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Villaggio Banyamulenge
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E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE. Non c’è un media che non abbia parlato della prodigiosa avanzata di M23 nella regione del Sud-Kivu e della sua conquista di Goma, ma il ritratto offerto dalla stampa europea è semplicemente quello di una spietata milizia ribelle che combatte contro le forze armate congolesi per impadronirsi del Sud Kivu. Nessuno ha fatto il minimo tentativo di spiegare che cos’è M23, che cosa vuole, da chi è composto e perché combatte, cosi’ lo faro’ io.
M23 E’ COMPOSTO da Banyamulenge. I Banyamulenge sono Tutsi d’origine rwandese che abitano sugli altopiani del Sud Kivu nell’est della RDC. Secondo fonti concordanti, si sono stabiliti in quella regione molto tempo prima che l’ Africa venisse colonizzata dagli europei. Secondo Depelchin si erano già stabiliti nella piana della Ruzizi fra il 1797 e il 1890. Secondo Alexis Kagame i Banyamulenge hanno cominciato a occupare l’attuale zona di Uvira fra il 1576 e il 1609. Gli autori in questione designano questo popolo come «Tutsi d’Itombwe», «Pastori d’Itombwe» o «Banyarwanda.» Le fonti orali c’informano che i nostri pastori non sono rimasti a lungo nella piana della Ruzizi, da loro giudicata arida e malsana. Sono saliti a 1800 metri sulla montagna di Mulenge,dove si sono stabiliti prendendo il nome di Banyamulenge (popolo di Mulenge). Cosi’ da oltre 2 secoli che questo popolo abita sul territorio dell’attuale RDC, molto prima della creazione dello Stato Indipendente del Congo (1885-1908), del Congo Belga (1908-1960) e del Congo indipendente con i suoi vari nomi, Zaire sotto il regime di Mobutu e Repubblica Democratica del Congo sotto quello di Kabila.
NONOSTANTE queste prove irrefutabili, l’accettazione dei Banyamulenge come Congolesi a tutti gli effetti ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro e di sangue. Malgrado le ripetute richieste al potere centrale di essere cittadini come gli altri, i Banyamulenge si sono trovati di fronte a politici egoisti e dispotici che hanno saputo proporre loro soltanto la divisione, la discriminazione, l’odio e la negazione dei diritti più elementari, compreso quello alla vita.
PER CAPIRE com’è nato l’odio contro i Tutsi-Banyamulenge in Congo, bisogna fare un salto indietro nel tempo e nello spazio . Precisamente nel 1957 quando, per vendicarsi del Mwami Mutara III che aveva chiesto all’ONU l’indipendenza del Rwanda e dichiarato che non esistevano etnie ma solo cittadini rwandesi, i colonialisti belgi cominciano una politica razzista contro i Tutsi, accusati di volere un’unità pericolosa per il potere coloniale. Il primo atto di questa politica è il “Manifesto dei Bahutu” redatto dal prete André Perraudin, un testo ispirato alle ideologie razziste europee che doveva creare la divisione nel paese in modo da renderlo più facilmente governabile dai colonialisti.
I TUTSI vengono identificati come nemici degli Hutu con il pretesto che, essendo minoritari, non devono dirigere la maggioranza Hutu. Cominciano subito i massacri collettivi e selettivi. Con la prima e la seconda Repubblica del Rwanda, ossia le dittature di Kaybanda e di Habyarimana, si continua a coltivare la divisione etnica e addirittura a esportarla oltre frontiera. Si tratta di creare una sorta di coscienza collettiva «bantu» contro i Tutsi. Tutti i mezzi sono validi, compreso il genocidio.
L’EST DELL’EX ZAIRE, dove si trovano molti rwandofoni resi congolesi da Berlino con un’arbitraria divisione fra gli Stati, è la prima destinazione di questa ideologia. Fondata sull’odio etnico, riesce a conquistare gli spiriti ingenui dei paesi confinanti con il Rwanda. La questione etnica Hutu-Tutsi si internazionalizza e diventa il virus che oggi sta ancora rodendo la regione dei Grandi Laghi. Nel corso degli anni le sue vittime si contano a milioni : morti, rifugiati, orfani, vedove e un seguito di disgrazie diventate praticamente il quotidiano degli abitanti : carestie, guerre, massacri, genocidio, stupri, saccheggi.
SOTTO IL REGIME di Mobutu i Banyamulenge sono perseguitati dagli oppositori in quanto lealisti. Certi uomini politici originari del Sud Kivu, come Anzuluni Bembe (ex opresidente dell’Assemblea Nazionale) e Mwenemalungu (ex deputato parlamentare) fanno dell’odio contro i Banyamulenge il loro cavallo di battaglia. Durante le campagne elettorali, incitano più volte le popolazioni locali a eliminarli fisicamente e a cacciarli in Rwanda. I Banyamulenge sono oggetto di saccheggi sistematici, persecuzioni e torture.
L’IDEOLOGIA GENOCIDARIA tocca il vertice fra il 1993 e il 1995. L’arrivo dei rifugiati hutu burundesi e rwandesi contribuisce a esacerbare l’odio contro i Tutsi congolesi che i rifugiati assimilano ai Tutsi dei paesi rispettivi. Fanno del Sud Kivu una base per l’eventuale riconquista del Rwanda e uccidono tutti i testimoni scomodi. Nel 1996 la guerra scoppiata contro il regime di Mobutu serve come pretesto alle autorità per attuare il loro piano genocidario contro i Tutsi. Si associano alle mlilizie Interahamwe, che di genocidi se ne intendono. In nome della famiglia bantu le popolazioni locali (Bashi, Babembe, Bavira, Bafulero, Balega) vengono mobilitate per sterminare i Tutsi nel più breve tempo possibile. Cosi’ si organizzano i massacri di Bubogobogo, di Bukavu, di Kalmayola nel Sud Kivu e di altre località nel Nord Kivu. Le popolazioni che non si sono rifugiate in Rwanda vengono sporadicamente attaccate da Mai-Mai, milizie progovernative antitutsi.
CON L’ARRIVO al potere di Laurent Desiré Kabila, la situazione per i Banyamulenge (che pure lo hanno accompagnato nella sua marcia verso Kinshasa per abbattere Mobutu) non fa che peggiorare .Dopo il divorzio dai suoi alleati rwandesi e ugandesi, Kabila comincia una vera caccia all’uomo Tutsi in tutte le città della RDC. Nelle persecuzioni si distinguono Yerodia Abdoulaye Ndombasi, ex ministro degli Esteri, uno psicanalista che usa la demonizzazione del Tutsi per vincere gli scrupoli della popolazione ed esortarla al massacro.
QUANTO A JOSEPH KABILA II, è proprio il caso di dire : «Tale il padre, quale il figlio». Dopo avere assassinato suo padre nel 2000, nomina Yerodia vice-presidente della Repubblica benché sia ricercato per genocidio controi Tutsi. Poi si dedica anima e corpo alla negazione del genocidio rwandese, incoraggiando i media dell’odio per alimentare l’ideologia razzista: giornali come L’Avenir e Le Congo, la Radio Televisione Nazionale del Congo. Per decentralizzare la campagna di odio etnico contro i Banyamulenge, i media di Bukavu hanno una parte di primo piano nella campagna di intossicazione etnica, in particolare quelli della chiesa cattolica rappresentata dai missionari cosiddetti saveriani: la loro Radio Maria ricorda per ferocia razzista la famigerata radio Mille Collines e aizza contro i Banyamulenge i genocidari delle FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda), validamente aiutata da Radio Maendeleo e dall’agenzia Sud Kivu della RTNC.
QUESTE SONO LE RICHIESTE dei Banyamulenge: rimpatriare i rifugiati Banyamulenge, attuare una politica di buon governo (trasparenza, equità e uguaglianza di tutti i cittadini), punire severamente gli autori di tutti i crimini contro i Banyamulenge, riparare per quanto possibile il pregiudizio materiale e morale subito dalla comunità Banyamulenge, mettere fine alla discriminazione etnica, organizzare una campagna pubblica di “riumanizzazione” dei Tutsi, riconoscere il territorio di Minenbwe, terra di sviluppo per questa comunità, liberare tutti i Banyamulenge ingiustamente agli arresti, accettare i Banyamulenge nelle Forze Armate. Tutto questo avrebbe dovuto essere concesso con gli accordi del 23 marzo 2009 fra il governo congolese e il “Partito del Popolo” nel quale si erano costituiti i Banyamulenge.
MA LE PROMESSE non sono state mantenute, cosi’ ai Banyamulenge non è rimasta che l’opzione militare. In ricordo del giorno della firma degli accordi, la loro milizia si chiama M23. La sua storia ricorda quella del FPR (Fronte Patriottico Rwandese) di Paul Kagame. Nel 1990, quando ha cominciato la sua campagna militare per costringere il dittatore Habyarimana a permettere il ritorno dei rifugiati Tutsi in Rwanda e successivamente a rispettare gli accordi di Arusha, anche il FPR era considerato un gruppo di ribelli o addirittura di «terroristi», come lo definiva il primo ministro francese Alain Juppé. Anche il FPR, forte di soli 10.000 uomini, ha sgominato un’armata nazionale (fra l’altro appoggiata dalla Francia), ha fermato il genocidio e oggi è il partito al governo in Rwanda. Se Kabila non si decide a mantenere gli accordi del 23 marzo, ci sono buone probabilità che M23 faccia lo stesso nella RDC. La storia si ripete.
Dragor
Il tuo è un punto di vista alternativo a quello proposto globalmente dai media (leggevo un articolo su Repubblica recante giudizi diametralmente opposti), e dunque molto interessante. Rimango dell'idea che noi "occidentali" postcolonialisti dell'Africa non capiamo nulla.
Grazie Dragor. Occhio alle pallottole, però! :-)
Pim
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Scusa Pim, rispondo sul tuo post perché non riesco a pubblicare. Ho letto gli articoli di Repubblica. Secondo la classica tradizione italiana, sono fondati su informazioni provenienti dai preti (i missionari salesiani e la rivista "Nigrizia"), gente storicamente allergica ai Tutsi e implicata fino al collo nel genocidio che passa il tempo a sputare veleno sul nostro paese. La loro credibilità è uguale a zero. Nessun accenno ai Banyamulenge, le vere vittime, il popolo minacciato da un genocidio che si batte per sopravvivere. Soltanto i soliti piagnucolosi accenni agli sfollati e ai bambini, come se si volesse stornare l'attenzione dal problema principale. All'inizio degli anni '90 si diceva la stessa cosa del rwandese FPR, quando ha scelto l'opzione militare per costringere Habyarimana a rispettare gli accordi di Arusha sul rientro dei rifugiati Tutsi. Anche allora in Europa si piagnucolava sugli sfollati (molti dei quali genocidari), ignorando le vere vittime. E anche allora io ho puntato sul movimento ribelle, sono entrato nel suo braccio armato e sappiamo com'è finita.
Buona serata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: Pim | 24/11/12 a 15:05
I i am very enjoyed with this blog. Its the informative issue. It benefit me a whole lot to clear up some
Scritto da: michaelkorsmontre.info | 24/11/12 a 16:17
che bello il villaggio, sembra quello di asterix
ps: in bocca al lupo
Scritto da: marcello | 25/11/12 a 01:33
Marcello, abbiamo pure la pozione magica. 3000 Banyamulenge hanno messo in fuga tutta l'armata congolese
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 25/11/12 a 08:44
Caro Dragor,
a me un amico rwandese aveva confessato, in loco, che la notoria superiorità tutsi, rispetto alle tribù bantu, è che loro non sono negri autentici, ma un'etnia proveniente dal Caucaso , quindi di origine indoeuropea, e infatti hanno il NASO, i Bantu, POVERETTI, NO, IL LORO PROFILO è SCHIACCIATO.
Sic...
Tesea
Scritto da: savina | 25/11/12 a 17:36
Non posso giudicare quel caso specifico, ma sicuramente una frase, una dichiarazione non puó essere significativa di ció che pensa un popolo.
Sicuramente ci sono ladri, rapinatori, vigliacchi, razzisti, stupratori anche in quel popolo. Come tra gli italiani, gli svedesi, e gli islandesi.
La cosa importante é il fatto che se prendi un campione medio di rwandesi, sono orgogliosi della loro nazione, non vogliono prevaricare nessuno e vogliono crescere. Proprio l'esatto contrario di cosa succede in italia.
Scritto da: Alfredo | 25/11/12 a 20:26
Leggo sui giornali italiani : ....migliaia di tonnellate di coltan scavate a mani nude nelle foreste del Kivu ecc ecc."
Poi cercando a quanto ammontano le esportazioni di coltan delle nazioni che si affacciano sul Kivu leggo 50 tonn anno.
A chi credere?
Scritto da: Alfredo | 25/11/12 a 22:06
Caro Dragor, la mia opinione è che l'Africa subsahariana tutta sia un verminaio. Dopo che le potenze coloniali hanno abbandonato il campo non c'è stato un solo stato che non abbia subito conflitti interni devastanti, con massacri, violenze inaudite.
E la colpa non è solo dei confini tra gli stati che spesso sono stati disegnati arbitrariamente, anche noi abbiamo gli alto-atesini, minoranze slovene, albanesi, catalane ecc. e mica ci impaliamo l'un l'altro come invece avviene regolarmente in Africa in seguito a ogni conflitto
Scritto da: Enrico Olivetti | 26/11/12 a 04:23
Tesea, il naso non è canonico. Ci sono Tutsi con il naso camuso e Hutu con uno splendido naso greco. Infatti sotto la dittatura, per sapere se uccidere o meno,si guardava la carta d'identità sulla quale era obbligatoria la menzione dell'etnia.I caratteri razziali del popolo rwandese sono stati fissati arbitrariamente dagli europei durante il periodo coloniale e riflettono tutte le loro ossessioni
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/11/12 a 10:05
Alfredo, migliaia di tonnellate mi pare un po' esagerato. Sembra un minerale cosi' raro...
drgaor (journal intime)
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Enrico, per definire i confini degli Stati europei si sono fatti tali massacri che al confronto le milizie africane sembrano boyscout in gita domenicale. In ogni caso i Banyamulenge non hanno nessuna pretesa territoriale, a parte quella sui loro villaggi. Sono agricoltori e allevatori, tutto qui. I loro emissari lo hanno detto e ripetuto ai paesi europei e al summit di Kampala: "Come Kabila ci darà una prova tangibile che intende rispettare gli accordi del 23 marzo, ci ritiriamo." Ma finora Kabila non ha ceduto di un millimetro.
dragor (journal intime)
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Grazie a tutti per la visita e i commenti, buona giornata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/11/12 a 10:08
e' difficile trovare persone competenti su questo argomento, ma sembra che voi sappiate di cosa state parlando! Grazie
Scritto da: piccoli-traslochi | 28/05/13 a 19:23
Caro Dragor,
sappiamo che la tua esposizione è di parte, quindi difetta di oggettività di giudizio.
Sarebbe interessante avere qui anche la versione Hutu, o per lo meno di un simpatizzante per quell'etnia.
Tesea
Scritto da: Tesea | 16/11/13 a 18:36
Cara Tesea, perché di parte? Per me non esistono etnie, soltanto rwandesi. Il divisionismo lascialo ai razzisti e ai nostalgici dell’ancien régime.
Ciao, buona notte
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 19/11/13 a 23:51
Sicuramente un po' di parte lo è. E non potrebbe essere altrimenti.
Ma un conto è stravolgere i fatti, la realtà. Un conto è essere più tollerante con i tuoi e meno con gli avversari, come fa Dragor.
Diciamo che la realtà che ci mostra è un po' romanzata come è normale che sia, ma racconta un fatto realmente accaduto.
Scritto da: Alfredo | 22/11/13 a 00:19