journal intime

Ostaggi di Dio

 

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  IL 23 AGOSTO 1973 un certo Jan Erik Olsson, evaso di prigione, ha la pessima idea di rapinare un’agenzia della Kreditbank nel quartiere di  Norrmalmstorg a Stoccolma, capitale della Svezia. Durante l’intervento della polizia, il tizio si barrica nella banca prendendo in ostaggio quattro impiegati. Ottiene la liberazione del suo compagno di cella Clark Olofsson che lo raggiunge nella banca assediata. Dopo sei giorni di estenuanti negoziati, gli ostaggi sono finalmente liberati. E a questo punto, sorpresa: gli ostaggi parteggiano per i rapitori contro la polizia. E non basta: al processo  si rifiutano di testimoniare contro i banditi. E non basta ancora, perché corre voce che un’ostaggia  sposi un bandito, anche se in seguito il fatto viene smentito.

   L’ESPRESSIONE “Sindrome di Stoccolma” è stata coniata dallo psichiatra Nils Bejerot nel 1973, ma questa particolare empatia fra gli ostaggi e gli aguzzini è stata studiata a fondo dallo psichiatra americano Frank Ochberg. In sostanza la dinamica è questa:  siccome alla perdita di potere corrisponde immancabilmente un calo dell’autostima, l’ostaggio nella sua drammatica impotenza, con l’autostima ai minimi termini, s’innamora del suo dio onnipotente, vale a dire dell’aguzzino.

   LA RELIGIONE è una sindrome di Stoccolma su larga scala. Impotenti di fronte a certi fenomeni come la morte o le catastrofi naturali,  gli umani li attribuiscono al Dio onnipotente che li tiene in ostaggio, del quale s’innamorano per avere l’impressione di partecipare alla sua onnipotenza e quindi sentirsi un po’ meno impotenti. Ovviamente occorre che il Dio li riami, cosa che farà a certe condizioni (sacrifici, preghiere, comportamenti particolari). In realtà questo Dio è un’emerita carogna che continua a maltrattarli con disgrazie di ogni tipo, ma gli umani sono obbligati a fare i salti mortali per riconoscerlo come buono. Non hanno alternative per sfuggire all’angoscia. Come ogni rapitore gli ostaggi, Dio sa bene come abbassare l'autostima dei credenti per stroncare ogni proposito di ribellione. I suoi fedeli sono nella stessa situazione delle mogli picchiate che si rifiutano di denunciare il marito o dei sudditi di un dittatore. Non avete notato che la gente s’innamora sempre dei dittatori, mai degli uomini di Stato? E Dio come viene comunemente rappresentato non è altro che un dittatore.

   MA, DIRETE VOI, non tutti s’inventano un Dio che li prende in ostaggio. Ci sono persone che ne fanno a meno e stanno bene lo stesso, anzi meglio. Perché? La spiegazione è semplicissima. Noi tutti abbiamo la capacità quasi automatica d’interpretare i cambiamenti intorno a noi come il risultato di azioni volute ed eseguite generalmente da esseri umani.  Per esempio, se scoprite che la vostra stanza è stata buttata all’aria, cercate il responsabile, ossia fate una “ricerca di agenti”. Questa capacità di ricerca dipende da certe zone del cervello, la corteccia frontale inferolaterale e la corteccia dorsodomediana. In certe persone queste zone sono anormalmente sviluppate. Così, se uno tsunami devasta la costa, non si chiedono come è successo ma chi lo ha fatto. E attribuiscono la causa a uno spirito soprannaturale, vale a dire a Dio.

                                                                                                               

Dragor

Il papa podofilo

 

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   IL FETICISMO DEL PIEDE, chiamato anche «podofilia» (da non confondersi con «pedofilia», un altro vizio molto diffuso fra i preti) è la perversione caratterizzata dal desiderio e dall’eccitazione sessuale per i piedi. Fra le varie forme di eccitazione caratterizzate da leccamento, solletico e fiuto, Bergoglio sembra preferire il bacio.

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   Qualcuno preferisce il piede con la calza

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   E’ IN BUONA COMPAGNIA. Fra i più famosi podofili ci sono Elvis Presley, Gesù, Enrique Iglesias, Luis Bunuel, Quentin Tarantino, Goethe, Leopold von Sacher-Masoch. A partire dal XVIII secolo la riprovazione sociale per il feticismo del piede si è sfumata, tanto che oggi si puo’ tranquillamente praticarlo in pubblico senza scandalizzare nessuno. Fra l’altro la podofilia mette al riparo da malattie come l’AIDS e la sifilide. Bravo Bergoglio, meglio podofilo che pedofilo!

Dragor

La fabbrica dei pazzi

   chi decide se siamo sani o pazzi?  Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, comunemente chiamato DSM. E’ la Bibbia degli psichiatri, ma differenza della vera Bibbia, il manuale si aggiorna in continuazione. Un collegio di 170 psichiatri sotto la direzione della potente Associazione Americana di Psichiatria (APAì  sta preparando in segreto la quinta revisione del manuale, la cui pubblicazione è prevista per il 2012.  

   

    Il numero delle malattie mentali è quadruplicato in mezzo secolo: 106 nella prima versione del 1952  contro  376 nel DSM attualmente in vigore. E sapete perché?  Semplicissimo, perché le case farmaceutiche devono vendere i loro farmaci. Più malattie mentali uguale più farmaci e più farmaci uguale più soldi. A volte s’inventa prima il farmaco e poi si trova la malattia corrispondente.  Così nell’ultima edizione del DSM  sono comparsi la “sindrome disforica premestruale”, vale a dire il cattivo umore delle donne durante il periodo mestruale, Il “disturbo misto ansiodepressivo” che descrive le persone di volta in volta angosciate e tristi e perfino “l’amarezza post-traumatica” di cui soffrono i poveracci che hanno perso l’impiego. Allora perché non  introdurre  gli “onicofagi” che si rodono le unghie o il “disturbo disforico del lunedì mattina” di cui soffrono i depressi d’inizio settimana?

 

      Come sempre, il campo più sensibile è quello del sesso.  Nelle prime due versioni del DSM l’omosessualità era classificata come una malattia, finché nel 1974  i militanti gay sono riusciti a farla ritirare dalla terza versione. Ma non del tutto: se i gay contenti della loro condizione non sono classificati, quelli che ne soffrono sono vittime della “disforia del sesso”. L’ultima tendenza è quella di far rientrare nel DSM l’ipersessualità. A questo proposito lo psichiatra americano  Martin Kafka ha calcolato il limite di orgasmi settimanali oltre i quali si esce dalla norma: più di 7 orgasmi alla settimana per almeno 6 mesi consecutivi dopo l’età di 15 anni. Avete capito? Se avete 8 orgasmi, siete dei casi psichiatrici.

                 

                              Dragor

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MATURI PER IL MANICOMIO

   Dice il quotidiano cattolico L’Avvenire: sul caso Englaro hanno perso tutti.  Il maneggio è chiaro, i furbastri vorrebbero fare come Sansone e trascinare tutti nella sconfitta: muoiano i preti con tutti i Filistei.  Niente affatto, in questa storia ci sono vincitori e vinti: i preti hanno perso, i laici hanno vinto.  E sono stati proprio i preti a trasformare  l’affare Englaro in uno scontro. Potevano risparmiarselo, non  si sarebbe mai dovuti arrivare a questo punto. La tragica storia di Eluana Englaro doveva restare una vicenda privata.  La decisione di abbreviare la sua interminabile agonia  riguardava soltanto i  medici e la famiglia. Invece i collitorti  hanno voluto ficcarci il naso perché considerano la morte una loro giurisdizione, come tutte le cose che ha scienza non  è ancora arrivata a controllare.  Il loro potere si fonda sulla paura e la morte va benissimo per spaventare la gente.  Guai se la gente comincia a decidere come e quando morire. Una dolce morte significa sicurezza, orgoglio, dignità, alto livello di autostima,  tutte cose che allontanano la gente dalla religione.    

   

   E adesso strepitano che  si  sta commettendo un omicidio di Stato,  che hanno perso tutti, che i giudici sono arroganti. No, cari,  non sapete perdere. Siete dei pessimi perdenti, come siete dei pessimi vincitori quando vi capita di vincere. La vita è fatta così,  qualche  volta si vince, qualche volta si perde.  E stavolta la sconfitta ve la siete cercata. Conoscete il controllo del ruolo?  E’ una delle più note patologie di un gruppo sociale, che sia una famiglia, un’azienda, una nazione o addirittura tutta la società umana. Invece di pensare alla questione contingente, nel caso specifico il bene della povera Eluana, vi siete concentrati su voi stessi. Poiché vi sentivate minacciati nella vostra identità, vi siete mobilitati per difenderla. E quando si difende la propria identità, si entra in una  spirale emotiva che fa perdere di vista la questione contingente, le cose da fare, il problema da risolvere. In poche parole, si esce dalla realtà. Da strutturato, il gruppo diventa psicotico e si trasferisce in una realtà immaginaria ad alta tensione emotiva.  Ecco una delle più pericolose patologie di ogni gruppo sociale:  gente che vive fuori dalla realtà razionale perché è impegnata a difendere la propria identità, il proprio ruolo, il proprio potere.  E’ una patologia sociale che alla lunga si trasforma in patologia mentale.  Proprio così, cari Bertone, Bagnasco, Fisichella, Ruini, Ratzinger: siete maturi per il manicomio. 

   

                     Dragor

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Controllo del ruolo

   Non credete alle apparenze. Qualunque cosa stiate facendo, la vostra identità conta più di tutto. Ogni minaccia all’identità genera angoscia. Ecco perché, quando la sentite minacciata, scordate quello che state facendo e mettete in atto tutte le vostre risorse per difenderla. Questo processo si chiama “controllo del ruolo”.

 

   Prendiamo il manager di un’azienda che si senta minacciato da un vice bravo, bello e intelligente. Invece di mettere in valore le sue qualità, che potrebbero giovare all’azienda, lo sabota in ogni modo possibile, pratica il mobbing nella speranza di costringerlo a dimettersi, parla male di lui,  ostacola i suoi progetti. Non usa la sua autorità per fare gli interessi dell’azienda, ma per difendere il suo ruolo. E’ il pericolo maggiore per ogni gruppo organizzato. Quando un membro esercita il controllo del ruolo, passa da una dinamica interattiva, finalizzata all’esecuzione di un progetto, a una dinamica emotiva che ha per scopo la difesa del suo ruolo, ossia il controllo della realtà, ossia il potere.

 

    Lo si vede spesso nelle discussioni. A un certo punto non conta più trovare la soluzione di un problema, ma avere ragione. Ognuno dei due interlocutori pensa soltanto a prevalere e l’argomento diventa secondario rispetto alla difesa dell’identità. La discussione degenera in insulti e parolacce,  si può venire addirittura alle mani. Ecco il controllo dei ruoli.

 

   Lo si puo' vedere in quello che sta succedendo con i DICO. Chi pensa più alle coppie non sposate e ai gay, chi pensa più a discutere in modo razionale? Ormai è un braccio di ferro fra i laici e il Vaticano. L'importante è difendere la propria identità, prevalere a qualunque costo, distruggere l'avversario e affermare il potere.

                                    

                        Dragor

 

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