E’ noto come i preti abbiano con la verità un rapporto ambiguo, essendo culturalmente predisposti a credere alle frottole che si sono inventati e a spacciarle per grandissime verità. Perfino il loro Stato è fondato su un falso. Nigrizia, il settimanale dei missionari comboniani, non fa eccezione a proposito del Rwanda. Ma in questo caso pratica una disinformazione consapevole, studiata dai vertici del Vaticano e diffusa in tutte le pubblicazioni cattoliche. Le stesse cose potete leggerle sull’Osservatore Romano, sull’Avvenire, su La Croix e anche sulle pubblicazioni dell’estrema destra francese. C’è una ragione: la chiesa cattolica ha partecipato attivamente al Genocidio contro i Tutsi. Ha sostenuto per decenni l’ideologia genocidaria durante le dittature di Kaybanda e di Habyarimana (nel 1957 ha perfino contribuito a fondarla con il vescovo svizzero monseigneur Perraudin), ha partecipato al Genocidio attirando le vittime nelle chiese e massacrandole, ha aiutato gli assassini a fuggire in Europa e ha cercato di sottrarli alla giustizia. Ecco perché Nigrizia ha scatenato una campagna di menzogne contro il nuovo Rwanda: alza una cortina fumogena per nascondere le colpe della chiesa in generale e dei missionari in particolare.
Siccome potrei essere considerato parziale dato che sto in Rwanda e ho combattuto per rovesciare il regime razzista così caro ai preti, per una volta non scriverò niente contro i comboniani di Nigrizia. Mi limito a riportare questo articolo dell’associazione “Nessuno Tocchi Caino” .
Un premio al futuro del Ruanda
Le critiche di Nigrizia per la consegna del Premio L’Abolizionista dell’Anno al Presidente del Ruanda Paul Kagame meravigliano più per il tono singolarmente violento e poco consono al linguaggio che dovrebbero tenere uomini di chiesa, che per la sostanza. Purtroppo da tempo conosciamo le posizioni dei Comboniani su questa questione che sono molto distanti dalle nostre, ma che naturalmente rispettiamo. Tuttavia paragonare Kagame a Hitler e definirlo uno dei peggiori criminali della storia è un falso clamoroso di cui gli autori di queste dichiarazioni non possono non essere consapevoli. Il genocidio degli ebrei voluto da Hitler ha in effetti un parallelo in Ruanda. Si da però il caso che Kagame e il gruppo etnico a cui egli appartiene non fosse dalla parte dei carnefici, ma da quella delle vittime, e che solo l’intervento delle sue truppe ha posto fine al genocidio, mentre la comunità internazionale stava a guardare.
Hitler in Rwanda c’era, anzi ce n’erano vari e sono tutti quegli estremisti Hutu, appartenenti al clan del vecchio presidente Habyarimana, che hanno concepito, istigato ed eseguito il genocidio. Purtroppo le simpatie di una parte della chiesa ruandese erano per gli Hutu senza fare troppe distinzioni fra estremisti e moderati. Ancora più grave è il fatto che in qualche caso questa simpatia si sia spinta fino alla complicità nel genocidio, come è testimoniato dai processi nei confronti di religiosi che sono stati condannati non dalla giustizia dei vincitori, ma da quella di paesi occidentali.
Forse per mitigare queste gravi responsabilità, alcune componenti della chiesa, di cui Nigrizia sembra voler fare parte, si sono lanciati in una campagna forsennata per cercare di dimostrare che in Ruanda non c’è stato un genocidio ma una guerra civile, e che al limite, se proprio si vuole parlare di genocidio, c’è stato un doppio genocidio. Ciò vuol dire che le responsabilità delle milizie genocidarie Hutu e dei soldati di Kagame si bilanciano. Questa tesi è semplicemente insostenibile. In Ruanda c’è stato un solo genocidio, voluto, pianificato ed eseguito nelle forme più crudeli da un gruppo ben identificato di estremisti Hutu che ha coinvolto una massa sterminata di ruandesi di etnia Hutu intossicati da una propaganda frenetica e trasformati in crudeli assassini capaci di uccidere a colpi di macete centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini. I piccoli teschi spaccati dal macete che si conservano nei siti/musei del genocidio ne sono una testimonianza agghiacciante. Ignorare tutto questo orrore e definire Kagame una sorta di Hitler non è soltanto un tentativo maldestro di manipolazione della storia, è anche un insulto alle vittime e ai sopravvissuti del genocidio. E’ ugualmente un insulto a tutti coloro, sacerdoti compresi, che hanno rischiato la vita per strappare vittime designate dalle mani dei carnefici e che oggi fanno una lettura della storia molto lontana da quella di Nigrizia.
Non c’è dubbio che le truppe di Kagame hanno commesso a loro volta dei crimini e che bisognerà fare il necessario perché questi crimini siano puniti. Non c’è dubbio che migliaia di ruandesi, molti innocenti, sono stati uccisi nel corso delle guerre che hanno fatto seguito al genocidio, in Ruanda e in Congo. Ma nessuno può accusare in buona fede Kagame di avere pianificato e istigato lo sterminio degli Hutu e quindi di essere responsabile di una qualche forma di genocidio. Quanto alle responsabilità nel genocidio dei Tutsi e degli Hutu moderati esse sono tragicamente chiare. Il genocidio fu scatenato su larga scala solo qualche ora dopo l’abbattimento dell’aereo del Presidente Habyarimana, il che vuol dire che era stato pianificato fin nei dettagli dagli esponenti del vecchio regime molto tempo prima. Ugualmente pianificate erano state le modalità del genocidio al quale doveva partecipare il maggior numero possibile di ruandesi. La strategia diabolica degli artefici del genocidio era infatti molto semplice: se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole. Volontariamente o involontariamente le posizioni come quelle espresse da Nigrizia portano acqua al mulino degli ultimi irriducibili artefici del genocidio che sono ancora arroccati nelle foreste del Congo.
Kagame non è certamente un angelo e il Ruanda non è il più fulgido modello di democrazia di tipo occidentale. Ma prima di salire in cattedra e dare lezioni bisogna ricordare che solo tredici anni fa un gruppo di estremisti ha scatenato in questo paese il più orribile genocidio del secolo scorso con l’intento di sterminare il gruppo etnico al quale una grande parte del gruppo dirigente attuale appartiene. Le ferite di questo orrore sono ancora aperte, e ci vorrà più di una generazione prima che si rimarginino. Forse sarebbe più saggio accompagnare il processo in corso di riconciliazione nazionale, anche se imperfetto, piuttosto che inventare teorie che cerchino di cancellare le responsabilità che tutti abbiamo avuto nella tragedia ruandese per non avere saputo fermare il genocidio quando potevamo farlo e per avere aspettato troppo tempo prima di riconoscerlo.
Il premio di Nessuno Tocchi Caino laurea Kagame come abolizionista dell’anno, non come campione di democrazia o di difesa dei diritti umani. Il fatto che ad abolire la pena di morte e ad aderire alla campagna per la moratoria universale delle esecuzioni capitali sia stato un paese come il Ruanda con la sua tragica storia è per noi un fatto di grande valore simbolico. Per questo abbiamo attribuito il premio al Presidente Kagame e siamo fieri di averlo fatto.
Kagame è stato anche accusato di aver abolito la pena di morte solo per consentire l’estradizione dei sospetti criminali che si sono rifugiati all’estero, ma è una critica ingiusta, perché il problema della pena di morte in caso di estradizione è stato risolto in passato con l’esclusione della pena capitale a chi è stato riconsegnato alle autorità ruandesi. Da questo punto di vista, la sua abolizione in Ruanda è stato un atto gratuito e unilaterale. Inoltre il dibattito sull’abolizione ha coinvolto non soltanto le aule parlamentari, ma tutta la popolazione, dalle università fino all’ultimo villaggio del Paese.
Riconosciamo al presidente Kagame la volontà politica di aver guidato il suo Paese all’abolizione della pena di morte come tappa di un processo di riconciliazione nazionale riconosciuto e apprezzato dalla Comunità internazionale, e anche il suo impegno a partecipare della coalizione mondiale di paesi che vogliono la moratoria universale delle esecuzioni. Questo è il Ruanda che noi abbiamo premiato: un Paese che ha deciso di fare i conti con il suo passato e di farlo interrompendo l’assurdo ciclo della violenza, dell’odio e della vendetta. Nelle situazioni “al limite”, anche le più catastrofiche, ci interessa di più cogliere i segnali e i passi, magari di un centimetro, che vanno però nella direzione giusta e che guardano al futuro, piuttosto che cristallizzare tutto e tutti al proprio passato. Il Premio a Kagame è un investimento sul futuro del Ruanda, non un riconoscimento del suo passato>
Dragor
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Stimo e apprezzo, perché conosco, l'associazione "Nessuno tocchi Caino" ma non condivido affatto il giudizio negativo che esprimi su NIGRIZIA.
Qualcuno c'è nel mucchio ,come dici tu ,ma per quel che so non c'è mai stato da parte dei Padri Comboniani connivenza con il potere, fosse pure quello del Vaticano.
Rispetto sì e buona educazione ma hanno sempre, all'occasione, espresso critiche e dissenso quando era necessario.
Meglio di me potrebbe risponderti p.Zanotelli, che ha pagato di persona.
Un abbraccio affettuoso.
Marianna
Scritto da: marianna | 17/09/11 a 18:13
Che significato ha citare un articolo come fosse di attualità' quando in realta' e' vecchio di oltre tre anni?
Scritto da: Apote | 17/09/11 a 18:44
Cara Marianna, come dico nella prefazione all'articolo di Nessuno Tocchi Caino, mi riferisco solo al Rwanda. Forse Nigrizia sara' indipendente dal Vaticano, ma e' arrivato alle stesse conclusioni e scrive le stesse cose. Oltre a tutto con un linguaggio, come dice l'articolo, "poco consono al linguaggio che dovrebbero tenere uomini di Chiesa." Io non so che linguaggio dovrebbero tenere, ma so che sul Rwanda scrivono soltanto menzogne. Basta vedere quello che scrivono su Victoire Ingabire, la loro nuova bandiera. Non ho letto niente di questo Balotelli, se non e' d'accordo con i suoi colleghi dovrebbe farsi sentire. Buona domenica, un abbraccio, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 18/09/11 a 15:35
Apote, ha il significato che dopo 3 anni e' ancora attuale. Gli anni passano, le menzogne di Nigrizia sul Rwanda restano. Credendo di avere il monopolio dell'informazione su questo paese in Italia, scrivono tutte le frottole possibili nell'interesse dei preti, ma hanno fatto i conti senza di me che sono sul posto.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 18/09/11 a 15:40
Apote, Nigrizia ha pubblicato un appello per il presidente francese Sarkozy perchè non incontrasse Kagame nella sua recente visita in Francia. La data è del 6 settembre 2011 e alla fine si fa un chiaro riferimento al presunto controgenocidio di cui Kagame sarebbe responsabile. Ecco perchè l'articolo riproposto da Dragor non è vecchio di 3 anni, ma è attuale da 3 anni. Nigrizia ha al suo interno persone che hanno rilasciato dichiarazioni da far rabbrividire. Se le pubblicano vuol dire che quella è la linea editoriale e per me è vergognosamente grave. Sono cattolico e credo che il giorno del giudizio, quello serio, arriverà anche per lor signori.
Scritto da: Ivano | 19/09/11 a 10:26
E' vero Ivano, ho letto anch'io l'articolo che dimostra come questo mensile (non settimanale come ho scritto nel post) continui la sua campagna contro il nuovo Rwanda esattamente come 3 anni fa. Inoltre hanno fatto di Victoire Ingabire la loro bandiera dicendo (nel 2010, al momento dell'arresto) che le prove contro di lei erano inconsistenti (come facevano a saperlo?) e che veniva maltrattata. Al processo nessuno dei suoi 4 avvocati inglesi ha ha parlato di maltrattamenti (anzi, e' stata lei a chiedere il rinvio da giugno a settembre perche' gli avvocati potessero studiarsi il dossier). Quanto alle prove, i suoi complici hanno confessato e vari documenti la collegano ai gruppi terroristi in Congo. E poi c'e' quello che lei ha scritto di suo pugno.
Ciao, buon lunedi'
draor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/09/11 a 10:44
Dragor, Marianna non parlava di Balotelli, ma di Zanotelli
http://it.wikipedia.org/wiki/Alex_Zanotelli
Scritto da: Alberto | 19/09/11 a 12:18
Accidenti, e' vero. Dev'essere una mezz'ala :-)
Grazie per la segnalazione e per il link
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/09/11 a 12:43
Comunque non sono riuscito a trovare niente di Zanotelli sul Rwanda
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/09/11 a 13:03