NON STO PARLANDO dei romanzi che annoiano, quelli si buttano via e buonanotte. Sto parlando dei romanzi che piacciono. Che bisogno c’è di leggerli fino in fondo? Nel supplemento culturale del quotidiano madrileno El Pais, lo scrittore colombiano Santiago Gamboa paragona i libri alla minestra. Non c’è bisogno di vuotare tutta la scodella per apprezzarla, può bastare un assaggio. Così Gamboa fa il suo coming out, dichiarando di apprezzare moltissimo Philippe Sollers e Thomas Bernhard, ma di non avere finito i loro libri. Gli scrittori sanno che certi lettori si limitano agli assaggi, ecco perché in Italia c’è la moda dei polizieschi alla Camilleri. Se non altro la gente li legge fino in fondo per sapere “come va a finire”.
Eh no, cari, quello è un colpo basso. Tu devi saper creare tensione narrativa anche senza la solita storia del “chi sarà l’assassino?” o “si sposeranno?” Un bravo scrittore sa rendere interessante anche l’elenco del telefono. Un buon livello di tensione narrativa fa sì che il lettore arrivi fino in fondo. Certo, basterebbe un assaggio, ma il piacere dove lo metti?
Dragor
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Ciao Dragor, Spesso il finale è così spiazzante che ti capovolge tutto il significato della storia. Non si può non leggerlo. E poi, come puoi amare un personaggio fino in fondo, se non sai che fine farà? Impossibile, anzi (come ho scritto oggi nel mio blog, coincidenza) quando la storia mi piace, vado a sbirciare il finale... sono troppo curiosa! ;)))
Scritto da: Amanda | 05/02/10 a 11:30
Io tui connazionale Daniel Pennaca ha detto, e io concordo, che un lettore ha il diritto di non finire un romanzo e nemmeno di leggerlo dal principio alla fine. Saltare le parti noiose.
Dragor, buon week end
Fino
Scritto da: Fino | 05/02/10 a 11:50
Una domanda alla Pennac. La mia risposta è: no, naturalmente.
Se fossi uno scrittore o un regista, lascerei sempre il finale aperto: non si può raccontare tutto, anche il fruitore deve fare la propria parte. D'altra parte la vita stessa è così: solo raramente conosciamo tutto di una storia, di una vicenda, più spesso ci capita di dire: "Chissà com'è andata a finire, che fine ha fatto Tizio...". Perché un libro o un film dovrebbero essere diversi?
Bonne journée.
Pim
Scritto da: Pim | 05/02/10 a 12:06
Condivido il tuo pensiero e ritengo che oggi, almeno in Italia, non ci siano grandi scrittori.
Ne avevamo molti di più negli anni '60. Molti dei quali, per altro,attualmente dimenticati.
C'è gente che sa scrivere dignitosamente e non è poca cosa. Ed ecco perché poi passano prodotti come Camilleri,Faletti... etc. E vanno per la maggiore.
Un abbraccio.
Marianna
Scritto da: marianna | 05/02/10 a 22:58
Amanda, se un romanzo ti fa venire questo desiderio, tanto meglio. C ome dico nel post, per gustare una minestra non c'è bisogno di vuotare la scodella. Ma per prolungare il piacere, si'
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Fino, se un romanzo ha parti noiose, non è un buon romanzo. Un bravo scrittore sa sempre mantenere la tensione narrativa. Le parti noiose tappano i buchi lasciati dalla mancanza d'ispirazione.
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E' cosi', Pim. Un libro non appartiene solo a chi lo ha scritto, ma anche a chi lo legge. La sorte del protagonista dovrebbe essere concordata
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Marianna, come il romanzo d'amore, la narrativa poliziesca ha un tema obbligato: il mistero da risolvere. Ecco perché molti autori si gettano su questo genere, sapendo che in ogni caso il mistero avvincerà l'attenzione dei lettori. Ma un buon scrittore sa creare suspense in ogni frase, ecco il fatto. Non gli occorrono cadaveri, assassini e poliziotti
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Grazie a tutti per la visita e i commenti, buona gior nata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 06/02/10 a 08:47