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Adesso capisco perché provo il bisogno di passeggiare sulle ramblas verso il mare, di arrivare fino al margine della plaça del Portal de la Pau e poi tornare sui miei passi rasentando dolcemente il malfamato Barrio Chino mentre la piazza mi aspetta fremente con al centro il turgido monumento a Colomb in attesa del mio tocco sapiente, d’infliggerle un dolce tormento tornando indietro e svoltando a sinistra nel Nou de la Rambla, l’antica Calle del Conde de Asalto che fende il Barrio Chino fino al Paral-lel, accarezzando al passaggio il Palau Güell di Antoni Gaudì mentre vellico il sensibile triangolo folto di vecchie case grigie dalle serrande verdi srotolate sui balconcini fioriti di ferro battuto, di raggiungere l'antica calle del Marquès del Duero che oggi si chiama Paral-lel, di stuzzicare la piccola Broadway catalana strisciando i passi con intollerabile lentezza, di arrivare alla Plaça d’Espanya con le sue due copie del campanile veneziano di San Marco, svoltare nella Gran Via de les Corts Catalanes e percorrerla rasentando il lato destro in una carezza sensuale, di sboccare nella Plaça de Catalunya e svoltare nuovamente nelle Ramblas, percorrerle stavolta con decisione scendendo sempre più in basso, sempre più in basso, arrivare al margine della plaça del Portal de la Pau, sostare per un momento di voluttuosa suspense, poi puntare verso il turgido, vibrante, umido monumento al suo centro, stimolarlo con sensuale tenerezza girandovi intorno prima in senso orario, poi in senso antirorario, poi ancora in senso orario e così via in una dolce tortura fino a rispondere al suo appello e affondare con decisione nel caldo centro fremente della città. Barcelona, mi amor, te quiero!
Dragor
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