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EL WATAN, le principal journal francophone algérien, n'est pas du tout satisfait de la victoire de Fillon aux primaires de la droite française. Car dans un vieux discours le bon François a osé dire: "non, la France n’est pas coupable d’avoir voulu faire partager sa culture aux peuples d’Afrique, d’Asie et d’Amérique du Nord."
POUR EL WATAN c'est la catastrophe du siècle. Comment, la France a cessé de se repentir? De culpabiliser? Elle n'écoute plus les prophètes de la culpabilisation et de la haine de soi comme Hollande, Taubira, Mélenchon, Belkacem, Plenel, Askolovitch? Elle pense, qu'Allah nous en préserve, de retrouver son orgueil et enseigner aux petits écoliers que la France n'a pas à avoir honte? Que ce n'est pas une honte que d'être Français? Apparemment oui, car le journal écrit que Fillon "tire un trait sur la repentance et la culpabilisation. Ce qui ne peut que plaire aux nostalgiques de l'Algérie française et aux tenants des 'bienfaits' de la colonisation.» Au secours!
CES JOURNALEUX algériens n'ont rien compris car leur cerveau est pollué par la propagande antifrançaise, à peu près comme le cerveau de Hollande et compagnie. Quelqu'un devrait leur expliquer que la colonisation de l'Algérie est la meilleure chose qui soit arrivée à leur pays... et à eux-mêmes, qui sans la France seraient encore en train d'élever des chèvres ou des chameaux au lieu de tapoter sur le clavier d'un ordinateur pour écrire leurs conneries. Ils devraient nous remercier à genoux de les avoir civilisés (enfin, presque). Le mérite de tout ce qu'il y a de bon en Algérie - les routes, les ponts, les trains, les hôpitaux, les écoles, les tribunaux, les habitations, l'industrie, l'agriculture, le gaz, le pétrole - revient à la France, alors que la faute de tout ce qu'il y a de mauvais - l'islam, la délinquance, la violence, la misère, l'ignorance, la corruption, le chômage - revient aux Algériens. La France est à l'Algérie ce que Rome a été à l'Europe: la différence entre la civilisation et la barbarie.
ET QU'ILS n'osent pas nous accuser d'être allés chez eux sans etre invités. Qui sévissait sur nos côtes pour faire des razzias et enlever des jeunes de deux sexes à revendre au marché comme des bêtes? La traite des Blancs nous a couté plus d'1 million de victimes toutes disparues dans l'enfer islamique. On a simplement rendu la visite pour faire cesser cette infamie. Et on a été trop gentils, vu tout ce que nous avons fait pour eux en échange. Donc, chers amis Algériens ,il ne vous reste qu'accepter la réalité: nous avons fini de nous repentir et de culpabiliser. Maintenant l'heure de la repentance sonne pour vous. Vite, à genoux!
Dragor
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Tag: AAlgérie, colonialisme, colonisation, Fillon, haine de soi, repentance
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NON HO ABITATO per molto tempo a Kampala, soltanto un paio di settimane nel 2011, ma mi è bastato per capire che cosa succede quando gli islamici superano il livello di guardia. Per la verità in Uganda non sono molti, soltanto il 12 per cento della popolazione in maggioranza cristiana, ma controllano le leve del commercio, così hanno un peso superiore al loro numero. Se avete visto i centri commerciali di Kampala, saprete quello che voglio dire. Mostri lunghi 500 metri, roba da far sembrare Bloomingdale's la bancarella di un vu' cumprà. A quell'epoca avevo pubblicato un post intitolato Islam a Kampala, ginocchia unite e bambine stuprate, in cui osservavo come gli islamici avessero convinto il governo a proibire alle donne di andare in moto a cavalcioni della sella. Osservavo anche come la municipalità ”supplicasse” la comunità islamica di aspettare almeno che le bambine avessero finito il ciclo della scuola primaria prima di sposarle, come dire prima di stuprarle. Adesso gli islamici hanno ottenuto un altro successo: l'omosessualità è stata messa fuorilegge. Probabilmente non hanno trovato molti ostacoli, dato che anche i cristiani sono omofobi e in particolare gli evangelisti hanno appoggiato con entusiasmo la legge, stimolati dai loro correligionati americani. Una cosa assurda, dato che con la loro condanna dei rapporti sessuali fuori dal matrimonio le 2 religioni fanno di tutto per costringere gli uomini e le donne ad arrangiarsi fra membri dello stesso sesso. Ma come tutti sanno, nelle religioni la coerenza scarseggia mentre abbonda la schizofrenia.
IL PRESIDENTE MUSEVENI, di origine rwandese e amico fraterno di Paul Kagame al quale ha offerto una base arretrata ai tempi della guerra contro il tiranno Habyarimana, ha detto testualmente: gli omosessuali mi disgustano, sono contro natura. Forse non lo pensa veramente ma ha voluto accontentare i musulmani. Ecco come i musulmani riescono a fare pressione su un governo in misura sproporzionata al loro numero. Lo si vede in tutti i paesi dove sono una consistente minoranza. Qualcuno dirà: queste cose succedono in Africa, certamente non in Europa. Possiamo dormire sonni tranquilli. Credete? Prendiamo la Francia dove i musulmani sono soltanto l'otto per cento senza contare i clandestini. Sotto la pressione musulmana e l'arrendevolezza del governo, la Francia si sta islamizzando ogni giorno di più. Ormai non sono più i musulmani che devono adattarsi alla Francia ma Francia che deve adattarsi ai musulmani (per i quali, non dimentichiamolo, ogni governo che non sia quello della charia è blasfemo). Ayrault lo ha detto chiaro e tondo: ormai non si parla più di assimilazione o di integrazione ma di inclusione, come dire che i musulmani si includono così come sono e la Francia si adatta alle loro esigenze. Una cosa non facile, visto che le loro esigenze sono il contrario delle nostre e in generale di quelle di ogni stato civile. Così nelle scuole si mangia soltanto halal, le piscine pubbliche di varie città fanno turni separati per gli uomini e per le donne, in certe scuole pubbliche si permette alle velate di accompagnare i bambini in gita scolastica, in certe aziende si è abolita la stretta di mano fra colleghi di sesso diverso, in certi ospedali i musulmani vengono curati soltanto da medici dello stesso sesso, nessuno mette un freno ai macelli fai-da-te dell'Aid el Kabir, durante il Ramadan molte aziende si trovano piene di zombie in crisi ipoglicemica, in certi quartieri una donna non può uscire sola e nemmeno portare una gonna, gli ebrei vengono aggrediti e uccisi, gli stupri di bambine sono il 30 per cento dei matrimoni islamici, il restante 70 per cento è costituito in gran parte da matrimoni forzati, nessuno si oppone all'eccisione e al burqa, già si parla di introdurre l'insegnamento dell'arabo nelle scuole, di riformare l'insegnamento della storia in chiave islamica, di estendere la riforma anche alla scienza., di revocare il divieto del velo, si finanziano moschee con i soldi pubblici, si preme perché ogni critica all'islam sia considerata blasfema e punita per legge.
IL PROBLEMA E' che i socialisti vogliono anche i voti dei gay, quei tizi che nei paesi islamici sono torturati e lapidati. Così hanno legalizzato il matrimonio fra persone dello stesso sesso e fanno circolare nelle scuole libri come “Papà porta la sottana” per spiegare che i sessi non esistono, che ognuno si sceglie quello che vuole. Come sventolare un drappo rosso davanti agli islamici che infatti si sono alleati con i cattolici per boicottare la scuola di stato. In pratica i socialisti vogliono “le beurre et l'argent du beurre” (il burro e i soldi del burro) come si dice da noi quando si vuole una cosa e il suo contrario. Visto che nel verlan, il gergo di banlieue nel quale si pronunciano le parole al contrario, gli arabi si chiamano “beur”, si potrebbe dire che i socialisti vogliono il “beur et l'argent du beur”. Si pronuncia uguale.
Dragor
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Tag: Francia, gay, islam, Museveni, Uganda
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Cadaveri di musulmani nella moschea Ali Bobolo a Bangui
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MI SEMBRA che i media italiani non diano molto risalto a quello che sta succedendo nella Repubblica Centrafricana. Non è una novità, dalla nascita del Regno d’Italia gli italiani credono che il mondo finisca alle loro frontiere. Ma nell’epoca della globalizzazione non esistono più frontiere, cosi’ gli eventi africani vi riguardano come se avvenissero nel vostro salotto.
DOVETE SAPERE che nella Repubblica Centroafricana è in corso una buona vecchia guerra di religione. Proprio cosi, una guerra di religione simile a quelle che per secoli hanno insanguinato l’Europa, una di quelle guerre dove i fans della religione si affannano a dire che la religione non c’entra, che le cause sono economiche, sociali o tribali mentre l’evidenza dimostra che esistono soltanto cause religiose. Una milizia islamica chiamata Seleka ha cacciato il presidente François Bozizé rimpiazzandolo con il suo capo Michel Djotodia, quindi si è dedicata al passatempo preferito dei musulmani: il massacro dei cristiani. Avrebbero massacrato volentieri anche gli ebrei, gli induisti o i buddisti, ma purtroppo avevano sottomano soltanto i cristiani e si sono dovuti accontentare di quello che gli passa il convento.
SPAVENTATO dalla spirale di violenza, il neopresidente Djotodia ha dissolto la milizia Seleka, ma i massacri sono continuati perché cambiando la forma non si cambia il contenuto. D’altronde il Corano lo dice chiaro: «Sgozzate gli infedeli ovunque si trovino.» Che ti chiami Seleka o Giovanni, devi fare il tuo dovere di buon musulmano.
PERO’ hanno fatto i conti senza l’oste, in questo caso i cristiani. Perché i cristiani centrafricani hanno sorvolato sull’invito del loro profeta a porgere l’altra guancia, preferendo ricordarsi di quello a schiacciare il serpente. Non c’è da meravigliarsi, visto che per qualche piccolo screzio il loro dio ha genocidato quasi tutta l’umanità. E in Centrafrica non si trattava di vendicare un piccolo screzio ma dei massacri in piena regola. Cosi hanno cominciato a schiacciare serpenti, preferendo quelli più deboli e inermi come i malati negli ospedali, le donne preferibilmente incinte, i vecchi e i bambini. Perché no? Sono musulmani come gli altri ma ammazzandoli non rischiamo la pelle.
DI FRONTE a questo scempio, nel tentativo di risalire nei sondaggi (ha soltanto il 15 per cento di opinioni favorevoli, un record negativo), il presidente francese Hollande ha mandato 1500 militari che cercano di disarmare le milizie, finora con scarso successo. E a questo punto viene spontaneo farsi una domanda: invece di esportare i loro deliri, perché cristiani e musulmani non sono rimasti a casina? I musulmani in Arabia, i cristiani in Palestina. Pensate come si starebbe meglio. Certo, gli uomini troverebbero altre scuse per scannarsi, ma ne avrebbero una in meno. Una scusa terribile che legittima qualsiasi crimine. Perché, se dici a una massa d’ignoranti «la vera religione è la tua e tutte le altre sono blasfeme», hai seminato vento e raccoglierai tempesta.
Dragor
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Breve telestoria di Mandela
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MANDELA è una creazione artificiale. Come Gesù, con il quale condivide la popolarità quando non la supera (basta vedere l’isterismo iconofilo che si è impadronito del mondo alla sua morte) è un personaggio costruito ad arte per servire una causa. Certo, l’Africa del Sud aveva bisogno di un’icona antirazzista e non violenta. Certo, l’antico capo dell’ANC che si è fatto 26 anni di galera per essersi opposto alla supremazia dei bianchi era il candidato ideale. Ma lo hai mai sentito deprecare l’assassinio di oltre 2000 coloni bianchi dal 1994, quando è diventato presidente? Lo hai sentito rifiutare la violenza quando predicava la lotta armata? Come fondatore dell’Umkonto We Size (Il ferro di Lancia della Nazione) che ha diretto con il comunista Joe Slobco, ha progettato oltre 200 attentati che gli sono costati la condanna all’ergastolo.
NELL’AFRICA DEL SUD si assassinano in media 40 persone al giorno. Pur essendo soltanto 4.500.000, ossia il 9 per cento della popolazione, i bianchi sono la metà delle vittime. Genocide Watch, un’organizzazione che valuta i rischi di genocidio nel mondo, include l’Africa del Sud fra i paesi a rischio di genocidio. Ovviamente i soliti adepti della correttezza politica diranno che è la “giusta vendetta”. Un po’ come gli spartani che, per vendicarsi di un nemico, si suicidavano sulla sua porta di casa. Perché, diciamolo chiaro, fra l’Africa del Sud e il Terzo Mondo c’è una sola categoria di persone: i bianchi. E per i neri genocidarli sarebbe un suicidio.
SONO I BIANCHI che hanno fatto dell’Africa del Sud il paese più prospero dell’Africa, dove anche sotto l’apartheid i neri stavano meglio che in qualsiasi altro paese africano. Quando comandavavano i bianchi, la parte più povera della popolazione (il 40 per cento) guadagnava il 50 per cento più di oggi. Con i neri al potere, l’Africa del Sud si è classificata fra i cinque paesi meno competitivi dell’Africa, poco sopra Madagascar.
L’ATTUALE PRESIDENTE Jacob Zuma è un tipo che nel paese «rappacificato» da Mandela canta la simpatica canzoncina «Tiro al Bianco» (gli spareremo con le mitragliatrici e scapperanno.). La cantava anche Nelson Mandela quando faceva il terrorista, ma almeno a quell’epoca i bianchi comandavano. Oggi sono una minoranza perseguitata.
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Dragor
Scritto alle 18:52 nella africa, Attualità | Permalink | Commenti (4)
Tag: Africa del Sud, Mandela, razzismo, terrorismo, Zuma
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MANDELA è un gigante che ha lasciato l’eredità a un nano. Quando comandavano i bianchi, nell’ Africa del Sud c’era soltanto l’apartheid fra i bianchi e i neri. Con il regime di Zuma c’è fra bianchi, neri, Nugunis, Xosa, Swazi, Ndebelé, Sotho del nord , Sotho del sud, Tsonga, Venda, Boscimani, Ottentotti, meticci, indiani, cinesi e tutti quanti contro gli immigrati che a loro volta si picchiano fra loro secondo l'etnia di appartenenza. Soweto, il ghetto miserabile e insalubre che per anni siamo stati obbligati a compatire come il triste simbolo del colonialismo bianco, sotto il colonialismo nero è ancora più insalubre e miserabile, oltre a tutto infestato da stupratori che i poliziotti neri si guardano bene dall’arrestare perché rivaleggiano con loro nell’ignobile arte dello stupro.
L’AFRICA DEL SUD non fa parte del Terzo Mondo. E’ un paese creato dai bianchi, un paese evoluto con strutture che gli indigeni non sarebbero riusciti a creare nemmeno in un miliardo di anni. Con gli Zulu e gli Xosa te li sogni i trapianti cardiaci, la Strada dei Vini con paesaggi che ricordano la Borgogna o il Bordelais e deliziose ville in stile olandese al posto dei châteaux, la Coppa del Mondo di rugby e quella di calcio. Ai tempi dell’apartheid si è drammatizzato sulle toelette per bianchi e per neri, ma è anche vero che prima dei bianchi non c’erano toelette.
MANDELA, che si è fatto 27 anni di galera perché il suo partito, l’ANC, contestava la supremazia dei bianchi, ha saputo unire il paese dicendo come Kagame in Rwanda che non esistono etnie ma soltanto Sudafricani. Il suo erede Jacob Zuma sta facendo del suo meglio per dire che non esistono Sudafricani ma soltanto etnie e trasformare il paese in una copia dello Zimbabwe governato dal suo amico Mugabe, dove le etnie si fanno la guerra e la cricca al potere si riempie le tasche.
PRESTO, cacciate il trippone e trovate un altro Mandela. Bianco o nero, ma un Mandela!
Dragor
Scritto alle 12:38 nella africa, Attualità | Permalink | Commenti (6)
Tag: Africa del Sud, apartheid, Mandela, Zuma
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"Se sei musulmano, alzati e fila"
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ESATTAMENTE 295 giorni fa, nel dicembre dell’anno scorso, facevo il mio Christmas shopping nel centro commerciale Westgate Nakumatt di Nairobi, come potete vedere dal post My African London pubblicato in quella occasione. Mentre me la stavo spassando nella capitale kenyota, mia moglie ha voluto lasciarla in fretta e furia perché gli islamici avevano fatto scoppiare una bomba nel pub Tribeka, mancandomi anche in quella circostanza perché stavo sbevazzando al Jockey. .
PRIMA di cominciare il massacro al Westgate Nakumatt (siamo già a quota 60 morti e il numero è destinato ad aumentare) gli islamici hanno fatto uscire tutti i musulmani, diversamente da quando mettevano le bombe sui bus israeliani e ammazzavano buona parte dei loro correligionari venuti alla ricerca di una vita migliore. Infatti quelli che per noi sono danni collaterali per loro sono il bersaglio principale. Ecco perché con bombe, sparatorie e kamikaze hanno l’abitudine di tirare nel mucchio, come ordina la sura 9.5 del Corano: “Uccidi gli infedeli ovunque siano.”
COME da 14 secoli a questa parte, gli islamici hanno fatto la selezione fra musulmani e koufar, ben sapendo che i koufar sono troppi scemi per fingersi musulmani. Se fossi stato sul posto, mi sarei dichiarato più maomettano di Maometto e gli avrei pure recitato il Corano in arabo.
IERI gli islamici hanno fatto stragi anche in Irak, in Nigeria, in Afghanistan, in Yemen e c’è da scommettere anche in qualche altro posto di cui i media non hanno nemmeno parlato tanto queste notizie assomigliano a quella del cane che morde un uomo. Ormai le news sono diventate una sfilata di massacri islamici. Il 90 per cento della violenza mondiale è di matrice islamica, ma stranamente c’è ancora qualcuno che nega il rapporto fra l’islam e la violenza.
Dragor
Scritto alle 17:29 nella islam, africa | Permalink | Commenti (9) | TrackBack (0)
Tag: islam, Kenya, Nairobi, Nakumatt, shebab, Westgate
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Gli "invincibili" di M23
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INTANTO cominciamo con lo sfatare un mito: M23 non è più soltanto un movimento di Tutsi congolesi, i Banyamulenge, che si battono per la sopravvivenza del loro popolo in quel gran bordello che è la RDC. Con il tempo M23 è diventato un movimento interetnico che comprende tutti i congolesi desiderosi di un Congo migliore, vale a dire un Congo sbarazzato dalla cricca di Kabila e dai preti. Sono queste mafie che trasformano nel più povero del mondo il paese potenzialmente più ricco. Nel settembre dell’anno scorso i militari di M23 hanno occupato Goma, la più importante città del Kivu, per costringere il governo della RDC a negoziare. I negoziati si sono tenuti a Kampala e si sono trascinati fino al 24 novembre, quando l’emissario di Kabila ha promesso ai Banyamulenge la fine delle persecuzioni e il riconoscimento della cittadinanza.
NATURALMENTE le promesse non sono state mantenute. Chi si faceva illusioni? Kabila ha la lingua più biforcuta di un serpente. Cosi’ a M23 non è rimasto che riprendere l’opzione militare, leggi rioccupare Goma. Gli abitanti ne sono felicissimi, perché stanno molto meglio con M23 che con le truppe congolesi. Me lo hanno detto loro lo scorso settembre durante la mia visita in quella città, mentre tutti i media occidentali (che riprendevano le dichiarazioni del governo congolese) gridavano allo stupro e al saccheggio, quegli stessi media che stanno muti come tombe quando a stuprare e saccheggiare sono le truppe congolesi o i loro amici genocidari delle FDLR (Forces Démocratiques de Libération du Rwanda).
LA SITUAZIONE ricorda il conflitto in Rwanda fra il FPR (Front Patriotique Rwandais) e il dittatore Juvénal Habyarimana. Anche allora Habyarimana rifiutava di permettere il rientro dei rifugiati Tutsi e il FPR è ricorso all’opzione militare. E anche allora le truppe governative rwandesi si squagliavano davanti all’avanzata degli Inkotani (gli invincibili), cosi’ come le truppe congolesi si squagliano davanti all’avanzata di M23. La causa? L’atavica paura dei guerrieri Tutsi, anche se tanto il FPR che M23 sono movimenti politici nei quali militano etnie di ogni tipo (ci sono perfino io, pensate un po’). E’ anche una questione di disciplina. Come diceva von Clausewitz, 100 uomini disciplinati valgono più di 1000 uomini indisciplinati. L’armata congolese è buona soltanto a sbronzarsi, saccheggiare e stuprare, mentre M23 ha una disciplina prussiana. Ecco il segreto della vittoria.
Dragor
Scritto alle 18:07 nella africa | Permalink | Commenti (10) | TrackBack (0)
Tag: Banyamulenge, Conngo, FPR, M23, RDC, Rwanda
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Antoinette Sassu Nguesso
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SULLA CÔTE D’AZUR ci siamo abituati. Vengono dall’Arabia Saudita, da Dubai o dal Qatar, si tolgono il thwab, la keffiah e perfino la barba (molti la portano finta), si vestono all’occidentale con capi griffati e fanno tutto quello che al loro paese proibiscono sotto pena di fustigazione o di lapidazione: bevono alcool, mangiano porco, vanno a puttane, giocano d’azzardo, si scatenano in discoteca. Poi si rimettono il thwab, la keffiah, la barba e tornano nel loro paese a tormentare i cittadini con il corano, la sharia, gli hadith e tutte le scemenze inventate dalla religione per rompere le scatole al prossimo. Ovviamente in Francia si sentono i padroni. Qualche giorno fa a Cannes un principe saudita ubriaco al volante di una Ferrari ha spianato alle 6 del mattino un pensionato che portava a spasso il cane. Le sue guardie del corpo, che lo seguivano con un’altra macchina, hanno subito fatto quadrato intorno al luogo dell’incidente, impedendo ai gendarmi di avvicinarsi. Hanno fatto salire il principe ubriaco sulla macchina di scorta e lo hanno ricoverato in albergo per sottrarlo alla giustizia. Ci mancava soltanto che la cosa si risapesse in Arabia Saudita. Che cos’avrebbe detto la gente?
DENIS SASSU NGUESSO è uno dei tiranni africani che detesto di più, forse perché ho la TV del Congo-Brazzaville e posso ascoltare i suoi discorsi prolissi quanto insipienti, vedere i sontuosi ricevimenti durante i quali gli ospiti in tenuta da sera fanno ore di fila per stringergli la mano e guadagnarsi un sorriso di quella trippona di sua moglie. In quel povero paese soltanto i vecchi si ricordano di un Congo senza Sassu Nguesso, visto che il tiranno è al potere dal 1979 e non accenna a mollare. Quando non sta in Congo a blaterare che è la mamma di tutti i congolesi, la versione extralarge di Evita che cosa fa? Va sulla Côte d’Azur a festeggiare le sue 70 primavere tirandosi dietro una corte composta da non meno di 150 compatrioti. Arrivata a Parigi, la delegazione si è offerta una giornata di relax nella capitale prima di partire per Nizza. Là tutta l’afrocompagnia è salita a bordo di uno yacht per trasferirsi a St.Tropez. Antoinette si è stabilita con una parte della tribù all’Hôtel de Paris, un 5 stelle all’entrata di St. Tropez, mentre il resto della brigata si è trasferito in un altro 5 stelle a Gassin, l’hôtel Kube.
A QUESTO PUNTO, que la fête commence! Numerosi congolesi hanno passato una parte della serata nella prestigiosa discoteca Les Caves du Roy, ovviamente a un tavolo VIP. La sera seguente Antoinette ha invitato tutti quanti al ristorante «Les Moulins » di Ramatuelle per la festa di compleanno che si è protratta fino alla una di notte,quando una parte della compagnia è tornata a Les Caves du Roy per fare baldoria fino all’alba. Il giorno seguente, giornata dedicata allo shopping. I tropeziani calcolano che l’afrodelegazione, Antoinette in testa, abbia speso per qualche capo di vestiario 750.000 euro, ovviamente da aggiungersi al milione speso per il viaggio, l’alloggio e il noleggio delle Rolls Royce con le quali i congolesi si sono fatti immortalare davanti alla Gendarmerie resa famosa da Louis de Funès con “Il Gendarme di St Tropez”. Queste somme astronomiche sono a carico dello Stato come «spese di missione» mentre nelle campagne congolesi si vede questo :
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CREDETE che i numerosi giornalisti congolesi al seguito della delegazione abbiano pubblicato sulla Depêche de Brazzaville un articolo tipo “guardate che cosa fanno quei porci sulla Côte d’Azur mentre voi crepate di fame e nel migliore dei casi sgobbate per meno di 1 dollaro al giorno. Che cos’aspettate a linciarli?» Nemmeno per sogno, i leccapiedi prezzolati hanno scritto: «La nostra amata Mama Antoinette ha festeggiato i suoi 70 anni con una festicciola in famiglia. Lunga vita a Mama Antoinette!»
Dragor
Scritto alle 22:35 nella africa, Costume | Permalink | Commenti (4) | TrackBack (0)
Tag: Africa, Antoinette Sassu Nguesso, Congo Brazzaville, Cote d'Azur, Denis Sassu Nguesso, Sr Tropez
PER GENERAZIONI di esploratori la Sorgente del Nilo è stata un mito, un luogo favoloso come l’Atlantide o l’Eldorado. Nell’antichità Caput Nili quaerere, cercare la sorgente del Nilo, era sinonimo di impresa impossibile. L'hanno cercata senza successo Speke, Burton, Stanley, Livingstone, ma oggi è diventata una banale gita domenicale. Quando siete in Burundi, prendete una macchina e andate in un posto che si chiama Rutovu, a 2.145 metri di altitudine. Là un villico gentile vi indicherà una collina. Scalate questa collina e troverete la Sorgente del Nilo.
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Ecco Rutovu, dove il villico gentile vi indicherà la collina. Non è New York ma insomma...
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Questa piramide contrassegna la Sorgente del Nilo.
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Dal 1938 c'è affissa una targa, scritta in latino perché tutti i burundesi possano capirla :-) che commemora la scoperta della sorgente da parte dell'esploratore tedesco Burckhard Waldeker.
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VISTO? Un gioco da bambini. Altro che carovane, portatori, caschi, sahariane, accampamenti, animali feroci, cannibali. Ma a questo punto chiederete: dov’è il Nilo? Perché sulla collina c’è tutto (insomma, quasi) meno l’acqua. E senz’acqua, com’è noto, non ci sono fiumi. Già, l’acqua ce la deve mettere la pioggia. E se non piove, dovete mettercela voi. Se siete stati cosí imprevidenti da non portare un bidone d’acqua, potete sempre fare pipí. Come tocca il suolo, la vostra pipí non si chiama più pipí ma Kasenyi, che confluisce in un fiumiciattolo chiamato Kasumo, che confluisce nel Kigira, che confluisce nel Ruvironza, che confluisce nel Ruvubu, che confluisce nel Kagera, che confluisce nel lago Victoria, che confluisce nel Nilo Victoria e cosí via fino all’Egitto, dopo un viaggio di 6.800 chilometri, dove sbocca trionfalmente nel Mediterraneo. E la sorgente siete voi !
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Ecco il Nilo appena nato. Guardate com'è carino!
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Dragor
Scritto alle 22:58 nella africa, Ambiente, storia | Permalink | Commenti (14) | TrackBack (0)
Tag: Burundi, Sorgente del Nilo
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