I loro sguardi s’incontrano. Gli occhi neri di Meg si smarriscono nelle verdi profondità degli occhi del Niçois.
Quello che scorge negli occhi neri, Le Niçois deve interpretarlo come un assenso, perché si raddrizza e allunga lentamente la mano verso il bicchiere.
Meg ha appena il tempo di chiedersi sono proprio sicura di avere accettato? E sono proprio sicura di voler vincere?
Non ha il tempo di trovare la risposta a quelle domande. Perché davanti a lei è avvenuta una straordinaria metamorfosi.
L’uomo sul divano non è più un ospite pigro e un po’ distratto che sta sprofondato nei cuscini come se avesse sonno. E’ Dragor le Niçois, un superbo connaisseur, un enologo sublime.
Con un gesto elegante e solenne, prende il piede del bicchiere fra il pollice e l’indice, alza il bicchiere al livello degli occhi, fa oscillare dolcemente il vino e lo osserva per un lungo momento.
- Abito rubino con sfumature viola e un sospetto di granata - dichiara alla fine con una voce che non ha più niente di annoiato... una voce seria, grave, che tributa il dovuto rispetto a quel miracolo della natura e dell’uomo chiamato “vino”.
Meg, che si è seduta a un’estremità del divano, ascolta affascinata. Le Niçois ha definito il colore, ora si dedicherà all’aspetto.
- Cristallino, brillante - continua con il medesimo tono solenne. - Niente bollicine, fermentazione perfetta. “S’incolla” al cristallo, segno d’invecchiamento prolungato.
In quel momento, pensa Meg, non è soltanto un grande enologo. E’ un artista impegnato nel miracolo della creazione.
Attende con ansia. Sa che è venuto il momento dell’aroma e del bouquet.
Le Niçois si passa due o tre volte il bicchiere sotto il naso e assume un’espressione... estatica, direbbe Meg. L’espressione di un artista che trovi un buon soggetto per la sua arte.
- Vitigno impiantato in un terreno ricco, grasso, fertile, leggermente alcalino - decide alla fine. - Aroma di peonia e prugna con sentori di frutti di bosco. Di lampone, di mirtillo, di more e di ribes. Un sospetto di tartufo, un’idea d’arancio accompagnata da un’ombra di biancospino. Un vino passato dall’adolescenza alla giovinezza, poi sbocciato nel pieno dell’età matura. Profumo penetrante... come quello della selvaggina ben frollata.
L’artista ha trovato l’ispirazione. Ora non si fermerà più.
Meg aspetta con il cuore in gola. Sa che è venuto il momento dell’assaggio.
Con un gesto elegante e solenne, simile a un sacerdote che offici un rito, le Niçois si accosta il bicchiere alle labbra. Beve un sorso appena sufficiente per inumidire la lingua, lo rigira a contatto delle papille, delle gengive, del palato, lo riconduce presso le labbra aperte a cul de poule, attraverso le quali inspira un po’ d’aria per poi espirarla dal naso facendola passare per il fondo della gola.
Sta “spogliando” il vino, pensa Meg con uno strano senso di eccitazione. Lo sta spogliando completamente per costringerlo a rivelare, con il suo corpo, i segreti più intimi. Come... come se fosse una donna.
Le parole successive gliene danno la conferma.
- Corpo ricco, generoso, consistente... inebriante. - In effetti le Niçois sembra ebbro, ma non d’alcool. E’ ebbro della sua arte, immerso in una dimensione favolosa, epica e sensuale, dove esistono soltanto lui e il vino. - Opulento, carnoso, formoso, ben tornito. Morbido e pastoso, soave e vellutato, robusto e seducente. Persistenza... - una pausa - lunga. Otto secondi.
Tace di nuovo. Quando Meg sente le parole successive, le si stringe la gola.
- E’ ben equilibrato, molto equilibrato. Ha della linfa vitale... dell’armonia... dell’amore.
E’ un grande, pensa lei commossa. Un grande, e non si smentisce.
Ora viene la fase più difficile, la fase capitale... il riconoscimento. Meg si sente pervasa da un senso di eccitazione, il suo cuore accelera i battiti.
Sa come esordirà. Non lo ha mai sentito, ma i suoi inizi sono leggendari. Abborda sempre il tema da lontano.
- Comincerò con l’escludere la California, i cui vini sono aspri, verdi e nervosi. Così come le pianure dell’Argentina, culla di vini liquorosi, e le montagne del Cile, dai vini in apparenza sanguigni ma poveri di tannino.
Fa una pausa. Meg ha l’impressione di vedere le pianure dell’Argentina e le montagne del Cile.
- Per la stessa ragione escluderò anche l’Africa del Sud e l’Australia - continua le Niçois. - No... - abbassa la voce. - E’ un vino europeo.
Ha ristretto il campo. Affascinata, Meg aspetta che continui.
- Non ha l’amabile indolenza dei vini italiani, che necessiterebbero di più cure, né la rustica aggressività dei vini spagnoli, che prosperano nell’anarchia, né il gusto resinato dei vini greci, apprezzato forse più dagli dei che dagli uomini. Abito elegante, bouquet seducente, corpo consistente, stoffa... nobile. - Una pausa, poi la sua voce diventa un bisbiglio deferente. - E’ un vino... di Francia.
Le piace come dice di Francia. Dietro quelle due parole ci sono l’orgoglio di un popolo, la fierezza di una tradizione, la grandezza di una cultura.
E il campo si è ristretto ancora.
- Non avverto il sentore di foglie sfatte dei vini di Bordeaux, né la qualità astringente dei vini del Sudovest, e nemmeno la nervosità, il profumo di macchia dei Côtes-du-Rhône.- Il cuore di Meg batte all’impazzata. - E’ un vino... un vino...
Le Niçois fa una pausa forse a effetto, poi pronuncia la parola.
- Di Borgogna.
Il cerchio si sta stringendo. Adesso non comprende che una regione.
- Non sento la leggerezza dei vini della Yonne e nemmeno il dolce abbandono dei vini della Saône e Loire, regione rinomata essenzialmente per i bianchi, a parte il Beaujolais. E’ un vino orgoglioso, superbo, altero, aristocratico... - Chiude un momento gli occhi. - Un vino della Côte-d’Or.
Meg ha la sensazione che la stia spogliando. Che le tolga un indumento dopo l’altro.
- Su una lunghezza di quaranta chilometri - continua le Niçois, - e su una larghezza che spesso non arriva a quattro, abbiamo un mosaico prestigioso che propone sessantacinque denominazioni diverse, suddivise fra numerosi proprietari, ciascuna influenzata da venticinque a cinquanta climi differenti.
E’ unico, pensa Meg. Il più grande. Il suo cuore galoppa all’impazzata, la sua ammirazione è pari all’eccitazione... e all’inquietudine.
Perché sa qual è la posta in palio.
- Escludo i vini della Côte-de-Beaune dal leggero gusto di ribes come l’Aloxe-Corton, e anche quelli delle Hautes-Côtes-de-Beaune. - Una pausa. - Generoso... molto profumato... bouquet di tartufo. Questo è un vino... - abbassa la voce - ...della Côte-de-Nuits.
Meg trattiene il respiro. O meglio, non ha bisogno di trattenerlo, perché non riesce più a respirare.
- E più precisamente, delle Hautes-Côtes-de-Nuits.
Il tono è sommesso, suadente, ipnotico. Le Niçois le si avvicina sul divano, le passa un braccio intorno alle spalle e l’attira a sé.
Quando parla di nuovo, pronunciando le parole in un bisbiglio intimo, vellutato, seducente, il suo alito le sfiora le labbra, portandole tutto il magico bouquet del grande vino che ha appena assaggiato.
- Nuits-Saint-George... - china la testa e con l'ultima parola le accarezza la bocca, comunicandole anche il gusto inebriante mentre comincia a baciarla - ...1984.
Dragor
Comunicazione di servizio: questo episodio va inserito DOPO Pari d'Amour prima parte e PRIMA di Meg il Giorno della Vendetta
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