtroppo da quello che denominiamo "prossimo".
Ci sarà un'inversione di tendenza? Io spero di sì ma è ancora lontana perchè occorre toccare il fondo necessariamente.
Tu una volta lo hai detto per un altro contesto ed avevi perfettamente ragione.
Difendiamo intelligenza e cultura autentica con tutte le nostre forze.
E' la causa migliore che possiamo servire.
Un abbraccio affettuoso e grazie di tutto.
Marianna
PS.
Ti ho letto in posta, ho stampato, riletto e riflettuto a lungo.
Ti risponderò appena possibile.Grazie.
Scritto da: marianna | 21/11/08 a 13:07
PER OSMAN: I COMMENTI MIO E DI FINO SONO SPARITI! VAI A RIPESCARLI!
MARIANNA
Scritto da: marianna | 21/11/08 a 13:19
Non c'è dubbio! E' molto corretto.
luigi
Scritto da: gobettiano | 21/11/08 a 17:47
Excellent post. Les facultés extraordinaires de Montaigne étaient dues aussi en partie au Montravel. Une petite appellation entre Saint-Emilion et Bergerac que je te recommande. Le barbare, lui, boit de la bière comme dans l'illustration d'où les éructations.
Alex
Scritto da: Alex | 21/11/08 a 18:24
Grazie cara Marianna, ma la HP non è stata aggiornata cosi' la questione rimane ipotetica :-) Secondo me la cultura, quella vera, è rappresentata da un nocciolo duro che non supera le proporzioni del passato. La massa sembra più acculturata ma si tratta soltanto di un'illusione
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Grazie Luigi. Un apprezzamento da parte tua è molto lusinghiero
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Alex, je parts tout de suite en quête de Montravel. Ça doit être la potion magique des philosophes
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Grazie a tutti per i vostri commenti, buon sabato, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 22/11/08 a 14:46
Ottimo pezzo.Andrebbe approfondito.Ci vuole un bis perché "ça laisse un goût d'inachevé."
La cultura di massa è inevitabile perché è il veicolo del consumismo.
Per cui essa deve essere accessibile a tutti.Dal momento che esiste l'industria culturale non è più cultura.
Un quiz televisivo sponsorizzato da un detersivo è presentato come il massimo della cultura.
Quando un concorrente non trova la risposta è ridicolizzato dal conduttore: ma dai è un classico! Lo sanno tutti.
Non c'è da stupirsi se il 98% si nutre di peti e rutti.
I mezzi di diffusione di cultura di massa agiscono per diverse ore al giorno, praticamente ogni giorno dell'anno, e raggiungono potenzialmente tutti i componenti della società.
Et contribuiscono a conservare le strutture esistenti del potere e, contemporaneamente, preparano il terreno ai processi di mutamento vitali per ogni società moderna, industriale e postindustriale, e probabilmente per tutte le società postmoderne.
Osman
Scritto da: Osman | 23/11/08 a 23:27
Grazie caro Osman per questo ottimo completamento. E' vero, oggi la massa è bombardata dai messaggi di una cultura che è commerciale, quindi scadente perché mira soprattutto a vendere e e sollecita le parti meno nobili degli individui. Allo stesso tempo, con l'istruzione di massa, la scuola ha perso in qualità quello che ha guadagnato in quantità.
Ciao, a presto, buon lunedi'
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 24/11/08 a 09:34
GRAZIE DRAGOR.
Ti ho riletto oggi con calma perchè questo è un pezzo meraviglioso. Terribile per quanto tristemente realistico ma davvero bellissimo, incisivo, profondo.
Sottoscrivo parola per parola.
Un abbraccio
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 25/11/08 a 08:39