Erano un milione e mezzo negli anni Trenta e si diceva già che fossero troppi. Nel 1972 erano 3.881.410. Nel 1998 la popolazione era passata a 4.820.000 e nel 1994, alla vigilia del genocidio, aveva raggiunto la cifra apocalittica di 8 milioni.
Per questo paese di agricoltori, il figlio significa mano d’opera gratuita e per questo si tende a farne tanti. Fino al genocidio, nel 1994, non si praticava alcuna politica demografica, soprattutto a causa della tenace opposizione della Chiesa cattolica. Da secoli, in Rwanda, si praticava un controllo delle nascite chiamato gukuna, una forma di amplesso senza penetrazione, ma i preti hanno soppresso la tradizione minacciando di scomunicare chiunque la praticasse. In ogni caso alla Chiesa bisogna riconoscere un merito: con la diffusione dell’AIDS dovuta alla sua campagna contro l’uso del preservativo, e con il suo contributo al genocidio, ha fatto del suo meglio per eliminare la popolazione in eccesso.
Ma i suoi sforzi non sono bastati. Il nuovo governo ha fermato il genocidio e diffuso i preservativi, riducendo la mortalità per AIDS e machete. Cosi’ la popolazione è ripresa ad aumentare, perché si calcola che la campagna del governo per il controllo delle nascite abbia sensibilizzato soltanto il 20 per cento degli abitanti mentre il restante 80 per cento si riproduce ancora a ritmo di conigliera. Meravigliose regioni che avrebbero potuto diventare attrattive turistiche sono state distrutte dagli aratri dei contadini. Com’è noto, una civiltà agricola ha bisogno di terra. Sparite le foresta di Burgesera, di Mayaga, dell’Icyanya, di Resumo e non soltanto. L’Akagera, la splendida Akagera, forse il più bello di tutti i parchi naturali africani con la sua straordinaria varietà di paesaggi, è ridotto a un miserabile terzo della sua estensione di prima del 94. E l’habitat dei gorilla di montagna, ovvero il Parco Nazionale dei Virunga si è ridotto della metà. Tutta colpa dei contadini che invadono le zone protette, mettendo il governo davanti al fatto compiuto e obbligandolo a ritirare i confini.
Ecco perché l’attività di « sensibilizzazione » del governo per il controllo delle nascite non basta. Qui bisogna spaventare, non sensibilizzare. E’ una situazione di emergenza, una bomba a orologeria che puo’ scoppiare in qualunque momento compromettendo ogni progresso compiuto dopo il genocidio, distruggendo l’ambiente e provocando nuovi conflitti. Perfino i topi si massacrano a vicenda quando vengono confinati in uno spazio insufficiente. Bisogna adottare il metodo cinese: pene severissime a chi fa più di 2 figli. Perché oggi, in Rwanda, fare più di 2 figli è un crimine.
Forse direte: che cosa c’importa del Rwanda? In fin dei conti è un piccolo paese al centro dell’Africa. No, cari, il Rwanda è emblematico. Quello che succede da noi puo’ succedere in ogni parte del mondo. Se la terra scoppia, siamo tutti responsabili.
Dragor
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Carissimo Dragor, post interessante e documentato.Senz'altro una corretta politica demografica va portata avanti con il controllo delle nascite anche in Rwanda.
Non necessariamente, a mio avviso, con i metodi dei cinesi.
Quello che non ho ancora ben chiaro è perchè, genocidio a parte, non è possibile trovare delle forme di mediazione e convivenza civile tra le due etnìe.
Se non accadrà mai(ed io non ci credo anche se i tempi ovviamente saranno lunghissimi)ilRwanda è come se vivesse sul cratere di un vulcano pronto ad eruttare da un momento all'altro.
Io mi auguro una pacificazione intelligente specie per le giovani generazioni, indipendentemente dagli interessi partitici.
e quindi politici.
Un abbraccio affettuoso come sempre e buona giornata.
Marianna
Scritto da: marianna | 16/10/09 a 11:40
Condivido le parole di Arianna; perchè non informare correttamente le popolazioni del rischio che si corre? (grazie dei complimenti per le tre Grazie). Piero
Scritto da: piero | 16/10/09 a 17:03
Perchè non chiedi a quel tuo amico produttore di condom di inviare qualche decina di container gratuiti in Ruanda?
Scritto da: matzudaira | 16/10/09 a 17:06
Caro Dragor, per una volta sono completamente d’accordo con te. Ma quello che dici riguardo al Ruanda io lo estendo a tutto il pianeta: la crescita demografica degli ultimi 150 anni è da un lato positiva, perché segno che il benessere è aumentato, dall’altra è un grave segnale di pericolo.
Secondo me è evidente che un numero eccessivo di persone su questo pianeta provocherà, nell’ordine: un rialzo del prezzo delle materie prime; un impoverimento dell’ecosistema; tensioni economiche spaventose, assai peggiori della crisi attuale; e, facendo i debiti scongiuri, una guerra devastante.
Qual è il numero di persone che il pianeta potrebbe sostenere senza incorrere nei rischi appena descritti? Secondo i miei calcoli, basati sull’impronta ecologica, 3 miliardi di persone. Quanti siamo invece? Sette miliardi? O siamo già arrivati a 8?
Scritto da: Alberto | 16/10/09 a 19:55
Cara Marianna, la forma di mediazione e convivenza civile è già stata trovata: il governo nega l'esistenza delle etnie (ma ha creato un ministero per la riconciliazione fra le etnie), dice che esistono solo cittadini rwandesi ecc. Ma la percezione popolare e' un po' differente. Chi ha avuto la famiglia massacrata non si riconcilierà mai. Oltre a tutto si sa che molti assassini sono in libertà perché al genocidio hanno partecipato milioni di Hutu ed è impossibile giudicarli tutti. Non sono soltanto militari e politici come i criminali nazisti. Sono il vicino, il negoziante, in certi casi perfino l'amico o il coniuge. Ecco perché non si puo' chiudere questo capitolo, come vorrebbe frettolosamente fare il governo con la celebre frase di Kagame "ogni Rwandese deve prendere i suoi sentimenti e metterli in un armadio". Ma come si puo' chiudere il capitolo con le continue celebrazioni del genocidio, le giornate della memoria ecc? Al massimo possiamo fingere i dimenticarlo per amore di pace. Tutto qui. Ma io per primo non dimentico niente. La maggioranza degli Hutu presente a Kigali sembra troppo giovane per avere partecipato al genocidio. Ma quando vedo un Hutu con l'età giusta, rivedo le facce degli Interahamwe.
Un abbraccio, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/10/09 a 09:27
Matzu, i preservativi e le pillole ci sono già. Il problema è convincere la gente a usarli. Il governo suggerisce perfino la vasectomia, ma come potrai immaginare, gli uomini non fanno la fila per farsi vasectomizzare
Ciao, buon weekend
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/10/09 a 09:31
Caro Alberto, eliminando la selezione naturale, il benessere viola le leggi della natura. Cosi' dobbiamo crearci una natura artificiale, fondata sulla ragione e sul controllo. Senza questi limiti il benessere rischia di essere fatale. Questa è l'unica morale possibile per la sopravvivenza, non quella di chi dice "crescete e moltiplicatevi" soltanto perché c'è scritto sui suoi libri ammuffiti
A presto, buon sabato
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/10/09 a 09:39
Piero, la gente viene informata, ma la maggioranza se ne infischia. Quanti secoli ci sono voluti per creare una coscienza demografica in Europa? Qui si vuole passare direttamente da Ryangombe a Malthus
Ciao, buon weekend
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 17/10/09 a 09:46