L’ufficio delle imposte era ancora chiuso e non avevo niente da fare. Così, in attesa che aprisse per praticare il mio sport preferito, litigare con gli agenti delle tasse, ho deciso di fare 2 passi nel Vieux. Il Vieux, per chi non lo sapesse, è il Vieux Nice, una città nella città. Ci entri passando per una porta e ti ritrovi nella medina, un labirinto di vicoli così stretti che il sole non ci arriva mai. I turisti lo adorano, specialmente quelli del Nord, e per vuotargli le tasche gli abitanti hanno trasformato il Vieux in una macchina mangiasoldi con negozi, ristoranti, gallerie d’arte e pub, il tutto all’insegna della più trita retorica mediterranea meno i pub che sono in stile inglese. Così ho passeggiato per un po’ nel souk, poi ho infilato una traversa un po’ meno affollata, poi la traversa della traversa dove non c’era quasi nessuno, poi la traversa della traversa della traversa dove non c’era nessuno. A quel punto ho pensato: “Oh, ecco com’era il Vieux prima che arrivassero i turisti.”
Mi sono guardato in giro. Le facciate delle case sembravano rose dalla lebbra, con finestre cieche che sembravano gli occhi infossati di un lebbroso. A giudicare dalle chiazze di muschio sparse sui muri e sul selciato, il sole non doveva arrivare da quelle parti da almeno un paio di secoli. Ho continuato a camminare e a un tratto ho visto un segno di vita.
Un geranio sul davanzale. Sì, sul davanzale di una finestra al primo piano c’era un geranio. E aveva un buon motivo per essere là, perché passando miracolosamente fra i tetti che quasi si toccavano un raggio di sole lo inquadrava come il fascio luminoso di un riflettore, trasformandolo nella star del vicolo. Una chiazza rossa in quel grigiore verdognolo, sai che fortuna. E nello stesso tempo ho colto un altro segno di vita, stavolta sotto forma di un suono. Dalla finestra fluiva una melodia che ho riconosciuto come una vecchia canzone spagnola, La Violetera. Llevelo usted señorito… Poi, dalla porta che stava sotto la finestra, è uscito un bambino di circa otto anni. Ha alzato una gamba, si è gettato qualcosa sul piede e non ho creduto ai miei occhi. No, ho pensato, è impossibile. Queste cose esistono solo nella letteratura nostalgica che descrive Nizza del tempo che fu. Eppure, sotto il mio sguardo incredulo, quel bambino stava giocando al pilou.
Il pilou è un volano formato da una monetina forata nella quale s’infila un pezzo di stoffa o di carta igienica. Il gioco consiste nel farlo rimbalzare sul piede senza che cada. Il bambino ha cominciato a farselo rimbalzare sul piede destro con salti sempre più arditi finché il pilou è volato più alto di lui. Allora ha cambiato piede e ha eseguito lo stesso numero con il sinistro. Poi si è passato il pilou da un piede all’altro, sgambettando come una ballerina di french cancan. Poi, sotto il mio sguardo affascinato, lo ha lanciato in alto, ha fatto una giravolta e lo ha ricevuto sulla punta del piede. Agile e grazioso, sembrava un folletto innamorato della propria arte. Altra giravolta, colpo di tacco, nuova giravolta e ricezione sul piede. Poi un lancio calibrato al millimetro e ricezione sulla fronte, dove il pilou resta in equilibrio per qualche secondo prima di tornare sul piede. E’ stato più forte di me, ho battuto le mani. “Bravo!”
Il bambino mi ha rivolto un bel sorriso, poi è scomparso nella porticina. Sono rimasto solo, con la vaga sensazione di avere sognato. Ma quella musica dolce che fluiva dalla finestra
Llevelo usted señorito
que no vale mas que un real
compreme usted este ramito
compreme usted este ramito
pa' lucirlo en el ojal
Quella era vera, se non altro.
Dragor
.
Buongiorno,carissimo.Gran bel post!
Ti ho seguito per le strade della "vecchia" Nizza,ho osservato e ascoltato con te.
Quando poi è comparso il bambino, dei brividi mi hanno attraversato la schiena.
Magia di quando la prosa, suo malgrado, diviene poesia.
Complimenti vivissimi!
Buona domenica.
Affettuosamente,Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/09 a 08:26
Bravo!
Tesea
Scritto da: Tesea | 24/05/09 a 21:42
Bellissimo racconto, Dragor. Ci sono i cinque sensi, in queste righe piene di emozione. Fanno venir voglia di venire a Nizza, per girare tra quelle stradine semideserte.
Ed è bellissimo scoprire inusitate attinenze tra luoghi distantissimi. Ho rivisto nella mente, mentre raccontavi, i giochi di bambini e di giovani donne cinesi, che palleggiano con straordinaria levità un piccolo volano fatto di piume ed un pesetto, che in Cina si chiama jiàn zi.
Ciao Dragor, buona settimana,
HP
Scritto da: homing pigeon | 25/05/09 a 05:54
Bellissimo questo racconto fra sogno e realtà e le immagini che ha evocato in me...
Grazie Dragor...e buona giornata!
Scritto da: Patricia | 25/05/09 a 09:27
Marianna, forse l'episodio non mi sarebbe rimasto impresso se non fosse stato accompagnato dalla musica. Per qualche ragione mi è parso che La Violetera legasse meravigliosamente quei 3 elementi, il bambino, il fiore e il raggio di sole, creando un momento unico.
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Grazie, cara Tesea
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HP, ho pensato che questo gioco dovesse avere un corrispondente anche in Cina, visto che il volano è conosciuto dappertutto. La particolarità nizzarda è il volano homemade di cui tutti hanno sentito parlare ma che nessuno ha mai visto tranne chi passa da Coaraze,nell'arrière-pays, dove si disputa addirittura un campionato.
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Patricia, l'impressione di sogno deriva dal fatto che in tutta la vita non avevo mai visto nessuno giocare al pilou, pur avendo letto di questo leggendario sport in numerosi articoli che parlavano perfino di competizioni nella piazza Arson, attualmente tempio delle bocce. Cosi' ho avuto la sensazione di avere visto una lettura materializzarsi davanti ai miei occhi, complici uan musica seducente e il fascino del Vieux.
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Grazie a tutti per avermi letto e per i vostri commenti, buon pomeriggio, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 25/05/09 a 15:12
Que c'est joli et émouvant cette histoire de petit garçon. Je connais un peu le vieux Nice et je regrette comme vous ce flot de touristes qui ne voient pas l'essentiel, les boutiques oui,alors, qu'il y a tant d'autres choses à découvrir, c'est malheureusement ainsi dans les vieux centres villes historiques, le commerce tue tout. Merci pour cette promenade. Amitiés, Eliane
Scritto da: Eliane Micheluzzi | 25/05/09 a 17:25
Ho letto prima il post su Andreotti. E qui.....aaaahahhhh! che meraviglia quei vicoli e perfino la muffa ed il muschio sui muri e le finestre cieche. E c'è la finestra con il geraneo ed il fanciullo che gioca al Pilou.
Grazie infinite di questo acquerello.
A proposito: non vorrei essere nei panni dell'agente delle tasse cui ti rivolgerai.
luigi
Scritto da: gobettiano | 25/05/09 a 19:18
Grazie a te per avermi letto, Luigi. Il fatto è che adoro quella canzone,perché mi ricorda le giornate primaverili di Madrid e Chaplin che l'ha plagiata in "Le Luci della Città". Il fatto di sentirla in quel momento, vicino all'unico fiore della via, mi è parso un segno del destino. L'agente delle tasse si è dovuto sorbire la mia opinione sulla redevance (canone televisivo) abbinata alla tassa di abitazione,un sistema escogitato dal governo per impedire ai furbi di guardarsi la TV gratis.
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Eliane, les touristes arpentent le souk de bout à bout sans s'aventurer dans les ruelles transversales à la découverte des églises baroques et de l'âme nissarte. Mais c'est peut être mieux comme ça.Le commerce risquerait de se répandre et, comme vous dites, le commerce tue tout.
Merci a vous de votre visite
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Grazie a tutti della vostra visita, buona giornata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/05/09 a 08:21