Avevamo fatto tutto. Aperitivo al Source du Nil, pranzo al Burundi Palace, visita a Ngagara dove la famiglia di mia moglie abitava quando era rifugiata, pellegrinaggio al cinema Caméo , escursione al mercato, visita all’Ecole Française, visita all’ospedale Prince Ragwasore dove ho rischiato di morire, visita al Centre Culturel Français, un salto alla Biblioteca Americana, pomeriggio al Cercle Nautique per mangiare i s’angala, gli squisiti pesciolini fritti del lago Tanganyka, e guardare gli ippopotami che approdano con moglie e figli per passare la notte a pascolare nella brousse. Tutto, proprio tutto. Ma restava una cosa.
“Vuoi che ti accompagni?”, chiede mia moglie. “No, vado da solo.” Penso di prendere un taxi, poi cambio idea e vado a piedi. Ormai è quasi buio, sono un po’ teso perché Bujumbura non offre la sicurezza di Kigali. Ma conosco bene la strada. Su per la route de Rumonge fino al quartiere Kabondo, poi girare a destra quando si arriva alla scuola belga. E durante il cammino, penso a quello che vorrei dirgli.
“Caro papà, quando sono partito non c’era il cellulare. Non c’era Internet anche se in Francia avevamo il suo antenato, il Minitel. In Burundi si prendeva soltanto la TV locale e pochissimi possedevano un televisore. Se andavi in certi quartieri con la macchina, i bambini accorrevano a guardarti come se fossi un UFO. Non c’erano giornali a parte il Rénouveau, 4 pagine stampate male e scritte peggio. La migliore fonte d’informazioni era il boy che tornava dal mercato. Non c’era la guerra in Afghanistan, non c’era la guerra in Irak, le Torri Gemelle erano ancora in piedi. Il Rwanda aveva un milione di Tutsi in piu’, gli arabi non si erano ancora ribellati, l’America aveva un presidente bianco. Non trovi che fosse un altro mondo? Sono passati poco più di vent’anni, ma sembra preistoria.
Sai, papà, per anni ti ho odiato per come hai trattato mia madre. Per avere distrutto la nostra famiglia, per avere messo al suo posto una serie donne una peggiore dell’altra fino all’ultima che è la peggiore di tutte. Ti ho odiato, ma adesso ho scoperto di non odiarti più. Perché sento di avere un debito con te. Forse dipende dal fatto che adesso sono padre anch’io. Nel mio comportamento con mia figlia, ho riconosciuto una parte del tuo comportamento con me. Quando ero bambino, mi hai portato in giro per tutta Europa, mi hai fatto visitare i musei, i centri storici, le cattedrali. Non scorderò mai quei viaggi e le nostre conversazioni in macchina, mentre ai nostri lati sfilavano paesaggi nuovi e meravigliosi. Non lo facevi per me, lo facevi per egoismo perché ti piaceva viaggiare e parlare, ma il risultato non cambia: l’intelligenza migliora le persone che ci stanno vicino, così come la stupidità le peggiora. Mi hai insegnato ad amare il jazz. Non scorderò mai il nostro viaggio di notte per Parigi per sentire Lionel Hampton, non scorderò mai le descrizioni dei tuoi incontri con John Coltrane, Billie Holiday, Louis Armstrong, Ella Fitgerald. Mi hai insegnato ad amare l’architettura. Non eravamo d’accordo perché non potevo soffrire la Bauhaus e Le Corbusier, ma l’ho amata lo stesso. Mi ha insegnato ad amare l’arte. Se oggi so riconoscere un comune denominatore dalla grotta di Lascaux a Picasso, lo devo a te.”
Arrivo alla casa. E’ buio pesto, non hanno ancora messo i lampioni. Busso al cancello e il boy mi apre. Quando gli dico chi sono, mi fa entrare e mi accompagna nel soggiorno. Un momento dopo lui arriva. E’ un po’ invecchiato, ma nemmeno tanto. “Ah, eccoti. Si può sapere dove ti eri cacciato?” “A Nizza, papà.” “Sei partito senza pagare l’elettricità.” “Hai una nipote, papà.” “Mi devi 211.000 FB.” “Si chiama Minou…”
Tutto come al solito.
Dragor
certo che, dragor, sei incredibile :-)
bourbaki
Scritto da: bourbakis | 25/08/11 a 16:11
Dolce e malinconico questo tuo racconto, come una storia di Corto Maltese. E anche in questo caso manca il lieto fine :-(
Scritto da: Alberto | 26/08/11 a 09:04
Carissimo Dragor è una storia bellissima e tristissima. Ma dentro ci sei tutto tu e tutto "lui".
Mi piace molto e vorrei averla.
Se puoi e vuoi, inviamela in posta.
Ne sarei felice.
Ti abbraccio con grande affetto.
Buona Domenica.
Marianna
Scritto da: marianna | 28/08/11 a 10:49
Bourbaki, ti sembra che un padre possa accogliere il figlio in aquesto modo dopo 22 anni? Questo si' che e' incredibile!
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/08/11 a 12:28
Alberto, non siamo pessimisti. La storia non e' ancora finita...
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/08/11 a 12:30
Cara Marianna, resteremo qui per un po', cosi' la storia non e' ancora finita. Spero di oter scrivere una conclusione meno triste
Un abbraccio da Bujumbura
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/08/11 a 12:37
Davvero, proprio come Corto Maltese...
Scritto da: Pim | 30/08/11 a 10:35
Bah, j'ai eu un père de ce genre...abandonner sa femme et ses enfants est la meilleure chose que le type ait fait dans sa vie. En plus le mien n'a jamais rencontré Billie Holiday ! Peut-être que ton père a mis une vieille rengaine de Lady Day après ton départ...
http://www.youtube.com/watch?v=hs0EFrxOQbU
Alex
Scritto da: Alex | 31/08/11 a 11:55