Credete che Sarko si sia scomodato a ricevere il Dalai Lama? Nemmeno per sogno, era troppo occupato a nascondersi perché la Cina aveva minacciato “se ricevi quel vecchio barbogio, i tuoi Airbus potrai venderli al gatto”. Così è rimasto davanti alla TV a vedere i Giochi Olimpici e al suo posto ha spedito Carla che ha incontrato il venerabile vecchio a Lodève (Hérault) per l’inaugurazione di un tempio buddista.
Una scelta da codardi. Poiché la Costituzione non prevede che la moglie possa rappresentare il presidente, Carla Bruni rappresenta soltanto suo marito. Allora perché ha incontrato il Dalai Lama? La risposta è facilissima: lo ha incontrato a titolo privato, perché come presidente Sarko non ne ha avuto il coraggio. Il vecchio monaco spara informazioni troppo scomode. Dall’inizio della sommossa in Tibet, il 10 marzo, 400 persone sarebbero morte nella sola regione di Lhassa e 10.000 sarebbero incarcerate non si sa dove. Inoltre 140 tibetani colpevoli di reati d’opinione sono detenuti nella prigione di Drapchi. La strage e gli arresti non si sono fermati nemmeno durante i Giochi Olimpici.
per la Cina E I SUOI TIRAPIEDI (coloro che fanno business con quel paese e passano il tempo a leccargli il didietro) i tibetani godono della massima autonomia, sono trattati meglio dei cinesi, possono fare figli a bizzeffe invece che 2 al massimo come i poveri Han, non pagano le tasse, preservano la loro cultura, hanno libertà religiosa, a scuola studiano nella loro lingua, ricevono borse di studio per andare all'università, hanno una favolosa rete ferroviaria che ha tolto il paese dall'isolamento, dispongono di alloggi gratuiti, ricevono alimenti gratis e nel parco nazionale Pota Tso ci sono perfino i bidoni per la raccolta differenziata dei rifiuti. Allora perché questi ingrati sentono il bisogno di scendere in piazza a farsi ammazzare invece di godersi le loro fortune? Semplicissimo, dice la velina del partito: con il regime attuale stanno troppo bene. Protestano perché vorrebbero stare male come prima che arrivassero i cinesi.
Dragor
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