journal intime

Pour un Noël anti-musulman

   MES LECTEURS SAVENT que j'ai toujours souhaité un Noël débarrassé de toute récupération chrétienne de l'ancienne Fête du Solstice d'Hiver. Que j'ai toujours dit oui à Papa Noël, non à l'Enfant Jésus. Oui au sapin, non à la crèche. Oui aux lutins, non aux Mages. Oui aux rennes, non au boeuf et à l'âne. Je souhaitais un Noël qui ne remplisse pas les espaces publiques de symboles religieux chrétiens. Un Noël avec des sapins étincelants, des luminaires féeriques, des étrennes enrubannés... mais aussi romantique, feu crépitant dans la cheminée, flocons de neige à l'extérieur, arbre dégoulinant de décorations, ringin' bells du traineau du gros bonhomme qui va passer par le conduit d'evacuation des fumées pour décharger de tonnes de cadeaux dans le living-room. Bref, un Noël White Christmas.

   ET VOUS SAVEZ QUOI? On m'a contenté. A Nice les crèches ont disparu des écoles et de la Mairie. On tolère la crèche vivante dans le Vieux Nice mais l'année dernière dans la paille de la mangeoire à la place de l'Enfant Jésus il y avait une étoile rouge lumineuse qui semblait celle qui brille au sommet de la tour du Kremlin. Et ce n'est pas tout. Dans la foulée, pas contents d'avoir jeté le bébé chrétien, ces drôles d'apôtres de la laïcité ont jeté aussi le gros bonhomme laïque, puisque ses tournées dans les écoles ont été supprimées et même en ville il est devenu une espèce en voie de disparition. Comme les sapins de Noël, jadis omniprésents et aujourd'hui réduits à un solitaire exemplaire érigé presque à contre-coeur place Masséna. Quant au village de Noël, sa réplique saisonnière est là mais elle se donne des airs de camp de concentration, protégée par des militaires en treillis come si elle était une provocation grave, une offense à la morale courante, une transgression honteuse, la violation d'une loi sous-jacente et omniprésente. Même le nom Noël est en voie de disparition, car il devient de plus en plus rare dans les institutions publiques où on préfère l'appeler "Fête d'Hiver" en hommage à l'ancienne Fête du Solstice d'Hiver.

   "T'ES PAS CONTENT?", me demanderez-vous. "C'est ce que tu voulais, non? Un Noël depouillé de tout symbole chrétien." Non! Je ne suis pas content car on ne fait pas tout ça au nom de la laïcité. Comble de l'hypocrisie, on fait semblant de le faire, utilisant la laïcité comme excuse pour "ne pas blesser" les musulmans. En effet, comme tout le monde sait, les symboles religieux chrétiens leur donnent l'urticaire et souvent l'envie de poignarder dans le dos, de tirer à la Kalachnikov ou encore mieux de se faire péter en kamikaze pour aller foutre les 72 vierges dans leur foutoir de paradis, donc il ne faut pas les vexer, donc supprimons les symboles religieux chrétiens. Non, putain de bordel de merde, je ne suis pas content!

   NOTRE Noël leur tape sur le système? Génial! Ensevelissons-les sous une avalanche de crèches, de santons, d'enfants jésus, de madones, de joséphs, de papas Noëls, de rennes, de sons de cloches, de messes de minuit, de caroles, de sapins. Qu'ils comprennent qu'ils ne sont pas chez eux. Qu'ils comprennent qu'ils sont chez nous et que c'est nous qui faisons la loi. S'ils ne sont pas contents, qu'ils retournent au bled et plus vite que ça. Parce que Noël, avec toutes ses fanfreluches païennes et chrétiennes, est notre dernier carré! Autrement dit, une tradition non négociable.

                                                                                                Dragor

Come il Grinch ha rovinato il Natale

 

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 CARI AMICI, immaginate un  vasto soggiorno in un immobile borghese del quartiere di Fredriksberg a Copenhagen. I numerosi  adulti  seduti attorno alla lunga tavola con i resti di una cena dano-rwandese, gli ancora più numerosi i bambini seduti attorno a tavolini allestiti per l’occasione. Presso il grande albero di Natale, un autentico abete decorato con palle, ghirlande e candeline, la piccola Fiona, asso del flauto dolce,  sta suonando melodie natalizie accompagnata da un tizio che suona un organo elettrico. E’ una scena idillica, un Natale perfetto. Cosi’ sta pensando il tizio mentre esegue gli accordi di  Stille Nacht, seguendo la toccante melodia tessuta dal flauto dolce contralto che la piccola Fiona sa far cantare come una voce umana. Mentre suona, il tizio respira profondamente il buon odore di resina dell’abete misto a quello dei resti alimentari e questo odore gli evoca ricordi antichi. Ogni tanto sbircia le sue 2 figlie che stanno parlottando e ridacchiando come se avessero cessato di farsi la guerra. E’ cosi’ felice che pensa: felicità è suonare carole la sera della vigilia di Natale con la sua nipotina di 8 anni. Felicità è vedere le sue figlie parlare come buone amiche. Felicità è Natale, questa festa magica che mette tutti d’accordo.

   MA COME SAPETE, la felicità è simile alla sottile crosta di ghiaccio che copre la superficie di uno stagno. Basta niente perché si spezzi e vi faccia sprofondare nel gelido abisso. In questo caso a incrinare il ghiaccio è lo stridulo squillo del telefono. “Rispondi tu» dice la cognata del tizio alla moglie, che si trova più vicino al molesto apparecchio. La moglie alza il ricevitore e il tizio la sente dire: « Si. No. Certamente. Buon Natale, a presto.» «Chi era?», domanda il tizio quando lei ha riagganciato. «Famiglia» risponde lei evasiva. Non puoi vivere per 25 anni con una donna senza capire quando ti racconta una frottola  e il tizio è sicuro che sua moglie abbia mentito. Non soltanto per la sua aria evasiva, ma perché al telefono ha parlato in francese mentre con i membri della famiglia parla in kinyarwanda. <<Chi era?» ridomanda il tizio, guardandola negli occhi.  « Era… » La moglie si accinge a raccontare un’altra frottola ma sotto lo sguardo inquisitorio crolla di schianto. «Mohamed.»

   A QUESTO PUNTO il tizio si trasforma come il dottor Jekyll quando diventa Mr Hyde.  Sparito il pacifico suonatore di carole natalizie, al suo posto una belva assetata di sangue.  «Eh? Ancora quell’arabo di merda? Che cosa fa qui? Perché non lo avete rispedito al bled?» Si rende conto di avere quasi gridato e aggiunge a voce più bassa: «E gli hai pure detto buon Natale, a presto.»   «Ha detto che vuole vedere suo figlio» lo informa la moglie come se questo giustificasse tutto.  Il marmocchio in questione sta sgambettando in un recinto alle spalle della madre seduta a tavola. «Non è suo figlio» ribatte il tizio. « Anche le bestie possono riprodursi ma essere padri si merita. E un Mohamed  che registra all’anagrafe mio nipote come Mohamed non merita di essere padre.» A corto di argomenti, la moglie tenta una diversione: «Sei geloso di tua figlia.»  «Geloso io?» sbraita il tizio, alzando di nuovo la voce. «Stai scherzando? Mia figlia è maggiorenne e per me puó andare a letto anche con il cadavere di Osama Ben Laden, ma mio nipote è un’altra questione. Mio nipote è minorenne e va protetto.  Soprattutto contro chi cerca di marchiarlo alla nascita come un vitel… » Di tutto questo discorso la figlia, che ha seguito attentamente la conversazione, ha capito soltanto una cosa: «A letto con il cadavere di Osama Ben Laden?»  Balza in piedi con gli occhi luccicanti di lacrime, lascia la stanza di corsa e un momento dopo si sente sbattere una porta.

   «HAI VISTO?» dice la moglie al tizio in tono di accusa. «Sei il  Grinch.» «Il Grinch! Il Grinch!» fanno eco i bambini con entusiasmo. Per chi non lo sapesse, il Grinch è un leggendario mostro sciupanatali. E il tizio (come avrete capito sono io) non puó fare a meno di pensare: a volte la parete che separa un pacifico Babbo Natale da un Grinch è più sottile della crosta di ghiaccio che copre uno stagno.

                                                                                                Dragor

Il Natale delle renne e quello dei cammelli

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   IL NOSTRO è un Natale di fiori e di frutti. Le corone di fiori che le fanciulle portavano sulla testa per festeggiare il ritorno del sole, quando le giornate cominciavano ad allungarsi. I frutti che appendevamo all’albero come un anticipo di primavera. Nel cuore dell’inverno, intirizziti dal freddo, con le case semisepolte nella neve, osavamo coltivare la speranza che un giorno il sole ci avrebbe nuovamente baciato, che la terra ci avrebbe nuovamente nutrito. Riuniti davanti al focolare nelle lunghe serate invernali, cercavamo nell'affettuoso amplesso della famiglia il coraggio di affrontare le tenebre. Il solstizio d’inverno era la festa dell'amore.

   POI SONO ARRIVATI i cristiani e hanno cercato di trapiantare in Europa la cammellitudine, ossia quell’insiene di tradizioni, ossessioni e credenze proprie del Medio Oriente. Non più la foresta ma il deserto, non più le renne ma i cammelli, non più il cappello ma il turbante. Ai nostri folletti hanno sovrapposto i loro spiriti. Si sono impadroniti del nostro Natale per farne la data di nascita del loro profeta.

   MA LA VECCHIA EUROPA si è ribellata. Violentata dal trapianto, ha mobilitato i suoi anticorpi per rigettare il corpo estraneo. Le renne hanno scacciato i cammelli, la foresta ha scacciato il deserto, la speranza ha scacciato la paura. Un vecchio dalla barba bianca ha attaccato le renne a una slitta sulla quale viaggia per distribuire doni.

   E ABBIAMO RIPRESO ad appendere frutti ai nostri alberi spogli. Ogni anno, perché la speranza non muore mai.

                                                                                             Dragor

 

 

 

L'albero di Marguerite

 

 

 

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    CARI AMICI, questo è l'albero che mia suocera Marguerite e io abbiamo realizzato insieme. Fatto da una cristiana e dall'anticristo, rappresenta la pace che Dragor vorrebbe nel mondo e che comincia a costruire nella sua casa. In attesa che il mondo si decida a imitarlo

   BUON NATALE A TUTTI!

   NOHELI NZIZA!

   MERRY CHRISTMAS TO EVERYBODY!

   JOYEUX NOËL A TOUT LE MONDE!

   FELIZ NAVIDAD A TODOS!

 

Dragor

 

 

Help!

   MI OCCORRE URGENTEMENTE LA TRAMA PER UNA STORIA D'AMORE SU FONDO DI NATALE. QUALCHE SUGGERIMENTO? GRAZIE!

   Dragor

  

  

Il Natale nizzardo

      Nella nostra lingua Natale si dice Calèna, che deriva dal latino  kalenda o  calendes. Il 24 dicembre si fanno le grandi pulizie: case, stalle, ovili, pollai, porcili. La sera del 24 si spegne il fuoco nel camino, poi lo si riaccende secondo il seguente rituale: il più vecchio della famiglia dà la brace al più giovane per accendere il nuovo fuoco, chiaro simbolo della fine dell’anno vecchio  e dell’inizio di quello nuovo, o se preferite del testimone che passa da una generazione all’altra. Poi il vecchio getta qualche goccia di vino sui ceppi d’olivo o di albero da frutta, dicendo: “Buoun Diéu, accourde nen la Gràcia de vèire  l’an que ven, e se li sian pa de mai, que li siguen pa men.” Traduzione: “Buon Dio, accordaci la grazia di vedere il prossimo anno, e se non siamo più numerosi, che non lo siamo meno.” Come dire: anche se non ci riproduciamo, almeno non fa'  che non crepi nessuno.

  

   Poi si va a tavola.  A Nizza non ci rimpinziamo di foie gras, tacchino farcito e piatti complicati come quei mangioni di oltre Var. Per noi frugali nizzardi niente carne e niente formaggio: la vigilia di Natale si mangia soltanto pesce e verdure. Stoccafisso all’aïoli, seppie, fave, cardi alla “bagna cauda”, acciughe. Il modo di preparare la tavola è importante come i piatti. Si mettono 3 tovaglie rappresentanti la Trinità: una per la cena della vigilia, una per il pranzo del 25 dicembre (in questa occasione è ammessa la carne) e una per la sera dello stesso giorno quando si beve l’”aiga boulida”, l’aglio bollito, che fa più o meno l’effetto di un clistere per svuotare gli intestini intasati dalle intemperanze gastronomiche.

  

   La sera del 24 l’anziano della tribù spezza il pane in 3 parti: una per gli ospiti, una per conservarla fino al prossimo anno e una per i poveri. “Poveri” significa anche “defunti”. A tavola si lascia un posto libero e un piatto per le anime che potrebbero unirsi ai vivi.

   

   Dopo cena si va alla messa di mezzanotte. Prima di uscire, un buon nizzardo non si dimentica si sollevare i 4 angoli delle 3 tovaglie sovrapposte affinché il diavolo non  possa arrampicarsi per sgraffignare i 13 dessert (come Gesù più i 12 apostoli) da gustare dopo la messa.

  

  BUON NATALE A TUTTI!                                   !

            

         Dragor

LA VITA E' MERAVIGLIOSA

    Racconto di Natale

 

   Ci sono certe giornate in cui va tutto storto. Mia moglie mi ha affrontato con un’espressione terribile.

   -  Che cos’è questa roba? - mi ha chiesto, brandendo una scatoletta.

   - La pappa del gatto - ho risposto.

    - Quale?

    - Monoprix - ha detto mia figlia, comparendole al fianco.

  - Sai benissimo che mangia solo Sheba. Ma per risparmiare qualche centesimo,  hai comprato questa... questa porcheria - ha continuato mia moglie furibonda, agitando la scatoletta come se fosse piena di cianuro.

     - Assassino - mi ha accusato mia figlia in tono lugubre, guardandomi come se fossi un mostro.

      A questo punto ho perso la pazienza. Le ho mandate a quel paese e ho lasciato la casa sbattendo la porta.   

      “Bella riconoscenza”, ho pensato mentre camminavo senza meta fra le luminarie natalizie. “Gli dai tutto, una bella vita in un buon quartiere borghese, una buona cucina, lavi perfino i piatti e ti saltano in testa per la pappa del gatto. Come se il resto non contasse niente, come se esistesse soltanto quello sbaglio. E’ proprio vero, per essere apprezzati non bisogna fare niente. Così, quando fai qualcosa, ti dicono ‘”bravo”. Ma se fai tutto, ti saltano in testa per il solo errore che hai commesso. Ti fanno sentire inutile, come se la tua vita fosse un fallimento totale.”

   Mentre pensavo a queste cose, mi sono ritrovato a Rauba Capeu, una terrazza a picco sul mare. E’ uno dei luoghi prediletti dai nizzardi per suicidarsi, perché la caduta sugli scogli non perdona. Non per niente alle spalle della terrazza c’è il Monumento ai Morti. Era una giornata tempestosa, con il cielo coperto da contorte nuvole grigie, un vento fortissimo e il mare in burrasca. Pareva di essere in Bretagna. Gigantesche onde crestate di bianco muggivano fra gli scogli con l’aria di dire “vieni giù, bello, che ti sistemiamo noi.”

   E’ così che la gente si suicida, ho pensato. A volte non occorre un vero dramma. Basta una giornata storta, una serie di contrarietà e finalmente l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Magari una stupidaggine, come la pappa del gatto.

    Mi sono sentito toccare una spalla. Mi sono voltato e ho visto un tizio con i capelli bianchi. 

   - Non buttarti - mi ha detto.

   - Non c’è pericolo.

   - Lo dicono tutti, ma poi si buttano ugualmente - ha insistito il tizio.

   -  Si puo' sapere chi sei?

   - Un angelo, ma devo guadagnarmi le ali. E per guadagnarle, devo salvare qualcuno.

   - Allora salva qualcun altro.

   - Non ho tempo, il termine scade a mezzanotte. Così salverò te.

   -  Non ne ho bisogno - ho sbuffato.

   - Sì, invece. Ti dimostrerò che non sei inutile.

   Ha fatto un gesto circolare ed è sparito tutto: la terrazza, la scogliera, il mare, le nuvole. Al loro posto è comparsa una  via  affollata. Nevicava e le vetrine apparivano decorate per Natale.

   - Che cos’è questa roba? - ho chiesto.

   - Guarda bene.

   Ho guardato bene e nella folla ho visto una donna. Era coperta di stracci e cercava di adescare gli uomini. Quando riusciva a incrociare lo sguardo di un passante, accennava la patetica imitazione di un sorriso.

   - Ma non ha i denti - ho osservato.

   - Se li è fatta strappare per venderli.

   Un uomo l’ha spinta brutalmente da parte, mandandola a sbattere contro il muro. La donna è caduta nella fanghiglia marrone, poi si è rialzata tossendo convulsamente e ha tolto di tasca un sudicio fazzoletto.

   - Sta sputando sangue - ho notato.

   - Ha la tubercolosi.

   La donna si è rimessa in tasca il fazzoletto macchiato di sangue e si è trascinata stancamente nella fanghiglia, tremando di freddo mentre continuava a rivolgere sorrisi sdentati ai passanti. Soltanto allora ho notato che i suoi piedi erano avvolti in sudici stracci.

   - Non ha le scarpe - ho bisbigliato.

   - Le ha vendute.

   Mi sono voltato verso il tizio e l’ho guardato negli occhi.

   - Chi è quella donna?

   - Tua moglie. Se non ti avesse incontrato, questo sarebbe il suo destino.

   - Mia moglie? Perché si è ridotta così?

   - Per curare sua figlia che è gravemente malata.

   - Ma se non mi ha incontrato, come fa ad avere una figlia?

   - L’ha avuta da un altro, che l’ha sedotta e abbandonata.

   - E adesso dov’è?

   - Qui.

   Il tizio ha fatto un altro gesto circolare e la via è scomparsa con la neve, la gente e le vetrine illuminate. Al suo posto è comparsa una camera spoglia, fiocamente rischiarata dalla fiammella tremolante di una candela ormai agli sgoccioli. Nella camera c’era un giaciglio di stracci sul quale stava sdraiata una bambina mortalmente pallida e così emaciata che il suo corpicino quasi non sollevava la sudicia coperta. Accoccolata presso il giaciglio, mia moglie le teneva l’esile manina piangendo in silenzio.

   - Non ne hanno per molto, poverette - ha commentato il tizio, scrollando la testa con un sospiro.

    Ma non lo stavo più ascoltando, perché correvo verso casa. Sono arrivato in un baleno, ho salito le scale di corsa e sono entrato nell’appartamento. Come ho visto mia moglie e mia figlia, le ho prese entrambe fra le braccia e le ho coperte di baci. Il gatto si è infilato fra noi, così ho abbracciato anche lui.

   - Ma… - ha cominciato mia moglie.

   - Ssst - le ho detto,  zittendola con un bacio.

    Ma non guardavo lei. Sbirciando sopra la sua spalla, vedevo un sorridente angelo dai capelli bianchi. Gli era spuntato un meraviglioso paio di candide ali.

               

                               Dragor

              A Frank Capra

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BUON NATALE

   Cari amici,  eccoci qui per il nostro terzo Natale insieme. Per una volta vorrei riunirvi tutti, gli amici che sono con noi, quelli che sono andati altrove, quelli che sono rimasti ma non scrivono più, quelli che continuano a scrivere e i lettori che ci seguono fedelmente. Visto che Natale è la festa della famiglia, vorrei riunirvi tutti in un abbraccio ideale. Perché siamo una grande famiglia.

 

    Vedo che ogni tanto si organizzano incontri fra blogger e da una parte mi piacerebbe partecipare, perché sono la persona più socievole del mondo. Se c’è una cosa che adoro, è sedermi a  tavola con un gruppo di amici, una bottiglia di buon vino e tante cose da dire. Ma poi penso: che cosa potrei dirvi, che non ho già detto?

 

   Pensateci bene. Date un‘occhiata a tutto quello che ho scritto. Ci siamo sentiti praticamente tutti i giorni discutendo di tutto: di cose grandi, di cose piccole, di cose importanti,  di cose banali, di cose personali, di cose generali. Mi conoscete meglio di chiunque altro. Quasi nessuno, nella vita, mi conosce bene come voi. Forse nemmeno mia moglie e mia figlia. Credete che un incontro aggiungerebbe qualcosa? Ma tu ci dici quello che vuoi, potreste osservare. Un incontro personale va oltre le parole. Può darsi,  ma anche un incontro scritto. Perché siete troppo intelligenti per fermarvi all’apparenza e sapete leggere fra le righe.

 

    Qualche volta ci siamo trovati d’accordo, qualche volta no, ma abbiamo sempre discusso civilmente. Insomma, quasi. Se per caso ho offeso qualcuno, gli chiedo scusa. Non l’ho fatto apposta, l’amicizia mi sembra più importante di una divergenza. A guardare bene, c’è sempre qualcosa che ci unisce.

 

    E così, cari amici, a voi tutti che animate questo straordinario universo, ai lettori che ci seguono fedelmente entusiasmandoci con le lodi e stimolandoci con le critiche, alla redazione della Stampa che ci guida e ci evidenzia nella giungla del Web e al mondo che dal Polo Nord al Polo Sud ormai non può più formarsi un’opinione senza leggere i nostri post,  Dragor augura di tutto cuore: Buon Natale!   

   

    E SICCOME NATALE è sempre quello di una volta, bianco e pieno di neve anche se abitate all'Equatore, ecco a voi il toccante WHITE CHRISTMAS nella pregevole interpretazione deliziosamente rétro di Bing Crosby,  ovvero la nostalgia di Natale al massimo del suo splendore. Che tutte le vostre giornate siano serene, che tutti i vostri Natali siano bianchi .

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           Dragor

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BUON NATALE

    CARI AMICI, abbiamo percorso insieme un altro tratto di strada. Qualcuno è arrivato, qualcuno è rimasto, qualcuno ha lasciato il blog, qualcuno ha lasciato questo  mondo.

 

   Conoscervi è come comporre un mosaico. Un tassello oggi, un tassello domani e la vostra immagine vi assomiglia sempre di più. Questo gioco appassionante ricomincia con i nuovi arrivati, mentre con i vecchi permette di approfondire la conoscenza. Quante persone comunicano ogni giorno discutendo di tutto, dalle ricette di cucina ai massimi sistemi? Molti non hanno un rapporto così intimo nemmeno con i membri della propria famiglia. A volte siamo d’accordo, a volte no, ma discutiamo sempre in modo civile (be’, quasi), senza alzare la voce e senza picchiarci come spesso succede nella vita.   Se tutti seguissero il nostro esempio, non credete che il mondo sarebbe migliore?

                                             

     Non c’è da stupirsi se ci affezioniamo a queste immagini  virtuali, a volte più di quanto potremmo affezionarci all’originale. Siamo gelosi della loro vita privata, delle loro famiglie, del loro lavoro. Vorremmo che esistessero soltanto per noi, in funzione di quel blog che a piccoli passi si è insinuato nella nostra vita fino a diventarne una parte discreta ma insostituibile. Quando qualcuno se ne va, lascia un vuoto doloroso.

 

   Ecco il regalo di Natale che vorrei: il ritorno di chi se n’è andato. Anche se è emigrato su un’altra piattaforma e basta un clic per rintracciarlo, non è la stessa cosa. Come miracolo della notte di Natale, una magica notte in cui è lecito aspettarsi tutti i miracoli, vorrei veder comparire, magari per una sola volta, qualcuno di quei favolosi blog sulla colonna degli aggiornati.

 

     E così, cari amici, a voi tutti che animate questo straordinario universo, ai lettori che ci seguono fedelmente entusiasmandoci con le lodi e stimolandoci con le critiche, alla redazione della Stampa che ci guida e ci evidenzia nella giungla del Web e al mondo che dal Polo Nord al Polo Sud ormai non può più formarsi un’opinione senza leggere i nostri post,  Dragor augura di tutto cuore: Buon Natale!   

   

   E SICCOME NATALE è sempre quello di una volta, bianco e pieno di neve anche se abitate all'Equatore, ecco a voi il toccante WHITE CHRISTMAS nella pregevole interpretazione deliziosamente rétro di Bing Crosby,  ovvero la nostalgia di Natale al massimo del suo splendore.

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    WHITE CHRISTMAS

I'm dreaming of a white Christmas
Just like the ones I used to know
Where the treetops glisten,
and children listen
To hear sleigh bells in the snow

I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write
May your days be merry and bright
And may all your Christmases be white

I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write
May your days be merry and bright
And may all your Christmases be white

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               TRADUZIONE

 

  Sogno un bianco Natale come quelli che conoscevo una volta, quando l’albero scintillava di luci e i bambini ascoltavano i sonagli delle slitte sulla neve. Sogno un bianco Natale con ogni biglietto di auguri che scrivo. Che i vostri giorni siano per sempre felici e sereni, che tutti i vostri Natali siano bianchi.

         

               Dragor

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NON CREDO A DIO, MA CREDO A PAPA' NATALE

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IN FIN DEI CONTI, CHE DIFFERENZA C’E’? SE SEI BUONO TI FANNO I REGALI, SE SEI CATTIVO TI DANNO UN SACCO DI CARBONE

               Dragor 

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