Ho ricevuto questa lettera scritta da oppositori al nostro governo e la pubblico per due ragioni. Primo, è un eccellente compendio degli argomenti utilizzati dagli avversari di Paul Kagame e del FPR. Secondo, è scritta in italiano, così tutti potranno capirla. La pubblico integralmente, riservandomi soltanto di fare un commento alla fine.
L’OPPOSIZIONE RUANDESE E IL VENTO DEL CAMBIAMENTO
Anche per il Ruanda, il piccolo paese dalle mille colline, lo scenario è abbastanza tipico: un regime totalitario, il Fronte Patriottico Ruandese (FPR), guidato da una fazione di estremisti tutsi, regna imponendo il terrore, dentro e fuori del paese, sulla sua popolazione Twa, Tutsi (fenomeno recente) e Hutu, senza distinzioni.
Per quanto riguarda questi ultimi, il gruppo di maggioranza, sono spesso stigmatizzati con il nome di Interahamwe (estremisti hutu coinvolti nel genocidio del 1994) e / o simpatizzanti delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR): movimento politico militare creato da rifugiati hutu nella Repubblica democratica del Congo. L’attuale regime di Kigali accusa le FDLR di accogliere gli Interahamwe. Tuttavia, al contrario di ciò che può sembrare, la minaccia esterna del FDLR è più simbolica che reale. Infatti, dopo il genocidio del 1994, il FPR ha potuto reprimere le milizie degli Interahamwe anche oltre il territorio nazionale. È su questo che, fino ad oggi, Paul Kagame stesso fonda la sua legittimità. E ‘vero che per molti Tutsi, specialmente i sopravvissuti del genocidio, gli Interahamwe sono la maggiore ossessione, arroccata dietro la porta di fronte! E Paul Kagame lo sa. Per questo, egli gioca la carta populista, cioè … Ibuka (“Ricordati di …”). Evocare, nei suoi discorsi, le angosce e le immagini del genocidio come un jolly può sembrare malsano, ma la formula funziona. Questa è la politica, dopo tutto.
Le forze dell’opposizione, del ramo detto “pacifista”, sono i partiti FDU-Inkingi (Forze Democratiche Unite), PS- Imberakuri (Partito Socialista) di Victoire Ingabire e Bernard Ntaganda rispettivamente e, infine, il Partito Democratico dei Verdi del Ruanda, di Frank Habineza. Quindi, in Ruanda, è presente una vera opposizione politica. Ma è (ancora) poco organizzata, perché costantemente ostacolata e atomizzata dal FPR. I leader del PS e FDU sono attualmente in carcere per “attentato contro la sicurezza nazionale” e “collaborazione con reti terroristiche”. Sono accuse senza prove formali, scandalosamente utilizzate con il solo scopo di mettere a tacere tutte le voci critiche. Victoire Ingabire (che viveva in Olanda, prima di essere prigioniera di Kagame a Kigali), è la Aung San Suu Kyi ruandese. Ritornando al suo paese d’origine per sfidare il despota, si è sacrificata per ciò che credeva essere una causa nazionale. La sua incarcerazione, quasi automatica, è un allarme rosso, secondo il quale tutti i dissidenti sono persona non grata in Ruanda: “delitto” punibile penalmente, per il bene e la sicurezza della nazione. Peggio ancora, nel caso del partito dei Verdi, citato sopra, il suo vice presidente, André Kagwa Rwisekera è stato brutalmente decapitato nel 2010, poche settimane prima delle elezioni presidenziali. L’indagine è stata respinta dalle autorità locali. Anche se questi tre partiti chiedono una “semplice” apertura politica, essi vivono un inferno. In realtà, il Ruanda è uno dei peggiori luoghi in cui vivere, quando si è un oppositore che aspira alla democrazia.
Sapendo questo, il campo d’azione più sicuro per un dissidente è a partire dall’estero o tramite il mondo virtuale: il PS rimane attivo sul suo sito web imberakuri.org, il partito dei Verdi su rwandagreendemocrats.org e le FDU- Inkigi su FDU-rwanda.com. La diaspora esiliata in Occidente, in particolare in Belgio, Francia, Inghilterra, Olanda, Svizzera, Germania, Canada e gli Stati Uniti, ha i mezzi e le infrastrutture per far sentire la propria voce e per proporre un’alternativa al FPR.
Alcuni ex dirigenti del clan FPR che sono fuggiti da Kagame hanno creato un partito di opposizione, il RNC (Ruanda National Congress). I membri fondatori sono: Patrick Karegeya, Théogène Rudasingwa, Gerald Gahima e Kayumba Nyamwasa. Essi conoscono meglio di chiunque altro le debolezze del partito unico, perché hanno partecipato alla sua creazione. Sanno dove si trovano i punti vitali e ciò rappresenta di gran lunga la maggior minaccia per l’uomo forte di Kigali e che lo rende nervoso. Per molti osservatori, è questa stessa che determinerà l’immediato futuro del Ruanda. Ma ancora una volta, Paul Kagame rimane con gli occhi ben aperti. Manda, a turno, i suoi emissari sui quattro continenti per tenersi ben informato su un possibile e definitivo connubio tra il RNC e le FDLR: un cocktail esplosivo per il Ruanda.
I discorsi del FPR devono essere ben analizzati, perchè fanno parte di un processo che va di pari passo con la creazione di un modello di stato-nazione omogeneo, quindi dal pensiero unico. Pertanto, in Ruanda, il nemico della nazione non può venire che dal di fuori, con un suo discorso “allogeno” e dissonante (democrazia, Stato di diritto, giustizia per tutti, ecc) .. “No”, ha detto Kagame. No, non è dall’esterno che si può determinare ciò che è buono per gli autoctoni.
Paul Kagame è ancora visto dagli investitori stranieri come un “visionario” che ha trasformato il Ruanda in un piccolo miracolo economico. Ma dimenticano che il paese dipende in gran parte dagli aiuti stranieri. La sua economia è dunque molto soggetta a cambiamenti repentini. A livello politico, invece, il Ruanda è al limite del tollerabile. Un cambiamento che si è verificato dopo la pubblicazione del Rapporto Mapping delle Nazioni Unite, nel settembre 2010: in esso si accusa il suo esercito di crimini contro l’umanità e di genocidio commessi nella parte Est della RDCongo, dal 1993 al 2003. È quindi rischioso apparire con Kagame, per non offendere l’opinione pubblica, diventata piuttosto sensibile. È ormai un dato di fatto che il FPR sia diventato molto fragile. Ha spesso basato la sua campagna politica su discorsi statici e colpevolizzanti: la memoria dei Tutsi massacrati nel 1994, al fine di beneficiare di un’assistenza finanziaria internazionale. “Dove eravate nel 1994?”, ribatte ancora Kagame all’Occidente. Un ricatto che occulta completamente le atrocità commesse dall’APR (il braccio armato del FPR) in RDCongo, favorendo così una cultura dell’impunità nella regione dei Grandi Laghi. Un altro fattore che sta indebolendo il partito unico è ormai l’apertura del vaso di Pandora, vale a dire tutta la verità circa l’attentato mortale contro i due presidenti hutu, Juvenal Habyarimana (del Ruanda) e Cyprien Ntaryamira (del Burundi), la sera del 6 aprile 1994. A questo proposito, non è ancora stata resa una giustizia equa: la sola che può portare alla vera riconciliazione nazionale. La giustizia è parziale: da una parte, i tribunali “tradizionali” gacaca e, dall’altra, il TPIR (Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda), hanno volutamente omesso di processare i responsabili dei massacri degli Hutu commessi dal FPR sin dalla guerra civile del 1990 fino ad oggi, passando per le atrocità commesse nel 1994 e la pulizia etnica nei campi dei rifugiati dal 1995 al 2003. Una realtà amara per il FPR è che dovrà affrontare, in futuro, un’opposizione sempre più diversificata e organizzata, tra cui, oltre ai partiti già citati sopra: l’Urunana RUD (Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia) con il sito Rud-urunana.org, il PDR (Partito per la Democrazia in Ruanda) di Paul Rusesabagina e il suo sito ihumure.org, il blog di Padre Théophile Murengerantwari e il suo partito, il MDPR-Intaganda (Movimento Democratico Popolare per la Riconciliazione), il FLN (Fronte di Liberazione Nazionale) di John V. Karuranga, il RPR (Raggruppamento Popolare Ruandese) di Gerard Ntashamaje, il PDP-Imanzi di Deogratias Mushayidi, imprigionato a Kigali, ma il suo partito è ancora attivo sul sito PDP-imanzi.org. Per citarne alcuni. In breve, il FPR non ha il monopolio che aveva dopo la guerra del 1994. Oggi, ci sono delle alternative. Inoltre, le atrocità dei servizi segreti del FPR cominciano a “infastidire” sempre più l’opinione pubblica in Ruanda e all’estero. O il FPR si adatta alla nuova situazione o continuerà a sprofondare sempre più nella sua megalomania, radicalizzando e gonfiando ulteriormente l’opposizione. Se Paul Kagame ha davvero a cuore il destino del suo popolo, è giunto il momento di lasciare e andarsene.
COMMENTO DI DRAGOR
Cari amici, basta leggere le prime 4 righe per capire che aria tira. Per voi non esistono Rwandesi ma etnie. Non riuscite a concepire il Rwanda in modo diverso e vi dà fastidio che al potere ci siano dei Tutsi. Per voi sono sempre troppi e nel posto sbagliato, più o meno come gli ebrei per gli antisemiti. Secondo voi l’uguaglianza è un sopruso: deve comandare l’etnia maggioritaria (sottinteso: distruggendo quella minoritaria). Vi scagliate contro il regime attuale, ma quando eravate al potere, che cos’avete fatto? A partire dal 1959, una serie di massacri culminata con la madre di tutti i massacri, il genocidio del 1994, a parte il fatto che il paese da voi gestito era uno dei più poveri dell’Africa. Nel Rwanda di Habyarimana l’odio si respirava nell’aria, lo so per esperienza diretta. Sulle carte d’identità era obbligatoria la menzione dell’etnia. Oggi le parole d’ordine sono unità e riconciliazione, il Rwanda è il paese più sicuro e più sviluppato di tutta l’Africa. I rifugiati sono invitati a tornare e vengono inseriti nel programma Girinka che prevede per tutti una casa, un campo e una vacca, mentre il vostro caro Habyarimana aveva detto che sarebbe morto piuttosto che lasciar rientrare i rifugiati Tutsi. E’ vero, non c’è libertà di stampa per chi riprende gli argomenti razzisti. Ma sappiamo a che cos’hanno portato. Per la stessa ragione, in Europa si proibisce l’apologia del fascismo e la ricostituzione dei partiti fascisti. Dite che nella regione del Kivu le truppe del FPR avrebbero commesso un altro genocidio, ma vi rivolgete a chi non conosce i fatti. A partire dal 1994, Kagame ha chiesto più volte l’intervento dell’ONU per una forza d’interposizione fra il Rwanda e i militari sconfitti che si erano rifugiati in Zaire con i miliziani Interahamwe. Là si erano riorganizzati, tenevano in ostaggio i rifugiati e facevano sanguinosi raid in Rwanda. Dopo 2 anni di inutili richieste, considerato l’immobilismo dell’ONU, Kagame ha mandato le truppe oltre frontiera e voi avete cominciato a parlare di “atrocità", mentre stavate ben zitti quando i vostri cocchi sconfinavano in Rwanda per compiere saccheggi e stragi. Quanto all’attentato che è costato la vita ad Habyarimana, dovreste aggiornarvi prima di accusare il FPR. L’inchiesta del giudice francese Trévidic ha provato quello che già si sapeva: il missile che ha abbattuto l’aereo del presidente è partito da una zona controllata dai francesi e dalle FAR. Ascoltate il mio consiglio: lasciate perdere le etnie e fate un’opposizione politica. Ogni governo ha bisogno di un’opposizione intelligente e responsabile. Ma con il vostro razzismo non si va lontano.
Dragor
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nella foto: la dissidente Victoire Ingabire
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