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Riepiloghiamo i fatti. Nel gennaio del 2010 Victoire arriva in Rwanda dall’Olanda, dove ha passato 18 anni in esilio. Non soltanto ha fatto una favolosa carriera che l’ha portata alla testa dei servizi contabili di una multinazionale, ma è la presidentessa del partito di opposizione FDU (Forces Democratiques Unies) formato da Hutu della diaspora, e in agosto vorrebbe sfidare Paul Kagame alle elezioni presidenziali. Scende dall’aereo, passa i controlli doganali, prende un taxi e si fa portare al Memorial del Genocidio. Lo visita da cima a fondo, si raccoglie con aria debitamente compunta davanti alle terribili testimonianze e poi fa questa stupefacente dichiarazione: «Bene, ho visto il Memorial dei Tutsi uccisi dagli Hutu. Quando potro’ vedere il memorial degli Hutu uccisi dai Tutsi?»
Le sue parole fanno il giro di Kigali a velocità supersonica. Il tam-tam è ancora più rapido dei cellulari. 5 minuti dopo, mia cognata mi telefona indignata: «Ma lo sai che cos’ha detto quella p… ? La mamma è furibonda, vuole andare a strozzarla.» In effetti, in un paese dalle ferite ancora aperte, tutto proteso nello sforzo di ritrovare l’unità e la riconciliazione, di superare il razzismo predicato per 34 anni dalla feroce dittatura clerico-fascista di Juvénal Habyarimana, praticamente in bilico sulla lama di un rasoio, queste parole suonano come quelle di un tizio che nel 1946,dopo avere visitato il campo di sterminio di Treblinka, dicesse: «Bene, ho visto il memorial degli ebrei uccisi dai nazisti. Quando potro’ vedere il memorial dei nazisti uccisi dagli ebrei? »
Parole non molto delicate, per non dire provocatorie. Cosi’ un funzionario si è avvicina a Victoire le bisbiglia (i nostri funzionari non alzano mai la voce, bisbigliano): «Per favore, signora Ingabire, sarebbe cosi’ gentile da seguirmi?» 10 minuti dopo Victoire si trova privata del passaporto e assegnata a residenza. Qualche giorno dopo le viene offerta una suite nella famosa prigione «1930» corredata da un sofisticato taglio di capelli alla Yul Brynner e da un’elegante tunica rosa with the compliments of the Rwandan Governement.
Sospettando che sotto il fumo ci sia l’arrosto, la magistratura di Kigali contatta quella di Amsterdam e la polizia olandese perquisisce l’abitazione di Victoire. E’ come scoperchiare il vaso di Pandora: salta fuori una fitta corrispondenza fra Victoire e la milizia terrorista FDLR (Forces Démocratiques de Libération du Rwanda) composta da genocidari rifugiati in Congo. Ci sono lettere, numeri di telefono, ricevute di bonifici bancari. Una lettera attesta che Victoire, ritenendo le FDLR troppo «timide», intendeva formare un’altra milizia allo scopo di «terrorizzare le città frontaliere del Rwanda per obbligare il governo a una svolta autoritaria e provocare una sollevazione popolare.» I suoi 4 complici, tutti ex membri delle FDLR arrestati in Congo, confermano ogni cosa. Si’, Victoire voleva formare una nuova milizia terrorista. Si’, Victoire mandava soldi per comprare armi. Di fronte a tutto questo, Victoire sa dire soltanto: "Come si sono permessi di frugare nelle mie cose? La magistratura olandese è serva di Paul Kagame!"
Per 2 anni il processo è stato uno dei più mediatizzati della storia, diffuso in diretta TV come uno spettacolo di gala. Non scorderemo mai i trionfali ingressi di Victoire in aula, sorridente come una star sotto i flash dei fotografi, con il codazzo del suo formidabile collegio difensivo composto da 4 avvocati scelti fra i più bravi della Pallida Albione. Anche le condizioni della detenzione erano trasparenti. Chiunque poteva visitare la prigione (le nostre prigioni, piene zeppe di genocidari, sono aperte al pubblico) e Victoire ha ricevuto innumerevoli delegazioni di fans per non parlare di quelle della Croce Rossa e delle varie ONG. Nessuno ha trovato da ridire.
E cosi’, dopo 2 anni di processo, mercoledi’ scorso è arrivata la sentenza. Nell’aula strapiena la giudice Alice Eulisa ha annunciato che Victoire si prende 8 anni per avere svolto attività di terrorismo, attentato alla sicurezza dello Stato e negato il Genocidio del 1994 contro i Tutsi. In compenso viene assolta dall’accusa di avere promosso l’ideologia del genocidio. Bisogna dire che se l’è cavata bene. Altro che 8 anni, io le avrei dato 8 ergastoli. Non ha promosso l’ideologia del Genocidio? Evidentemente i magistrati non hanno letto il veleno che ha pubblicato sul Web. Ma per sua fortuna Dragor non faceva parte della Corte. E fra un paio d’anni Paul Kagame farà il magnanimo gesto di «perdonarla» lasciandola libera di tornare in Olanda, cosi’ tutti diranno «wow, com’è buono il presidente del Rwanda.» Perché il nostro è un paese meraviglioso dove tutto è possibile. Pensate, bastano 6 ore per registrare un’impresa e 3 giorni per avere la cittadinanza!
Dragor
Telepatia? Avevo già risposto al post di qualche settimana fa.
Riconfermo che la sentenza è equilibrata, non si è voluto calcare troppo la mano. E se poi seguissero la grazia e l'esilio, il vostro Presidente darebbe una dimostrazione che il Rwanda è ormai un Paese maturo, stabile , consolidato. Ove la sentenza è una condanna ma non una repressione. Un paese dove gli abitanti hanno ritrovato la loro vera identità e fanno squadra per attuare la "vision" (è corretto?) incuranti di chi vorrebbe mantenerli poveri, ignoranti ed infelici.
E sicuramente questo sarà l'epilogo della vicenda. Victoire non sarà trasformata in vittima ma apparirà nella sua disarmante ingenuità come una persona che ha abbacciato una ideologia sbagliata, che peró e stata fermata prima che potesse fare del male. E sarà perdonata e allontanata. E molti dei suoi amici potranno riflettere e perchè no, riavvicinarsi al popolo rwandese.
Scritto da: Alfredo | 02/11/12 a 08:43
Dragor ... amico mio fratello, lo sai che fra CANI non ci si morde la coda!!! Kagame è come lei se potesse ucciderebbe gli uni e gli altri.
Un abbraccio felice dalla splendida Maputo, con tanti difetti ma con un grandissimo pregio: il calore della gente.
A presto.
Marinella
Scritto da: Marinella da Maputo | 02/11/12 a 18:36
Bisognerebbe leggere le motivazioni della sentenza (saranno accessibili?), ma mi sembra di capire che il verdetto sia discutibile e ambivalente: Ingabire condannata per i sintomi (terrorismo) non per le cause (l'ideologia di base). Il tutto per attenuarne le responsabilità. Obiettivo la pace sociale o che altro?
Scritto da: Pim | 05/11/12 a 10:37
Se effettivamente finanziava i ribelli non parlerei si sintomi ma di cause. Ció non esclude un atteggiamento conciliante ed un perdono, che allo stato attuale , a livello internazionale , ha molto più peso di una condanna, per giusta che sia.
Ed il Rwanda oggi ha bisogno di essere additato come un paese che lavora per lo sviluppo e la libertà.
Scritto da: Alfredo | 05/11/12 a 14:29
Alfredo, i rwandesi sono molto disciplinati. E'una delle qualità che li distinguono dagli altri popoli africani, maturata in secoli di monarchia durante i quali il Rwanda era uno dei pochi paesi subsahariani ad avere un'unità politica e territoriale. Adesso gli hanno ordinato di essere uniti, ma c'è chi vorrebbe ordinargli di dividersi e fare un altro genocidio. Ecco quello che cerchiamo di evitare, stroncando ogni velleità sul nascere. E' un gioco duro e a volte anche sporco. I genocidari della diaspora, la Francia, la chiesa, il Congo sono pronti a tutto per sopraffarci, cosi' dobbiamo avere la stessa decisione per neutralizzarli. Non ci sono alternative, se non vogliamo una replica del 1994.
dragor (journal intime)
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 05/11/12 a 21:25
No, cara Marinella, Kagame ha abolito la pena di morte e i giovani dell'Unione Africana gli hanno dato il ¨Premio per la Pace
(journal intime)
Scritto da: dragor | 05/11/12 a 21:27
Pim, anche a me sembra strano che l'abbiano assolta dall'accusa di promuovere l'ideologia genocidaria. Anche senza leggere quello che ha scritto, un inno al divisionismo che ha portato al genocidio, chi finanzia delle formazioni genocidarie non promuove l'ideologia genocidaria? Nella motivazione si dice che non è passata all'atto ma si è fermata alle intenzioni. Se si vuole essere indulgenti, si trova sempre una scusa...
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 05/11/12 a 21:34