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Sapevamo che avere un look da Rwandese non è molto igienico a Goma (RDC), dove alcuni cittadini del nostro paese sono stati picchiati di santa ragione da cittadini congolesi e perfino dai poliziotti che avrebbero dovuto difenderli. Adesso sembra che la caccia al Rwandese si pratichi anche nelle vie di Bruxelles, sempre a opera dei Congolesi. La causa? Il supposto aiuto del Rwanda a M23, il movimento ribelle nato per proteggere i Rwandesi del Kivu. Ce lo dice il nostro giornale New Times che la domenica si chiama Sunday Times: “I Rwandesi in Belgio manifestano contro la brutalità dei Congolesi.” Nella fotografia, sul cartello scritto in francese potete leggere: “Basta con la caccia ai Rwandesi nelle vie di Bruxelles.”
Il governo rwandese giura e spergiura che non si sognerebbe mai di aiutare M23. Contro il documento dell’ONU che lo mette sul banco degli accusati ha fabbricato un contro-documento dove ogni «prova» viene puntigliosamente contestata. Questo documento è stato «approvato», pensate un po’, dall’ambasciatore olandese a Kigali, quanto basta perché il Rwanda si consideri non soltanto assolto ma innocente come un agnellino. L’"approvazione" dell’ambasciatore olandese è stata servita da tutti i media a colazione, a pranzo e a cena per almeno 1 settimana.
In realtà l’avversione dei Congolesi per I Rwandesi risale a molto prima di M23. Risale al 1996 quando, esasperato per le scorribande delle bande di genocidari rifugiati in Zaire (come allora si chiamava il Congo), Paul Kagame mandava le truppe oltre frontiera per ripulire il Kivu dagli Interahamwe e dalle ex FAR. Sullo slancio, le truppe arrivavano fino a Kinshasa, cacciavano Mobutu (che per la verità era già moribondo per un cancro al fegato) e installavano al suo posto Laurent Kabila, il proprietario di una catena di bordelli che anni prima Che Guevara aveva definito « cronicamente negato per la rivoluzione. » Questo affronto i Congolesi non ce l’hanno mai perdonato. Come, avete cacciato il nostro bel Mobutu per mettere al suo posto un puttaniere? Volete dire che non meritiamo di meglio?
Ci sarebbe una soluzione: la secessione del Kivu e il suo ritorno fra le braccia del Rwanda. Naturalmente il Rwanda nega di volerla. Come ha detto in un’intervista la nostra Ministra degli Esteri Louise Mushikiwabo, «la regione del Kivu è molto lontana da Kinshasa e praticamente abbandonata dalla capitale. Ma questa non è una buona ragione per auspicare la sua secessione e il ricongiungimento con il nostro paese ». Cosa che nel linguaggio dei diplomatici e delle donne, due categorie di persone che dicono sempre il contrario di quello che pensano, significa : «Presto, una secessione del Kivu! Che cosa state aspettando ? Il Kivu è terra rwandese e deve tornare al Rwanda!»
Dragor
Il Kivu è terra rwandese e deve tornare al Rwanda!
E la Palestina ai Palestinesi! :-)
Scritto da: Alberto | 21/08/12 a 12:35
Apprezzo sempre il tono lucido e disincantato dei tuoi post, caro Dragor.
Pim
Scritto da: Pim | 21/08/12 a 14:42
Per via diplomatica? Con un referendum? La vedo dura...
Scritto da: Alfredo | 21/08/12 a 15:10
Alberto, domani pubblico la ricetta della ratatouille. Vediamo se riesci a infilarci la Palestina :-)
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 21/08/12 a 17:35
Pim, perché non mi hanno ancora picchiato :-)
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 21/08/12 a 17:37
Alfredo, credo che il Rwanda auspichi un'auto-secessione. Come il Katanga
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 21/08/12 a 17:39
Sarebbe la cosa migliore, per la popolazione di quella regione. A patto che ci sia una sincera volontà di integrare tutti, ma proprio tutti gli abitanti di quell'area, come si sta facendo abbastanza bene in Rwanda.
Scritto da: Alfredo | 21/08/12 a 17:47