LACRIME DI UN CIELO di piombo sul “Mille Collines” in corso di restauro. Alcune parti dell’albergo sono chiuse. Chiuso il ristorante “Panorama” al 4 piano, chiusa un`ala al pianterreno, l`accesso alla piscine e` bloccato da una barriera di lamiera ondulata. Ma il bar e` aperto e il tavolo e` ancora li`. Forse non e` lo stesso, ma e` nello stesso posto. Non c`e` quasi nessuno, spaventata dai lavori la gente preferisce andare altrove. E nel silenzio risento quelle parole.
“MA COME SI FA a non avere il Pernod?” La barmaid di adesso ha un`uniforme blu, allora ce l`aveva color champagne. Si chiamava Mado, era giovanissima. Il grosso commerciante Hutu ubriaco parlava francese, ci teneva a far vedere che era appena tornato da Parigi. “Sei una contadina, sei una selvaggia.” Mado piangeva. Ero vicino, sentivo tutto. Speravo che intervenisse qualcuno per allontanare l`ubriaco, invece niente. La terrazza era affollata. C`erano molti bianchi, tutti con l`espressione idiota dei bianchi in Africa. Cooperanti, commercianti, puttane. L`offerta superava la domanda. Adesso sono Hutu, allora erano Tutsi. L`Hutu sbraitava. Mado piangeva. I cooperanti bevevano e vociavano. Le puttane cercavano d`incrociare lo sguardo di qualcuno. “Non sei… ci-vi-liz-za-ta”
Un rumore lontano. Poteva essere un tuono o una fucilata.
“Ci-vi-liz-za-ta”
Un sussulto leggero del tavolo. Un tintinnio di bicchieri. Un breve attenuamento delle luci.
“Ci-vi-liz-za-ta.”
Erano le 18,57 del 6 aprile 1994.
E` cominciato tutto da li`.
Dragor
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QUI, A 200 METRI DAL MILLE COLLINES, NELL`AVENUE KAYBANDA OGGI DE LA REPUBLIQUE, C`ERA UNA BARRIERA DI MILIZIANI INTERAHAMWE. A QUELL`EPOCA IL MARCIAPIEDE NON ERA LASTRICATO. i MORTI SI ACCUMULAVANO NEL CANALE DI SCOLO.
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Eccomi, carissimo Dragor!
Sono venuta e ci sei all'appuntamento.
Che tristezza ricordare quei giorni!
Fortunatamente ora sono lontani.
Il nuovo Rwanda fa ben sperare con tutte le sue giovani energie impegnate nei diversi settori del Paese.
L'importante è non dimenticare ciò che è stato.
Mi piacerebbe esserti al fianco mentre giri nelle strade, incontri la gente, saluti, ti fermi a parlare.
Riesco solo ad immaginare i tuoi pensieri, i tuoi ricordi di allora che tornano prepotenti.
Bellissimo post quello di oggi.
Se ami veramente l'Africa, leggi e ti senti, sulle prime, come qualcuno ti avesse colpito con un pugno allo stomaco.
Poi ti fai forza(neanche i tutsi-hai scritto-piangono mai) e sei felice di pensare che quell'incubo per tanta gente è finito.
Ti abbraccio con affetto e con te la famiglia.
Marianna
Scritto da: marianna | 08/10/09 a 12:52
Devo ammettere, almeno per quel che mi riguarda, che mi stai dando una visione dell'Africa centrale che è molto diversa da quella che mi ero fatto.
Io sinceramente, memore delle orribili immagini di quei giorni passate sui telegiornali mondiali, avevo l'idea di un Ruwanda tutto colline e foreste, con strade di campagna piene di buche e fango e niente altro. Invece pare che ci siano anche hotel internazionali e marciapiedi lastricati...
Scritto da: matzudaira | 08/10/09 a 13:17
Il a du en falloir un énorme courage pour retourner aux mille collines.
Irréelle la photo du bar de l'hotel. Elle semble sortie d'un livre d'histoire victorien. Les fauteuils en rotin, les plantes en pots, le mur en briques rouges...manque seulement le petit orchestre qui joue l'après midi "Hello Dolly Gray" pour être transporté en Afrique du Sud. Putain, c'est beau la civilisation pendant que le Hutu se prenait pour un bourgeois parisien, les blancs du Rwanda, eux, se prenaient pour des petits bourgeois anglais sous les tropiques.
Ce que m'évoque la photo :
http://www.youtube.com/watch?v=Y80_zOiZs-g
Alex
Scritto da: Alex | 08/10/09 a 18:05
Certo, fa venire i brividi ritornare nello stesso luogo dove è avvenuta una grande tragedia.
Una domanda: il Millecolline è ancora distrutto dai tempi della guerra, oppure lo stanno solo ristrutturando? E quella ragazza che piangeva, la barista, che fine ha fatto?
Scritto da: Alberto | 08/10/09 a 19:38
Cara Marianna, certo, l`incubo e` finito e si guarda al futuro. Non vorrei fare il guastafeste con queste rievocazioni del passato, ma manco dal Rwanda dal 1996 e i ricordi, come i confronti, sono fatali. In questa fine dell`incubo c`e` qualcosa di forzato che lascia molte questioni in sospeso.Presto scrivero` sull`argomento un post che dispiacerebbe al governo. Ma questo e` lo stile di JI: dispiacere a tutti per piacere a tutti.
Un abbraccio, a presto
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Matzu, Kigali e` una citta` tecnologicamente molto avanzata il cui centro, e anche parti della periferia, non hanno niente da invidiare a una citta` svizzera. La citta` e` pulitissima, con alberghi sontuosi, fantastici parchi, edifici progettati da architetti famosi, fabbriche e uffici, eleganti auartieri residenziali, pubblicita` video e orologi pubblici perfettamente funzionanti. Un miracolo che ricorda Israele, compiuto in soli 15 anni dai Tutsi per la prima volta al potere dall`indipendenza. Il Terzo Mondo lo vedi solo a casa mia :-)
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Toute l`atmosphere du Mille Collines etait irreelle,Alex. L`hotel en travaux, les salles vides, le bar presque desert, la piscine interdite. J`etais attable a cet endroit quand l`avion de Habyarimana a ete abattu par 2 missiles. Cet instant est fige dans ma memoire a jamais.
Merci du link. Pour l`instant ma connection internet est trop lente pour l`ouvrir, mais comme ce sera possible je t`en dirai des nouvelles! Ciao
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Alberto, lo stanno solko ristrutturando. Non e` mai stato distrutto. Il direttore di allora, Paul Rusabagina, un Hutu, ha accolto nell`albergo piu` di 1000 Tutsi, comprese la sorella e la nipote di mia suocera, salvandoli una morte sicura. Per questo lo hanno chiamato lo Schindler nero. Gli hanno dedicato anche un film.
Il momento di cui parlo nel post e` quello della caduta dell`aereo che portava il presidente Juvenal Habyarimana, abbattuto da 2 missili nei pressi dell`aeroporto. E` stato l`evento che ha scatenato il genocidio
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Grazie a tutti per la visita e i coimmenti, buona giornata, a presto
dragor (jiournal intime)
Scritto da: dragor | 09/10/09 a 11:03
Laggiù nel paese dei tropici, dove il sole è più sole che qua,
sotto l’ombra degli alberi esotici non ti immagini che caldo che fa!
Gli americani che espatriano si ritrovano tutti quaggiù,
alle spalle una storia probabile, un amore che non vale più…
E poi verso sera li vedi, tutti a caccia, una donna e via!
E attraversano la notte a piedi per truffare la malinconia.
Vasco Rossi
Scritto da: Alberto | 09/10/09 a 11:12
Caro Dragor, probabilmente il centro ella città è moderno e tecnologicamente avanzato. Ma che dire delle periferie?
Ho scritto dei versi di una vecchia canzone di Vasco, che mi sembrano molto adatti all’atmosfera del bar pieno di tizi ubriachi e di puttane…
Scritto da: Alberto | 09/10/09 a 11:16
Caro Alberto,il testo di quella canzone descrive bene il comportamento di molti bianchi in Africa. Grazie per la citazione. Le cités, come si chiamanno i quartieri poveri, non sono necessariamente in periferia, ma piuttosto si annidano nel fondovalle fra una collina e l`altra. Come urbanistica, Kigali e` profondamente diversa da Bujumbura. Comunque queste cités di fango e lamiera ondulata vengono sistematicamente rase al suolo e sostituite da casette a schiera. Quanto a Mado, chissa`? Nessuno ne sa niente. Il personale di adesso ignora o finge di ignorare il passato. Ma la piccola barmaid di quel giorno fatale vivra` per sempre nel mio post
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 10/10/09 a 08:53