I poveri sono doppiamente sfortunati: oltre a essere poveri, sono anche grassi. Ce lo dice l’ultimo studio del sociologo Jean-Pierre Poulain, Sociologia dell’obesità. Apprendiamo che l’eccesso di peso affligge solo 7 per cento dei bambini dei professionisti, ma il 25 per cento dei bambini dei disoccupati. E c’è anche un rapporto fra grasso e cultura: “Fra le persone con basso livello d’istruzione il 14,3 è obeso e il 33,5 soprappeso, contro solamente il 5 per cento di obesità e il 19 per cento soprappeso dei laureati. In breve: se siete povero, ignorante e in situazione precaria, avete più probabilità di essere grasso.
Non vi sembra un paradosso? Una volta i poveri erano magri e i ricchi grassi, più o meno come succede oggi nel Terzo Mondo, dove i poveri sono scheletrici e i ricchi sembrano ippopotami. Se da noi i poveri sono grassi, significa che hanno non soltanto hanno i mezzi per rimpinzarsi come porcelli, ma anche una ragione psicologica, almeno secondo l’autore della ricerca: gli individui in difficoltà potrebbero inconsapevolmente ingrassare in previsione di periodi ancora più grami, “per prepararsi, immagazzinando l’energia nel proprio corpo, a una situazione che percepiscono a rischio di degrado”. In breve, immagazzinano il grasso nel corpo come i cammelli immagazzinano il nutrimento nella gobba, per consumarlo quando non avranno più niente da mettere sotto i denti. Ma i cammelli non ingrassano perché consumano le riserve durante i lunghi periodi di digiuno, mentre i nostri poveri non digiunano nemmeno quando si mettono a dieta. Conosco certi poveri “a dieta” che in un pasto mangiano più di me in una settimana.
Comunque aggiungerei un’altra spiegazione a quella di Jean-Pierre Poulain. Se da noi i poveri sono grassi, significa che non esiste la miseria materiale, almeno per quanto riguarda i bisogni primari. I poveri del mondo occidentale possono permettersi di crepare come i protagonisti de La Grande Abbuffata. Però esiste la miseria morale. Chi è più miserabile di chi si riduce a riempirsi lo stomaco perché non ha i mezzi per riempirsi il cervello? E’ una questione di cultura. Chi non può apprezzare i piaceri dello spirito ripiega su quelli del corpo e ingrassa come un maiale, mentre i ricchi possono pagarsi una cultura da intellettuale e una silhouette da morto di fame.
Dragor
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Qui sotto: qualche scena de La Grande Abbuffata di Marco Ferreri.
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Per essere grassi non c'e bisogno di mangiare molto e bene. Bastano i cibi grassi a buon mercato che si trovano nei discount.
Mentre i benestanti in generale mangiano sano e sicuramente prodotti freschi.
Scritto da: matzudaira | 19/08/09 a 10:48
la questione è un po' più complessa. Il ritmo del nostro stile di vita, l'architettura delle nostre città, votate all'imperativo della produzione, spingono a fare spuntini veloci, mandare giù in fretta il boccone, e ci consigliano cosa mangiare, rendendoci, senza che ce ne accorgiamo, adatti al cibo che il mercato alimentare ci offre. I poveri, quelli che hanno redditi più bassi, possono comprare a buon mercato riempendosi la pancia - è importante che la gente sia sazia per mantenere l'ordine sociale - ma spesso non hanno i mezzi per scegliere una corretta dieta alimentare o cibo di qualità.
Scritto da: bourbaki | 19/08/09 a 10:51
E' vero, i poveri spesso sono grassi mentre i ricchi spesso sono magri. La grassezza non è più simbolo di benessere come un tempo, ma di malessere. Le cause possono essere molte: l'uso di farmaci, come il cortisone. La depressione. L' alcolismo. E non per ultimo, l'abuso di cibi spazzatura – come non ricordare il film “supersize me”?
Quindi potremmo dire che i poveri sono grassi perchè infelici e in cattiva salute, mentre i ricchi sono magri perchè in buona salute e felici. Alla faccia di chi dice che i soldi non fanno la felicità (era questo che volevi dimostrare, vero?)
Scritto da: Alberto | 19/08/09 a 10:54
Dragor, ti ho mandato una e-mail.
Scritto da: Alberto | 19/08/09 a 13:35
Matzu, infatti la dieta è una cultura e la cultura richiede istruzione. Nel corso dei secoli gli ignoranti non hanno imparato niente. Una volta mangiavano poco perché non avevano i soldi. Come hanno avuto qualche euro, si sono ingozzati e i risultati si vedono
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Ciao Bourbaki, c'è anche questo fatto: reduci da secoli di carestie, gli ex poveri attribuiscono al cibo un valore esagerato e mangiano molto più di quanto serve per vivere. Inoltre passano mediamente più tempo dei ricchi davanti alla T, ovviamente ingozzandosi di spuntini.
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Alberto, una volta i poveri erano infelici e depressi come e più di oggi, ma non potevano nemmeno consolarsi con una buona mangiata. Adesso si mettono a tavola e scordano ogni problema. Anche in questo caso i soldi fanno la differenza
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Grazie a tutti per i vostri commenti, buona serata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/08/09 a 22:01
La tua conclusione finale, carissimo Dragor, è esattissima ma ora io ti porto un esempio di una situazione dove povertà(relativa) e obesità stanno insieme.
Quando andavo ad insegnare, mi capitava di osservare per forza di cose le nostre bidelle.
Erano quasi tutte molto grasse e discretamente avanti negli anni(dai 40 ai 50).
Non diversamente però dalla maggior parte delle insegnanti, che però tenevano platealmente alla linea, provando diete su diete, che si scambiavano.
Secondo me,a parte la scarsa attività motoria delle bidelle in alcune ore della mattinata(passavano il tempo a sferruzzare-mangiare panini-leggere giornalacci e spettegolare invece di mettere ordine dove fosse magari indispensabile),quando raccontavano dei loro pranzi, a voce alta, era sempre un'orgia di pasta al forno, cannelloni ripieni,sformati di patate et similia.
Io pensavo tra me che per sostenersi nei lavori pesanti(quando li facevano ovviamente), a scuola e a casa, avessero bisogno di molti farinacei e carboidrati e probabilmente era ed è anche oggi così.
La pasta riempe lo stomaco e magari puoi fare a meno di vivande molto più care per il portafogli.
Forse....
Sono ricordi comunque ben presenti nella mia memoria(donnone straripanti dai loro camici di lavoro), che il tuo post mi ha nuovamente richiamato.
Buona notte... e un abbraccio.
Marianna
Scritto da: marianna | 19/08/09 a 22:10
Cara Marianna, da questo interessante ricordo emerge un dato che in un certo senso smentisce le conclusioni del post: malgrado il divario culturale, bidelle e insegnanti erano tutte grasse. La differenza è data dal fatto che le bidelle si scambiavano ricette di cucina e le insegnanti diete per dimagrire, ma il risultato non cambiava. Cosi' sembra che in certe epoche e in certi luoghi il divario culturale non sia significativo.
Un abbraccio anche a te, buona giornata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 20/08/09 a 09:21
Ciao Marianna, anche io lavoro nella scuola e mi è piaciuto molto il tuo commento ironico sulle bidelle della tua scuola.
Riguardo al discorso della linea, vorrei dire una cosa, se mi è concesso: se insegnanti e bidelle sono tutte in soprappeso, a mio modesto parere dipende dal fatto che in entrambi i casi manca una cosa fondamentale: l’esercizio fisico. E’ quello che fa la differenza.
Mia madre, per esempio, ha passato molti anni di inattività per via di una forte artrosi all’anca ed è ingrassata molto, nonostante le diete. Tre anni fa però si è operata e ha risolto il problema. Adesso cammina molto e va in bicicletta, oltre che svolgere le faccende domestiche. E’ dimagrita di 10 chili.
Scritto da: Alberto | 20/08/09 a 11:12
Gli obesi più eclatanti e numerosi li ho trovati negli U.S.A.
Tesea
Scritto da: Tesea | 20/08/09 a 21:21