Se non altro
I detentori del capitale vogliono gli interessi, cosi’ prestano ai privati perché si comprino case e macchine. Quando i debitori non possono più rimborsare, le banche rifilano i crediti ormai fasulli agli Stati. Il salvataggio del sistema bancario non è altro che il trasferimento dei crediti fasulli agli Stati, che devono rimborsarli tramite i cittadini. In pratica è una socializzazione delle perdite, in modo che il capitale possa sempre incassare gli interessi.
Ma questo è soltanto l’inizio. Il gioco diventa straordinario quando gli Stati, per rimborsare i credti fasulli agli stessi mercati che glieli hanno rifilati, chiedono prestiti ai mercati. Per usare un paragone alla Feydeau, non soltanto gli Stati sono cornuti, ma pagano pure la camera. Per esempio, gli attacchi contro
Gli Stati si trovano a dover scegliere fra i cittadini e gli speculatori. Con i cittadini hanno un debito sociale: la scuola pubblica, la polizia, la salute, la ricerca e cosi’ via. Agli speculatori devono gli interessi. Ed ecco come gli Stati fregano i cittadini : privilegiando il debito finanziario al posto di quello sociale. Tagliano il debito sociale per pagare gli interessi agli speculatori. Scelgono i capitalisti a detrimento dei salariati. In poche parole, utilizzano i soldi dei lavoratori per ingrassare i parassiti. Nella lotta di classe, stanno dalla parte del manico.
Il problema del grande capitale è che lo Stato-provvidenza non gli fornisce più abbastanza soldi e abbastanza interessi. Per recuperare la produttività, deve delocalizzare. Da almeno 30 anni il capitale riesce a far sputare soldi al lavoro per mezzo della delocalizzazione. In Italia, in Francia, in Inghilterra la delocalizzazione è ormai l’unico modo per assicurare lauti margini di guadagno.
Attualmente l’Italia paga 42 miliardi di euro d’interesse al capitale. Nello stesso tempo lo stato paga 83 miliardi di euro in stipendi e costi di funzionamento. Confrontate queste cifre: lo Stato dà ai parassiti più della metà di quello che versa ai lavoratori. Pompa i soldi nelle tasche di gente che guadagna senza alzare un dito! Si taglia sulla scuola, sulla ricerca, sulla salute per ingrassare i parassiti!
Qualcuno dirà : ma i risparmiatori riciclano i soldi nell’economia. Niente di più falso. I risparmiatori li investono in Borsa o nell’immobiliare, come dire che li riciclano nell’origine stessa della rendita. E’ un circolo vizioso di cui tutti i lavoratori fanno le spese. E qualcuno sostiene ancora che la lotta di classe è un rudere del secolo scorso?
Dragor
.
Bellissimo post, caro Dragor, uno dei migliori in assoluto. Lo sottoscrivo in tutto. Aggiungo solo poche cose per dare il mio contributo alla discussione. Innanzitutto la delocalizzazione: è stata decisa molti anni fa, in un ristretto ambito finanziario. Si è deciso di disinvestire nei paesi già industrializzati – dove la manodopera costa di più - per iniziare a farlo in quelli più arretrati, dove la manodopera costa meno. Così facendo le aziende – e i loro azionisti – possono realizzare maggiori profitti.
Tale procedura ha, se non altro, il merito di avere creato posti di lavoro in paesi poveri e portato ricchezza e benessere dove fino a 30 anni fa c'era solo miseria. Tuttavia ha distrutto milioni di posti di lavoro in Occidente e innescato un meccanismo da cui sarà difficile uscire.
Il meccanismo è il seguente: normalmente lo Stato usa le tasse dei cittadini per costruire e far funzionare scuole, ospedali, forze di polizia, nonché pagare le pensioni ecc. ecc. La perdita di milioni di posti di lavoro nel giro di pochi anni ha provocato un enorme “buco” nei bilanci degli Stati (N.B. In Italia la situazione era già grave a causa della corruzione e della forte evasione fiscale). Per coprire questo buco gli Stati sono costretti ad indebitarsi e quindi, come è facile immaginare, la situazione va peggiorando ogni anno che passa, poiché al debito precedente si aggiungono gli interessi da pagare.
Se le cose andassero male per tutti, pazienza! Ma il problema è che siamo solo noi lavoratori dipendenti a farne le spese. Gli altri – commercianti, artigiani, professionisti, ecc. - in un modo o nell'altro cascano in piedi: o aumentano le tariffe oppure evadono il fisco, o entrambe le cose. E quindi riescono ad accumulare ampi profitti anche in una situazione di crisi come quella attuale. Profitti che vengono magari reinvestiti in immobili, facendo lievitare il prezzo delle case e quello degli affitti, aggravando la già difficile situazione dei lavoratori dipendenti che spesso devono, con il loro misero stipendio, anche pagare l'affitto. Oppure in titoli di Stato, il che significa pagare degli interessi che poi l'anno successivo diventeranno debito e servirà un nuovo aumento delle tasse per farvi fronte. In pratica sono sempre i lavoratori dipendenti a pagare:
1) con il loro lavoro creano la ricchezza che va, in larga parte, nelle tasche di altri;
2) con la loro spesa, fanno arricchire i commercianti;
3) se pagano l'affitto, ingrassano la categoria dei proprietari di case;
4) infine con le loro tasse finanziano le rendite degli speculatori.
E tutto questo senza neppure parlare di un altro gravissimo problema, quello del precariato.
Come se ne esce? A me che per natura sono un po' pessimista verrebbe da dire: “non se ne esce”. Ma voglio concedermi una speranza: in teoria una possibilità c'è, ma è molto difficile che si realizzi. Bisognerebbe che tutti quelli che hanno una azienda e dei dipendenti smettessero di comportarsi come il vecchio Scrooge e cominciassero a elargire aumenti di stipendio. Bisognerebbe che tutti quelli che evadono le tasse cominciassero a rendersi conto il male che fanno alla società e cominciassero a pagarle. Bisognerebbe che tutti quelli che hanno una attività si accontentassero di un guadagno leggermente inferiore. Magari il prossimo anno non potrebbero comprarsi un altro Suv, ma che importa? Non si vive bene lo stesso?
Scritto da: Alberto | 25/05/10 a 11:26
Carissimo Dragor, condivido il tuo punto di vista sulla vitalità del capitalismo così come le conclusioni cui giunge Alberto.
Ottimo post.
Un abbraccio affettuoso come sempre.
Marianna
Ps.
Non sono ancora riuscita a trovarti nelle pagine della Stampa.
Ma ti ho su Preferiti per cui non ho problema.
Piuttosto solo oggi, perché nei giorni scorsi non ho aperto la posta, ho letto delle tue preoccupazioni per la chiusura dei blog e il tono mi è parso molto serio.
Io non sono in grado di dirti cosa e come fare.
Vedremo al momento se qualche "santo" ci verrà in soccorso.
Scritto da: marianna | 25/05/10 a 21:56
@ Dragor : COMPLIMENTI! Nulla da obbiettare, non sarei in grado di aggiungere una sola parola al tuo punti di vista che condivido.
Posso confessarti che adoro quel quadro divenuto ‘simbolo’ di vera lotta, coraggiosa, quella della gente unita al fine di ottenere giustizia, rispetto e salari utili al fabbisogno di tutti; con gli ideali sociali comuni. Il cammino dei lavoratori rappresenta il movimento di massa esattamente come nell’intenzione dell’autore. Gli ultimi, i più umili, i più sfruttati i quali solo insieme possono affrontare l’arroganza dei ‘padroni’.
[[ Come il cancro, il capitalismo si riproduce per metastasi: sopravvive soltanto trasformando in soldi tutto quello che tocca. ]]
Questa frase, così semplice, ma dura come una kemio, direi che vale tutta la ‘filosofia spicciola’ che gira intorno al Dio Denaro.
P.S.
SIMPATICCISSIMO lo scritto inerente * ma com’è dura la poligamia.*
Scritto da: Silvia GM | 25/05/10 a 22:34
Caro Alberto, grazie per l'apprezzamento e per il tuo interessante complemento al post. Ma soprattutto grazie per la straordinaria luce di speranza che ci offri come Dickens quando suppone che un vecchio avaro possa diventare umano. Queste cose fanno bene al cuore. E non anche al portafoglio: si tratta solo di redistribuire i redditi. Io ho nel genere umano una fiducia genetica, lo avevo già detto in un post. Penso che gli umani siano intrinsecamente "buoni". In senso naturale, vale a dire che alla lunga si salvano le qualità per la sopravvivenza della specie. Di tutta, non soltanto di alcuni membri.
Un caro saluto, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/05/10 a 09:13
Cara Marianna, grazie perl'apprezzameto. Se clicchi su "cultura" e poi guardi all'estrema destra (la politica non c'entra:-) troverai JI.
A dire il vero penso che il capitalismo non sia molto vitale. Cosi' com'è hai giorni contati e la crisi ce lo sta dimostrando.
Il titolo della mia mail, ispirato al film di Spielberg, era un po' allarmistico ma in realtà la situazione non è cosi' drammatica. Per salvare JI basta qualche euro. In ogni caso mi assicurano che si puo' anche cambiare piattaforma salvando tutto il contenuto.
Un abbraccio affettuoso, buona giornata,,a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/05/10 a 09:20
Cara Silvia, hai detto bene: il denaro è un dio. E almeno la gente si accontentasse di adorarlo, ma no: bisogna anche fargli dei sacrifici. E almeno si sacrificassero i suoi fedeli, ma no: devono sacrificarsi gli altri. E a questo punto non ci sto. Perché devo essere io a fare le spese della catena di Sant'Antonio costruita dai trader? Cosi' m'identifico anch'io nel celebre quadro e penso che soltanto l'unione degli "altri" potrà sconfiggere i fans del sacrificio altrui.
Un caro saluto, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/05/10 a 10:08
Le profit toujours le profit qui ne profite évidemment qu'aux riches nantis, la crise à bon dos et fait avaler à beaucoup des mensonges. Mon fils et ma belle fille qui travaillent dans l'Edition et la photo viennent de perdre en même temps leur travail alors que leurs société se portent bien sous prétexte de la crise. Bel article clairvoyant comme d'habitude, compliments Dragor....amitiès Eliane
Scritto da: Eliane Micheluzzi | 26/05/10 a 10:16
Questo è un subdolo attacco antisionista. Infatti è noto che il grosso del mondo finanziario e il movimento di capitali fanno capo principalmente all'ebraismo internazionale.
Edelweiss
Scritto da: Edelweiss | 26/05/10 a 16:32
Eliane, c'est toujours la même rengaine: les travailleurs se portent mal pour que les entreprises se portent bien. Si on pouvait faire le contraire, une fois...
Bonne soirée, amitiés
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/05/10 a 19:26
Edelweiss, questo è un attacco antisionista, ma perché subdolo? Questo è un attacco antisionista tout court.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/05/10 a 19:28
Dragor,lo stato in Italia paga 42 milirdi di interssi sui BOT,non sul capitale,e scommetto che di BOT ne hai anche tu.Il crimine imposto dall"europa" è la privatizzazione delle banche,che ha consegnato ai loro soci la gestione del denaro del pubblico.Pefino la Banca d'Italia ha come azionisti i principali gruppi capitalistici.I migliori anni della nostra vita erano quelli in cui le banche erano dell'IRI.Le dirigevano gli "asini di partito"?Forse:io so che pagavano gli interessi sul CC,i muui erano bassi,le imprese trovavano i soldi per gli investimenti.Lasciare il denaro dei risparmiatori ai privati è stato come privatizzare l'acqua.Un crimine di cui l'Euro è il principale responsabile.
Scritto da: stefano | 29/05/10 a 10:46
Caro Stefano, forse potrei risponderti io, visto che il buon Dragor è impegnato in una disputa teologica. Hai toccato un punto molto importante: la proprietà del denaro. La tua tesi è ispirata alla nota teoria del “signoraggio”: le banche sono proprietarie del denaro in quanto lo creano.
Ma questo in Italia è avvenuto solo dopo il 1992, anno in cui è stata privatizzata la Banca d'Italia. Prima di quella data, come hai ricordato anche tu, la Banca d'Italia era di proprietà dello Stato. E cosa succedeva? Ogni volta che ce n'era bisogno, si immettevano sul mercato enormi quantità di carta moneta, provocando inflazione a 2 cifre. Poi, per invogliare i risparmiatori a comprare Boc e Cct, si alzavano i tassi di interesse e così il debito pubblico aumentava, innescando un meccanismo destinato a non avere mai fine. O meglio, la fine sarebbe stata quella dell'Argentina, o peggio ancora dell'ex Unione sovietica, ovvero la bancarotta totale.
Dal 1992 sono iniziati i sacrifici – quelli che la Grecia ha appena iniziato a fare – e dopo quasi 20 anni non siamo neppure riusciti a scalfire l'enorme montagna di debiti accumulata nei decenni precedenti. Finirà mai questo incubo? Dipende... l'Italia è un paese ricco, ma finchè i ricchi continueranno a non pagare le tasse non riusciremo mai a risanare il bilancio. E i sacrifici per ora li fanno solo i più deboli (lavoratori dipendenti e pensionati).
Scritto da: Alberto | 31/05/10 a 09:28
Grazie Alberto. Hai interpretato perfettamente il mio pensiero. Adesso posso tornare alla disputa teologica
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 31/05/10 a 15:27
Alberto,sono d'accordo con te:ma guarda che l'inflazione a due cifre,allora,c'era in mezzo mondo,USA compresi.Ora l'assalto alla diligenza non è piu' immaginabile.Nè l'euro,Grecia docet,puo' salvarti se non hai una spesa pubblica sotto controllo.Le banche devono andare allo Stato e diventare il primo motore dell'economia sociale di mercato.Senza sprechi,ovviamente,perchè l'inflazione a 2 cifre,nel mondo attuale, è roba del medioevo,e perchè le agenzie di rating ti ammazzano immedatemente,assieme alla speculazione.
Scritto da: STEFANO | 01/06/10 a 10:31
Caro Stefano, credo che tu sia troppo ottimista: l'inflazione a due cifre può ritornare in qualsiasi momento. Così come i problemi del passato, se non stiamo attenti. Se cominciamo a riportare le banche sotto il controllo dello Stato, dopo un po' ci ritroveremmo con un altro ministero delle Partecipazioni statali, pieno di aziende inutili e fallimentari, che costerebbero ai cittadini miliardi di euro l'anno. E il debito pubblico non avrebbe mai fine.
Scritto da: Alberto | 01/06/10 a 13:36