E’ la Settimana della Memoria e dappertutto si sente parlare di perdono: alla TV, alla radio, sui giornali, per la strada. Perdono e riconciliazione, perdono e riconciliazione, una litania ossessiva. Ti hanno tagliato a fette la famiglia? Secondo il governo dovresti dire: “Ma certo, caro, so che non lo hai fatto apposta. Ti è scappato, si sa, sono cose che capitano. Non avere paura, non ti odio per questo. Anzi, ti voglio bene. So che in fondo sei un bravo ragazzo. Così siamo amici come prima. Anzi, più di prima, OK?”
Chiunque abbia inventato la parola ”perdono” non ha la minima idea di come funzionano i processi mentali. Il perdono è il solo processo emotivo al quale si pretende di comandare. In realtà non si comanda un bel niente, perché come tutti i processi emotivi il perdono sfugge al controllo della ragione. Si sa bene che non si può amare a comando. Perché si dovrebbe perdonare a comando? Non basta dire “perdono” per perdonare. Ecco l’immenso equivoco che circola in Rwanda e che il governo coltiva scrupolosamente con l’aiuto di legioni di preti cattolici e protestanti che scribacchiano e blaterano le scemenze più incredibili. Il perdono presuppone prima di tutto l’oblio e una persona normale non può dimenticare, a meno che non sia colpita dall’Alzheimer o da una forma di amnesia. In secondo luogo il perdono presuppone che non si provi ostilità nei confronti dell’offensore. Certo, tu puoi asserire di non provare ostilità, ma la tua ostilità affiorerà in modo indiretto, secondo quel processo noto in psicanalisi come “ritorno del represso”. Cacciato dalla porta, l’odio rientrerà dalla finestra, perché non puoi non odiare chi ti ha fatto del male. Tutte le ideologie che predicano il perdono sono provviste di finestre dalle quali l’odio rientra in forme socialmente accettabili, come quella forma civilizzata di vendetta che si chiama giustizia. Alla TV ho visto un programma intitolato “Perdoneresti il tuo peggior offensore?” Una ragazza ha risposto: “Io sono cristiana praticante e perdono i miei nemici, pero’ voglio che siano puniti nel modo più severo.” Brava scema, e allora dov’è il perdono? Li odii e hai voglia di vendicarti come tutti, però ti rifiuti di ammetterlo. Non per niente i cristiani hanno inventato l’inferno, con il quale sfogano tutto il loro sadismo contro chi non la pensa come loro. Torture per l’eternità, ecco come trattano i nemici. Altro che perdono, però si credono tutti dei santarellini.
Il perdono funziona soltanto quando l’offesa non esiste. Un caso tipico è quello di msg. Bienvenu Myriel ne “I Miserabili”. Jean Valjean gli ruba i candelabri d’argento e lui lo perdona. Sì, ma soltanto perché aveva già deciso che i candelabri appartenevano ai poveri, non a lui. Così l’offesa non esiste. A queste condizioni possono perdonare tutti. E la campagna di perdonismo promossa da Kagame significa in realtà: “Cari, non siamo in grado di arrestare e condannare tutti gli assassini ancora in circolazione perché sono troppi, così dovete fare finta che non esistano anche se li incrociate tutti i giorni. Anche se vivete gomito a gomito con chi vi ha tagliato a fette la mamma, la moglie, il marito o il figlio. Dovete volergli bene, avete capito?” In poche parole, perdono invece di giustizia.
Dragor
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Non sono convinto che il perdono sia un sentimento connaturato nell'intimo dell'uomo.
Quando ti viene brutalmente strappato quanto hai di più caro, non c'è dettame religioso - salvo che uno abbia raggiunto l'insensibilità verso le umane cose propria di asceti e spiriti distaccati dalla realtà - che possa farlo affermare, così, a caldo, che sei pronto a perdonare.
Il tempo lenirà le ferite. Ma da lì a perdonare degli assassini che ti hanno rovinato la vita, ce ne passa di strada.
Ho sempre sostenuto che se qualcuno ammazzasse chi ho di più caro al mondo, non avrei pace finchè non lo mandassi sottoterra con le mie mani. Dovessi aspettarlo fuori di galera per trentanni. Non sono un buon cristiano? Mai stato capace di esserlo, nemmeno quando da piccolo, tutti in famiglia cercavano di far del loro meglio per farmici diventare.
Immagino quanto debba essere drammatico - e ipocrita - assistere alla campagna per il perdono obbligatorio, offerto ai Rwandesi in alternativa ad una inesistente giustizia.
Ciao, buona domenica,
HP
Scritto da: Homing Pigeon | 17/04/11 a 10:59
E' difficilissimo perdonare e non può essere mai a comando.
L'iniziativa probabilmente ha solo lo scopo di creare una società vivibile. Sempre che ci si riesca.
Tu, dal canto tuo, come tutta la famiglia di Dedé, avete tutte le ragioni del mondo per trovare assurda una "giornata" del genere.
Un abbraccio grande ed affettuoso.
Un bacione anche a Marguerite.
Marianna
Scritto da: marianna | 17/04/11 a 11:21
Credo che la politica del perdono regga ma solo fino alla prossima scintilla, quando i tempi saranno maturi per nuove ancestrali ostilità .
Tesea
Scritto da: Tesea | 17/04/11 a 14:54
Bellissimo post, Dragor, concordo. Qualcuno ha detto: non si perdona, si dimentica. Bisogna attendere il fisiologico oblio, che è l'unico rimedio per tutti i dolori.
Un abbraccio.
Pim
P.S.: è il rimosso che ritorna, non il represso. :-)
Scritto da: Pim | 18/04/11 a 13:00
Pim, il problema e' che l'oblio e' provocato da disturbi della memoria di cui non tutti soffrono.Certe cose non si dimenticcano nemmeno dopo 1000 anni
Ciao, ricambio l'abbraccio
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/04/11 a 11:16
Grazie Tesea, sto morendo dalla voglia di essere tagliato a fette :-) In ogni caso le ostilita' non sono ancestrali. Sono state create a partire dagli anni 50 quando si sono deliberatamente aizzati gli Hutu contro i Tutsi per servire gli interessi del Belgio e della chiesa. Ho cercato di dpuiegarlo nei miei post
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/04/11 a 11:21
HP, sono d'accordo con te. Infatti qualcuno mi ha ammazzato quanto avevo di piu' caro al mondo e sto ancora cercando di mettergli le mani addosso. E come me lo pensano tutti quelli che hanno perduto delle persone care per mano degli assassini.In ogni aqso la giustizia non e' inesistente, ma non riesce a processare tutti gli assassini. Sono milioni. E' come se gli ebrei divessero vivere con i nazisti e chiudere un occhio sul passato
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/04/11 a 11:36
Cara Marianna, il governo coltiva il mito del perdono a comando. Quando lo faccio notare, mi dicono: allora vorresti tornare al regime di prima, che coltivava l'odio a comando? Fra i 2 mali...
Un abbraccio affettuoso, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/04/11 a 11:41
La parola perdono è, ormai, totalmente sconosciuta al genere umano. Tutti sfoderano la voglia di vendetta anche senza alcun presupposto valido (ammesso che ne esistano). Homo homini lupus. E' questo l'imperativo che sembra essersi impossessato dell'animo umano inaridendolo a dismisura. Speriamo in una guarigione!
Scritto da: Rosario Ciotto | 21/04/11 a 21:49
Cqro Rosario, dimmi una sola buona ragione per la quale dovrei perdonare (come se dipendesse da me)chi mi ha massacrato la famiglia, invece di dargli quello che si merita.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 22/04/11 a 10:28
Dici una cosa molto vera, Dragor: il perdono è un atteggiamento psicologico del tutto falso,non esiste nella realtà. Nessuno può dimenticare il male che gli è stato fatto, meno che mai per un'imposizione dall'esterno (chiesa, stato o chicchessia). Il commento migliore al tuo articolo io lo vedo in alcuni versi presenti nel libretto (scritto da Francesco Maria Piave) per il Macbeth di Verdi, dove il guerriero Macduff, pensando all'usurpatore che gli ha fatto ammazzare moglie e figli, prega così: "Trammi al tiranno in faccia, Signore! E, s'ei mi sfugge, possa tu a lui le braccia del tuo perdono aprir!".
Scritto da: Aliceagnese | 08/05/11 a 15:59
Cara Alice, un tizio che mi ammazza moglie e figli non lo perdonare nemmeno dal Signore. Grazie per l'apprezzamento. Se hai voglia, potresti leggere gli altri miei post sul Rwanda e sulle implicazioni della chiesa cattolica nel genocidio, li trovi sotto la categoria "Rwanda" .
Buona domenica
dragor (journal inteime)
Scritto da: dragor | 08/05/11 a 16:27
Il perdono non può essere in contrasto con la giustizia ( ovvio: sarebbe una ingiustizia e quindi sullo stesso livello del male compiuto da chi cui si rivolgerebbe il perdono). Quando si sente ( e lo si 'sente' - si è sentito - anche di recente ) un omicida che chiede perdono occorre rispondere : devi chiedere giustizia, e sottometterti ad essa. Quando una persona sta seriamente pagando o ha pagato per il male compiuto ( è chiaro che il discorso qui si sposta sulle leggi umane di giustizia) il discorso sul perdono assume un diverso significato ( nel contesto del cammino per il bene che, anche il più feroce assassino, DEVE fare ). Io,personalmente, ( ora che non ho subito nessuna terribile ingiustizia e sofferenza come per Dragor, e quindi ... non sarebbe forse nemmeno corretto che mi esprimessi) direi semplicemente : come credente mi impegno a pregare Dio che ti conceda il perdono, il mio perdono l'hai già avuto sotto forma della giustizia ( ed interpreto in questo senso, al di là del suo significato testuale ,il precetto del Vangelo: perdonate e sarete perdonati). Dedicare una giornata al perdono non significa,per essere corretta, nient'altro che approfondire e confrontarsi su questo tipo di problema. Un non credente tralascia la preghiera e fa presente il seguito. La "riconciliazione" politica sul passato che non pochi invocano può essere discorso ambiguo e pericolo; la mia posizione potrebbe essere una forma di "controllo" : la vera riconciliazione è fare chiarezza sulle responsabilità di chi ha commesso atrocità , ed esigere 'giustizia' ( chi è già morto ,per la sua ' condizione ' lascia a noi la risposta che gli chiederemmo se fosse ancora in vita).
Scritto da: coerenza fino in fondo | 08/05/11 a 16:39