Si chiama Victoire Ingabire UmUhoza, ha lasciato il Rwanda nel 1993 per l’Olanda, dove si è laureata in Economia Commerciale e Gestione dell’Impresa e ha fatto una straordinaria carriera diventando direttrice contabile di 25 succursali di una grande multinazionale. Poi ha lasciato il lavoro, il marito e i 3 figli per mettersi in politica e in agosto sfiderà Paul Kagame nelle elezioni presidenziali alla testa del partito FDU (Forze Democratiche Unificate).
Bene, dirà qualcuno. Era ora che Paul Kagame trovasse un degno avversario. Non possiamo che felicitarci per la candidatura alla presidenza di una donna in un paese dove le donne hanno un ruolo preminente nel governo, e per giunta di una donna che ha un nome segnato dal destino: Victoire. Certo, sarebbe fantastico se Victoire non avesse rivelato un lato inquietante della sua personalità. Il 10 gennaio è tornata in Rwanda per la prima volta dopo 17 anni e dall’aeroporto è andata diritto al memorial del genocidio dove ha reso omaggio alle vittime. E fin qui va tutto bene. Ma poi ha aggiunto: “Però non dobbiamo dimenticare le vittime del secondo genocidio, quello perpetrato ai danni degli Hutu.”
In poche parole, ci risiamo con la teoria del doppio genocidio, così cara ai negazionisti secondo i quali un genocidio elide l’altro e la somma dà 0. E a questo punto va tutto male. Perché Victoire vuole far passare come “secondo genocidio” la legittima reazione rwandese contro gli ex militari e i rifugiati dell’ancien régime che terrorizzano con stupri e saccheggi la regione frontaliera del Kivu mentre cercano di riorganizzarsi per attaccare il Rwanda. Certo, i superstiti di un genocidio non hanno il diritto di difendersi. Dovrebbero farsi sterminare tutti e buonanotte. Se si difendono, commettono un genocidio a loro volta. Una logica impeccabile, da puri nipotini di Hitler.
E non basta, perché Victoire ha parlato del Rwanda come di un paese oppresso da una dittatura spietata, privo di libertà, dove impera la discriminazione etnica. “Questi fanatici”, ha detto, “vittime di una profonda paura interiore, ci prendono in giro con una presunta riconciliazione nazionale che in realtà nasconde il disprezzo, la paura, la demonizzazione dell’etnia avversaria, il rifiuto del contradditorio e l’appello al linciaggio. Noi siamo un partito politico che ha scelto l’opzione della pace, che s’impegna a denunciare il genocidio ma chiede la riabilitazione di tutte le vittime”. Tutto questo, badate bene, da parte di una donna assente dal Rwanda dal 1993, un anno prima del genocidio e della fine della dittatura di Juvénal Habyarimana. Di una donna che ha conosciuto il Rwanda di oggi solamente per sentito dire, in particolare da coloro che hanno interesse a squalificare il governo attuale.
CARA Victoire, invece di vedere il Rwanda attraverso gli occhi di chi ha chiaramente la coscienza sporca, visto che si ostina a rimanere all’estero quando da anni il governo rwandese ha invitato tutti i rifugiati a tornare, avresti dovuto guardarlo con i tuoi occhi. Ogni persona in buona fede noterebbe facilmente che il Rwanda non ha dormito negli ultimi 15 anni. Il Rwanda del post-genocidio ha stupito il mondo intero. Gli sforzi per la ricostruzione e la riconciliazione sono stati lodati da tutta la comunità internazionale. Ma tu non lo vedi. Vedi solamente desolazione e dichiari ingiuste le Gacaca, i tribunali popolari, come se gli autori del genocidio fossero agnellini.
Sei alla testa di un partito, l’FDU, che dichiara di voler praticare una “vera” riconciliazione nazionale, senza discriminazione e senza ingiustizia. Ma proprio il giorno della tua nomina come candidata alla presidenza, il tuo partito ha commemorato la data del 25 settembre 1961 come quella dell’”ingresso del Rwanda nella democrazia” . Ora, quella è la data del referendum che ha permesso l’ascesa al potere di Grégoire Kayibanda, uno dei dittatori più sanguinari della storia, che aveva un’idea fissa: l’eliminazione dei Tutsi dalla faccia della terra. Sarebbe come se Angela Merkel commemorasse come “ingresso della Germania nella democrazia” il giorno dell’ascesa al potere di Hitler. Se per te quella è democrazia, vengono i brividi al pensiero di quello che potrebbe fare il tuo partito una volta al potere.
Certo, sono passati i tempi dell’Hutu Power e dei 10 comandamenti del buon Muhutu. Oggi gli eredi dei razzisti di allora si sono fatti furbi, usano i toni mielati della pace e della riconciliazione. Sanno come offrire al mondo un volto umano e apparentemente democratico. Ma cara Victoire, rispondi a queste domande: riconosci che le politiche dei regimi Kayibanda (1961-1973) e Habyarimana (1973-1994) sono state essenzialmente condotte allo scopo di distruggere gran parte della popolazione rwandese? Che la nozione di “cittadini” e di “unità nazionale” non è mai stata riconosciuta da quelle dittature? Che queste politiche hanno condotto al genocidio perpetrato contro i Batutsi fra il 1959 e il 1994? Sai che la legge rwandese punisce il divisionismo etnico e specialmente chi, come il tuo partito, si chiede come mai il 15 per cento della popolazione è prevalso sull’85 per cento?
Certo, avete i numeri per vincere le elezioni. Dietro di voi si riuniranno, e sono tanti, tutti coloro che credono che la democrazia sia la dittatura di un’etnia sull’altra, vale a dire buona parte dei Bahutu compresi i genocidari e gli interahamwe ai quali non sembrerà vero di prendere il potere per finire l’opera. Ecco perché il bene del Rwanda passa attraverso la vostra sconfitta. Pur non essendo perfetto, il governo attuale fa uno sforzo genuino per rappresentare tutti i cittadini senza nessuna distinzione, ma voi promettete di risuscitare i fantasmi del passato. Se oggi il Rwanda non può essere democratico al punto di accettare ogni tipo di opposizione, è anche per colpa vostra.
Cara Ingabire, regalaci un sogno. Prendi le nostalgie dittatoriali che cerchi di spacciare per democrazia, la divisione etnica che cerchi di spacciare per uguaglianza, le milizie interahamwe che cerchi di spacciare per boy scout, i preti che cerchi di spacciare per gente onesta e portati tutto quanto ad Amsterdam, dove potrai rimetterti a fare la contabile per la tua multinazionale e a occuparti della famiglia che sente sicuramente la tua mancanza. Lascia stare la politica, sarà meglio per tutti.
Dragor
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Sul "secondo" genocidio si potrà ritornare a parlare all'infinito perchè non sarà mai possibile una piena e condivisa spiegazione di ciò che è successo in quelle settimane. La tragedia ha colpito sicuramente in maniera trasversale, anche se in misura diversa. Ma in quei giorni la ragione umana non era di casa in Rwanda. Una persona a me cara era con un gruppo "misto" in attesa che i militari organizzassero il trasferimento verso Biumba, zona più tranquilla. La sera prima della partenza viene vista da un cugino, militare del FPR e consigliata di non salire sui camion del trasferimento. Di malavoglia e senza capirne il motivo ha seguito quel consiglio ed è per questo che oggi è viva.
Non so cosa sia successo di preciso a quel convoglio, ma so per per certo che il genocidio non centra, visto che le due entnie erano entrambe presenti.
Ci sono state sicuramente molte atrocità, ma non è possibile oggi fruttarle politicamente per creare nuovo odio e divisione.
Scritto da: Ivano | 26/01/10 a 09:35
Ivano, da parte del FPR ci sono state sicuramente ritorsioni, dato che molti membri hanno avuto la famiglia massacrata. La reazione nel Kivu è stata sicuramente violenta. Ma nessuno ha mai pensato di eliminare l'etnia bahutu. Si tratta di quello che sono: ritorsioni (molte delle quali sono state severamente punite dal governo attuale) e atti di guerra contro milizie ostili. Non potrebbe essere duiversamente, perché l'FPR non è un partito etnico e nelle sue file c'erano e ci sono molti hutu democratici.
Mi dispiace per la persona a te cara che è scomparsa con quel convoglio. Era un gruppo misto, ma posso arrischiare un'ipotesi: è caduto in un'imboscata delle milizie interahamwe o delle FAR, che non facevano distinzione fra batutsi e hutu moderati.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/01/10 a 10:11
Caro Dragor, è veramente difficile per noi che sappiamo le cose solo dai giornali farsi un giudizio sui fatti del Ruanda. Pensa ai fatti di Rosarno, in Calabria, di una settimana fa: c'era chi poneva l'accento sulla situazione degli immigrati, sfruttati dalla malavita; c'era chi difendeva i rosarnesi, aggrediti a sprangate da una folla di 500 extracomunitari inferociti; e tu che accusavi i calabresi di essere mafiosi e pure un pò razzisti.
Non è semplice capire, non è facile farsi un'idea. Tu forse avrai le idee chiare, ma io non ce le ho per niente. Nel 1994 gli Hutu hanno commesso un genocidio nei confronti dei Tutsi, su questo non ci sono dubbi. Ma perchè tanto odio? Perchè tanta violenza?
Se dovessimo applicare lo stesso ragionamento dei fatti di Rosarno, dovrei dire che gli Hutu avevano ragione a ribellarsi perchè i Tutsi sono mafiosi e razzisti, per secoli hanno tenuto soggiogati gli Hutu. I quali, non potendone più, ad un certo punto si sono giustamente ribellati.
Ma questa, naturalmente è soltanto una delle decine di possibili interpretazioni delle complesse vicende ruandesi, e non è affatto detto che sia quella giusta. In ogni caso adesso sono i Tutsi a comandare, e anche questo è un dato di fatto. Una minoranza che domina sulla maggioranza. Una situazione che ricorda molto il Sudafrica prima di Nelson Mandela. Anche in questo caso, i colonialisti bianchi temevano libere elezioni, perchè erano convinti che se i neri avessero preso il potere, ci sarebbe stato un bagno di sangue. Ma così non è stato: in Sudafrica bianchi e neri adesso vivono in pace.
Perchè non potrebbe essere lo stesso anche in Ruanda?
Scritto da: Alberto | 26/01/10 a 11:48
Alberto, mi permetto di farti notare un paio di cose: la prima è che viene naturale pensare "...i Tutsi..., per secoli hanno tenuto soggiogati gli Hutu. I quali, non potendone più, ad un certo punto si sono giustamente ribellati". Cosa succedesse secoli fa in Rwanda deve riguardare la storia e basta, altrimenti anche noi europei e italiani dovremmo farci ancora la guerra. Se andiamo indietro di qualche secolo infatti rischiamo di tirare in ballo le Repubbliche marinare o i Comuni, per cui oggi tra ex città stato o regioni non ci si potrebbe neanche guardare!
Una cosa ridicola! La seconda è che nel 1994, anno del genocidio tutsi, si veniva da 33 anni di democratica dittatura hutu.
Quale giustificazione può trovare l'odio dei carnefici hutu nati e cresciuti sotto dominio hutu?
La risposta è che l'odio è stato montato ad arte da poche persone, bianche e nere, che volevano far sparire i tutsi.
L'ultimo appunto lo faccio al Sudafrica, dove oggi non vive in pace nessuno, se è vero che uno dei paesi con la società più violenta che esista al mondo.
Scritto da: Ivano | 26/01/10 a 15:40
Alberto, i Tutsi non hanno mai soggiogato per secoli gli Hutu. Ho spiegato in vari post come funzionasse il sistema monarchico. La divisione è nata con il protettorato belga e la chiesa che prima hanno appoggiato i Tutsi, ma quando il re ha chiesto l'indipendenza hanno fatto un voltafaccia demonizzando i Tutsi e aizzando gli Hutu contro di loro. E' cominciato tutto nel 1957 e il seguito lo conosciamo. Certo che ho le idee chiare, ho visto il Rwanda prima della guerra, durante la guerra dopo la guerra, ci abita la mia famiglia e presto ci abitero' anch'io. Posso fare dei confronti.
E' vero, non ero a Rosarno. Ma è risaputo che i clandestini sono sfruttati dalla mafia. La loro rivolta è stata violenta e indiscriminata, ma questo non cambia i termini della questione. La mafia li sfrutta e poi gli spara. Se non sbaglio è successo anche a Castelvolturno
A presto, ciao
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/01/10 a 17:41
Carissimo Dragor, ho letto con molto interesse questo tuo post ricco d'informazioni e che mi ha consentito di conoscere un po' Victoire Ingabire.
Poi ovviamente sono andata a cercarmi l'articolo in francese di Le Figaro.
L'unico che ho trovato in lingua.
Concordo con te che Victoire senz'altro viene mandata avanti per gli interessi di quella certa parte politica e probabilmente chi ha deciso per lei gioca su quell'ambizione ,che è molto umana, in ogni uomo o donna, in tali circostanze. E non credo sia la sola.
Oltretutto mi sembra una donna che ha veramente dei numeri, intellettualmente parlando.
Quello che ho evinto dalla lettura dell'articolo de Le Figaro è che lei si dichiara perseguitata politica in Rwanda, nel senso-ella sostiene- che vogliono scoraggiarla e mandarla a casa.
Come del resto le consigli educatamente anche tu.
Tu sai che ho molta stima di ciò che Kagame ha realizzato in questi anni, subito dopo una terribile tragedia.
Tuttavia non stento a credere che nei confronti di Victoire ci sia un vero e proprio boicottaggio.
Le ragioni di quest'ultimo possono essere in parte legittime se la verità è quella che tu sostieni.
Però qualcuno(parlo di sondaggi fatti con tutti i limiti dei sondaggi e qui la Chiesa non c'entra) metteva il Rwanda tra i Paesi in cui la libertà di parola e di espressione è ridottissima.
A meno che non si stia dalla parte degli odierni vincitori e quindi del FPR.
Anche di questo posso comprendere in parte le motivazioni(guardando al contesto in generale nella sua realtà reale) ma non sarebbe meglio aspettare democraticamente il giudizio delle urne.
Kagame ha fatto molto e bene.
Lasciamo decidere allora alla gente con un voto libero.
Tu mi obietterai che i Tutsi sono inferiori di numero rispetto agli Hutu.
Ma gli Hutu moderati ci sono e non vorranno neanche loro correre certi rischi.
Se il positivo c'è, io sono certa che trionferà.
D'altra parte il piccolo e martoriato Rwanda deve continuare a crescere confrontandosi democraticamente anche con quelli che sono gli oppositori dell'odierna linea politica.
Pensiamo positivo e lasciamo fare a Victoire la sua esperienza.
Se non ce la farà, come io penso e auspico, allora sì che tornerà ad Amsterdam per forza di cose.
Un abbraccio.Buona cena.
A più tardi.
Marianna
Scritto da: marianna | 26/01/10 a 19:51
Alberto, anche tu fai del divisionismo dicendo "adesso sono i Tutsi a comandare, una minoranza che domina la maggioranza". Nel Rwanda attuale non ci sono Tutsi e Hutu, soltanto rwandesi. Nessuno domina nessuno. I discorsi divisionisti sono quelli di chi vorrebbe dominare e possono costare quazlche anno di galera in un paese impegnato nella riconciliazione.
Ciao, buona serata
Scritto da: dragor | 26/01/10 a 20:01
E' chiaro che un genocidio ne chiama un altro, no?
Edelweiss
Scritto da: Edelweiss | 26/01/10 a 21:19
Caro Dragor, per me la discussione era già chiusa, ti avevo anche lasciato il privilegio di avere (come al solito) l’ultima parola, ma tu hai voluto aggiungere un altro commento, accusandomi di fare del divisionismo – un modo piuttosto ipocrita di darmi del razzista.
E’ chiaro che su questi argomenti non sei imparziale. Ho molto apprezzato invece il commento calmo e misurato di Marianna. “Lasciamo decidere alla gente, con un voto libero.” Lo sottoscrivo in pieno. Viva la democrazia!
Scritto da: Alberto | 27/01/10 a 00:15
Anch'io sono un cavallo di troia :
http://www.interpol.int/Public/Search.asp?ct=Data&q1=rwanda&Search=Search&cboNbHitsPerPage=200
Quel terrible dictateur ce Kagame ! Puisqu'il laisse se présenter aux élections une candidate qui publie sur son site internet ce genre de littérature :
http://www.fdu-rwanda.org/fr/publications-rwanda/detail/article/les-premiers-temoignages-accablant-le-fpr-comme-auteur-du-declenchement-du-genocide-rwandais/index.html
Peu importe le rapport Mutsinzi qui accuse le colonel Bagosora d'avoir planifié l'attentat, peu importe le rapport indépendant de l'académie militaire du Royaume-uni qui démontre que ce sont les F.A.R qui ont commis l'attentat. Peu importe que le TPIR ait condamné le colonel Bagosora pour avoir préparé et organisé le génocide...
Estime-toi heureuse, Victoire, de pouvoir te présenter aux élections. En France, les négationnistes sont envoyés en prison...
Alex
Scritto da: Alex | 27/01/10 a 00:21
Cara Marianna, grazie per il tuo intervento sereno ed equilibrato. Vorrei sottoscriverlo parola per parola, perché vorrei che la situazione fosse effettivamente cosi: un paese dove si possa esercitare liberamente il gioco democratico e dove i partiti rispettino le regole del gioco. Sarebbe meraviglioso.
Ma purtroppo non è così. In fin dei conti anche in Europa ci sono voluti secoli perché la democrazia diventasse effettiva. Come te, penso che Victoire abbia grandi qualità professionali e che in politica sia un'ottima comunicatrice, ma è strumentalizzata dal suo seguito. Dietro Victoire ci sono persone alle quali non importa niente dei progressi del Rwanda attuale, perché li hanno compiuti "loro". Persone per quali la democrazia consiste nel tenere "loro" sotto i piedi, come hanno fatto dal 1961 al 1994. Persone che non accettano un rapporto ugualitario, alle quali schiacciare “loro” interessa più della sorte del Rwanda, come agli estremisti di Hamas interessa più schiacciare gli ebrei che realizzare uno stato palestinese. Gli Hutu moderati sono già confluiti nel FPR, ossia nel partito interetnico. Nel partito aperto a tutti. Non gli interessa un partito etnico. A Victorie si accodano gli assassini impuniti che nel paese sono numerosissimi, gli ex miliziani, i nostalgici del passato regime, coloro che attribuiscono al FPR la colpa del genocidio (vedi il link segnalato da Alex), tutti coloro che aspettano soltanto di vendicarsi. Tutti coloro che ragionano soltanto in termini etnici. E siamo realisti: queste persone sono la maggioranza. La stragrande maggioranza.
E’ vero, il Rwanda attuale non è un paese libero. Lo avevo riconosciuto nei miei post scritti sul posto. Nella stampa locale non ho letto un solo articolo dell’opposizione. Come dice Victoire, lei e il suo partito sono boicottati, le riunioni vengono sabotate da infiltrati che le fanno degenerare in modo che la polizia possa arrestare tutti. Ma il fatto è che l’opposizione sembra non avere altri argomenti che quelli etnici. Dietro la “vera riconciliazione” pronata da Victoire ricorre l’ossessivo “noi” siamo l’85 per cento, “loro” il 15. Noi e loro, la democrazia etnica. Ricordiamoci che il Rwanda non è l’Europa, anche se il regime attuale cerca disperatamente di fingere che esistano soltanto cittadini rwandesi.
Ecco perché l’attuale regime non può permettersi di essere democratico in senso europeo. Me che cos'è il senso europeo? In Europa si boicotta la propaganda nazista e fascista. E’ fuorilegge come il divisionismo in Rwanda. Si proibisce la ricostituzione di quei partiti e si arresta chi tiene propositi razzisti, perché si sa a che cosa potrebbe portare tutto questo. E nessuno accusa gli europei di essere antidemocratici perché combattono quella parte del loro passato. Anzi, gli hanno insegnato che la democrazia passa attraverso la repressione di quei partiti e di quelle idee.
In Rwanda è lo stesso. Dietro il volto apparentemente benigno di Victoire si nascondono i fantasmi di un passato terribilmente recente. E come gli europei cercano di soffocare sul nascere ogni rigurgito nazista (anche se i nostalgici di quel regime sono 4 gatti) sapendo a che cosa potrebbe condurre se facesse proseliti, così in Rwanda si cerca di reprimere ogni rigurgito divisionista, sapendo a che cosa potrebbe condurre. La ferita è ancora aperta. Con la differenza che in Europa i nazisti sono in minoranza, in Rwanda i divisionisti sono in maggioranza. Immagina un governo democratico europeo alle prese con una maggioranza elettorale nazista. Come dovrebbe regolarsi?
Questo è il link del sito ufficiale di Victoire
http://www.victoire2010.com/
Come potrai notare, non prende le distanze dalle dittature del passato. Un abbraccio, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 27/01/10 a 09:01
Caro Alberto, avevo spiegato la differenza fra divisionismo e razzismo nel mio post "democrazia etnica". Del resto l'osservazione sulle percentuali etniche era già contenuta nel post, quando accenno a un argomento di Victoire. Non ho fatto altro che ripeterla. So di essere ipersensibile a questo riguardo e mi scuso, ma ho visto le conseguenze del divisionismo. Come si puo' essere imparziali nei confronti della politica che ha condotto al genocidio?
Ciao, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 27/01/10 a 09:13
No, Edelweiss, un genocidio non ne chiama un altro. La storia c'insegna il contrario. Se fosse come dici, gli ebrei avrebbero fatto un massacro di tedeschi, gli armeni di turchi, gli amerindi di spagnoli. Per fortuna di solito le vittime imparano la lezione ed evitano tutto quello che potrebbe portare a un altro genocidio.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 27/01/10 a 09:58
Et peu importe, Alex, la rétractation du principal témoin du juge Bruguière, Abdul Ruzibiza, qui a accusé le juge de lui avoir prêté des propos qu’il n’a jamais tenu. La théorie de la responsabilité du FPR dans l’attentat déclencheur du génocide s’est effondrée comme un château de cartes, mais ces types roulent sur la vérité comme des rouleaux compresseurs. Et la pauvre Victoire se trouve à la tête de tout ça. Oui, elle peut bien s’estimer heureuse de pouvoir se présenter aux élections. En Europe un parti comme le FDU serait dissout d’office.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 27/01/10 a 10:26
Infatti, semplicemente Ebrei, Armeni, Amerindi non ne hanno mai avuto la possibilità...
Edelweiss
Scritto da: Edelweiss | 27/01/10 a 21:51